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BACCILIERI FERDINANDO MARIA



Fondatore delle Serve di Maria di Galeazza Pepoli, beatificato di Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1999.

1. Cenni biografici ed opere
a) Ferdinando Maria Baccilieri nacque a Campodoso di Reno Finalese (MO) il 14 maggio 1821. La sua è una famiglia agiata e numerosa. Vive la sua infanzia alla scuola dei suoi buoni genitori, che lo educano alla fede e alla carità. Riceve una formazione culturale molto qualificata presso dei collegi rinomati sul piano educativo e didattico quali quello dei Barnabiti in Bologna e poi dei Gesuiti in Ferrara. Mentre frequenta la scuola dei Gesuiti sente forte nel cuore la vocazione alla vita religiosa, decide di farsi missionario nella “Compagnia di Gesù” e poter predicare il Vangelo nel lontano oriente. Ma altri sono i progetti di Dio nella vita del Baccilieri e, a causa dei diversi problemi di salute deve ritornare in famiglia. Frequenta gli studi filosofici e teologici a Ferrara e il 2 marzo 1844, a 22 anni, è consacrato sacerdote. Subito è chiamato a svolgere la missione di predicatore, dedicando quei suoi primi anni alle missioni popolari e alla confessione. Nel 1851 è chiamato dall’Arcivescovo alla parrocchia di Galeazza Pepoli, in diocesi di Bologna, come vicario parrocchiale. In poco tempo le sue capacità umane e apostoliche cambiano la situazione di quella parrocchia e ne diventa il parroco, nomina che ha conservato per 41 anni, fino alla morte.
b) Per la sua vasta e benefica opera pastorale è stato definito dal cardinale Parocchi "il Curato d’Ars in compendio". Devoto della Vergine Santa, specialmente sotto il titolo di Addolorata, ha voluto farsi Terziario dei Servi di Maria nel 1855. Estende questa sua profonda devozione all’intera parrocchia e fonda due istituzioni dedicate alla Vergine Addolorata: una Confraternita Servitana ed una Fraternità del Terz’Ordine (oggi Ordine Secolare) dei Servi di Maria. Alla fiorente Fraternità del Terz’Ordine iscrive diverse ragazze del luogo, tra cui le quattro sorelle Busi. Tra queste Albina e Maria Luigia, guidate dalla santità del loro parroco, diventano le prime collaboratrici nella Fondazione della Congregazione delle Serve di Maria di Galeazza. Esse nascono per l’istruzione al popolo e la catechesi, nonché per la cura dei poveri e l’assistenza ai bisognosi. Don Ferdinando e le sue figlie, modellati sull’esempio e la carità dei Sette Santi del Senario, accendono un fuoco di grande speranza per la gente di Galeazza, per la Chiesa bolognese e per l’intera umanità. Uomo di grande cultura e di profonda intelligenza, guardando profeticamente al futuro, ha voluto che le sue suore dessero vita a scuole di formazione, perché tanti bambini, ragazzi e giovani potessero trovare luoghi dove istruirsi per il domani, delle vere cattedrali di cultura ed educazione. Animato poi da una grande carità, ha voluto che esse istituissero anche case dove potere accogliere i bisognosi, gli orfani, i diseredati ed emarginati, dove poter curare gli ammalati, perché ovunque si potesse operare il bene. Non rinuncia mai a fare il bene a costo di grandi sacrifici. Egli fece il bene con profonda coscienza di compiere in tutto e per tutto la volontà di Dio, non accontentandosi di farlo in maniera egregia, ma sforzandosi di farlo nella più perfetta condizione. Questo il suo ideale che mantiene costante e fedele fino alla morte avvenuta il 13 luglio 1893. La sua tomba si conserva nella chiesa parrocchiale adiacente la Casa Madre delle Suore in Galeazza e continua ad essere per le sue suore ed i suoi devoti un messaggio di carità e santità. L’opera dello Spirito non muore: il Papa Giovanni Paolo II lo proclama Beato il 3 ottobre 1999 e lo definisce “icona vivente del Buon Pastore”.

2. Spiritualità mariana del Beato Baccilieri
a)
a)Giovanni Paolo II nell’omelia della Messa di Beatificazione di don Ferdinando Maria Baccilieri evidenziava la sua «devozione intensa e filiale verso la Madonna, specialmente verso la Vergine Addolorata». Il Beato ebbe, infatti, una grandissima devozione per l’Addolorata: gli piaceva contemplare Maria “iuxta Crucem Iesu” e vicina al peccatore per portarlo alla salvezza. Il Santo Padre poi, nell’udienza particolare concessa ai pellegrini il giorno seguente, ribadiva il medesimo concetto rivolgendosi alle Serve di Maria di Galeazza con questo invito:  «Possano le figlie spirituali di questo nuovo beato e quanti lo invocano come protettore accogliere da lui l’invito ad una costante riflessione sul messaggio cristiano e ad una tenera devozione verso la Madonna, la Vergine Addolorata». La devozione alla Vergine Addolorata è, quindi, una caratteristica fondamentale dell’esperienza di fede di don Ferdinando Maria; non solo, ma proprio questo incontro con Maria partecipe all’atto redentivo di Cristo lo ha portato a fondare la Congregazione delle Serve di Maria di Galeazza: la comunità cui è affidata la custodia di questo specifico carisma. Don Ferdinando ha vissuto, infatti, come dono di Dio, una sua specifica esperienza spirituale; l’ha saputa esprimere in maniera radicale nella propria vita quotidiana, l’ha condivisa con i suoi fedeli, attraendoli e comunicando loro il fascino di una vita evangelica vissuta in pienezza, ma ispirandosi a Maria, “Madre e Serva del Signore”. Sono abbondantissime le dichiarazioni e i documenti che provano la sconfinata fiducia e amore del Servo di Dio per la Madonna. La sua pietà mariana, si manifesta ben salda e fondata sui dati della Rivelazione e sulla presenza di Maria nella nostra salvezza e nell’opera della nostra santificazione. La sua, perciò, non è una pietà mariana fatta di superficiale sensibilità, ma un saldo convincimento di fede, che si fa amore e servizio sull'esempio di Lei.
b) Don Ferdinando ha dedicato notevole spazio al tema mariano sia nella predicazione che negli scritti. Accanto alla Vita di Maria, una biografia della Vergine da lui redatta sulla scia di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il grande cantore delle Glorie di Maria, vanno collocati quindi i suoi Schemi di predicazione mariana, per il mese di maggio e i sei discorsi conservati dalla Postulazione della Causa nel volume Predicazione mariana in diverse occasioni, ossia tre discorsi sui dolori di Maria, uno sui motivi di amarla, uno su Maria ss.ma del Rosario e uno su Maria Regina. Di rilievo è la costatazione che il discorso più antico, che ci sia stato tramandato, è proprio uno sull’Addolorata, così intitolato: Discorso dell’Addolorata del 1848 recitato in Galliera e precisamente al santuario detto “La Madonna della Coronella”, un santuario dedicato all’Addolorata, situato nella bassa bolognese in un paese della provincia e diocesi di Bologna. Dall’esame di questi testi (omelie, istruzioni, appunti), emerge la finalità prevalentemente pastorale dell’autore, vale a dire suscitare nei suoi uditori (comunità parrocchiale e comunità religiosa) l’amore di Dio ed una tenera devozione alla Vergine Madre. Una mariologia che, proprio perché finalizzata alla pastorale, si rivela fedele al dato biblico e alla tradizione e sa accostarsi al mistero con rispetto e riverenza, ma anche con confidenza e familiarità sorprendenti. Infatti, riandando alla esperienza personale e pastorale di don Ferdinando, parroco e fondatore, notiamo che il Cristo che lo affascina è il Cristo colto nella sua Passione e Morte; è questo l’angolo di visuale dal quale egli si accosta al Mistero di Cristo; è Lui il modello a cui ispirarsi nell’ascesa spirituale, concepita come adesione totale ed esclusiva alla volontà del Padre. Di qui pure, l’importanza della devozione alla Vergine, Addolorata ai piedi della Croce, immagine conduttrice di quella specifica sequela, così incisiva nella sua proposta pastorale e nella intuizione carismatica della congregazione religiosa da lui fondata.
c) Queste accentuazioni sono, oltre che frutto di un dono particolare dello Spirito e più confacenti alla sua sensibilità, certamente anche frutto della formazione e della religiosità del secolo XIX. In esse confluiscono in sostanza tre filoni di spiritualità: quello della sua formazione iniziale presso i gesuiti con la partecipazione assidua della congregazione mariana; quello della formazione sacerdotale del tempo che vedeva in san Alfonso Maria de’ Liguori il “maestro elementare” della Chiesa di Dio; quello dei Servi di Maria che alla fine lo conquista, per affinità di sensibilità e per consonanza di intenti. È l’amore a Maria Addolorata che farà approdare, infatti, don Ferdinando all’Ordine dei Servi di Maria. Si tratta di un amore giovanile; forse ha scoperto l’Addolorata fin dalla prima infanzia, abitando da bambino nei pressi della basilica di S. Maria dei Servi in Bologna, o più tardi avendo frequentato nel periodo tra il 1848 e il 1851 l’università di Bologna attigua alla suddetta basilica. Cristo Crocifisso e la Vergine Addolorata sono, dunque, le chiavi di lettura della sua spiritualità e del suo ministero parrocchiale; caratteristiche divenute immagini conduttrici della spiritualità e del servizio della Congregazione da lui fondata. Questo angolo di prospettiva, anche se prediletto dal Baccilieri nel suo accostamento al mistero, come ho già detto, non viene però vissuto né proposto in modo riduttivo. Dall’esame dei testi si ricava, infatti, una conoscenza e una visione completa del culto che la Chiesa rende alla Beata Vergine. Gli scritti baccilieriani, dunque, mettono in luce il fondamento biblico-teologico del culto a Maria, la tipologia della pietà mariana e gli atteggiamenti cultuali che la esplicitano, i benefici che la devozione alla Vergine apporta nel fedele.
d) Gli scritti mariani di don Ferdinando, delineano il suo modo di concepire la devozione a Maria. Scrive infatti: «La vera divozione è una prontezza di volontà, ossia una certa agilità e vivacità spirituale, che è quanto dire una ferma risoluzione di fare tuttocciò che noi conosciamo essere di gradimento a Maria». Si deduce, quindi, che pur non usando il termine “spiritualità” il Baccilieri è conscio che il rapporto con Maria non è solo devozione, ma “comunione di vita”: una comunione che permette a Maria di entrare in tutto lo spazio della propria vita interiore. È quanto egli precisa, descrivendo le tre condizioni necessarie alla vera devozione:
- la prima è «fuggire anche i peccati veniali commessi con avvertenza»;
- la seconda è «che la divozione sia feconda di sante opere»;
- la terza è di «onorarla con preghiere, di visitarla nelle sue immagini, di praticar divozioni ed altri esercizii di pietà ad onor suo, ma con fervore di spirito, con attenzione di mente, con affetto di cuore».
É, tuttavia, l'imitazione di Maria il culmine della vera devozione verso di Lei. Il Baccilieri, infatti, concepisce la spiritualità mariana come coscienza della presenza di Maria nella vita del cristiano, della vita come omaggio, come cammino di fede, come manifestazione della fede nelle opere, come culto esplicito e come imitazione. Una devozione, però non fine a se stessa, ma una autentica pietà mariana che deve essere trinitaria, cristologia, ecclesiale, e che deve condurre le anime sul Calvario, ai piedi del Crocifisso «punto culminante di nostr’augusta religione».

3. Attività pastorale mariana del Beato
a) La chiesa parrocchiale di Galeazza, per l’azione del Baccilieri, diventa un santuario della B.V. Addolorata, uno spazio per il culto nelle sue varie manifestazioni. Tutto iniziò con l’istituzione nel 1852 della Confraternita dell’Addolorata, aggregata alla Primaria di S. Marcello al Corso in Roma, che ebbe subito uno sviluppo significativo tanto da contare, in solo quattro anni, 2500 iscritti; con l’erezione di una Cappella a Lei dedicata, costruita appositamente durante i restauri dell’edificio sacro; con l’acquisto di una statua dell’Addolorata con il cuore da sette spade trafitto, e soprattutto con la consacrazione della parrocchia tutta alla Madonna nell’ottobre 1853. Nel 1855 avrà luogo anche l’istituzione del Terz’Ordine dei Servi e delle Serve di Maria: un passo che mirava ad unire i membri con legami ancora più stretti all’Ordine dei Servi di Maria. Lui stesso vi si iscrisse, e invitò ad iscriversi i membri più fervorosi della Confraternita dell’Addolorata. Dal Terz’Ordine, per naturale evoluzione, avrà inizio nel 1862 il “monastero” di Galeazza e quindi la Congregazione delle Suore Mantellate Serve di Maria di Galeazza, oggi denominate semplicemente Serve di Maria di Galeazza.
b) Sorvolando i tanti documenti, si trovano accenni al suono dell’Ave Maria o dell’Angelus Domini, alle processioni con la nuova statua dell’Addolorata, al canto dello Stabat Mater, alla recita della Corona dell’Addolorata insieme o, secondo la prassi della “Corona vivente dell’Addolorata”, in gruppi di sette persone, ognuna delle quali si impegnava a recitare ogni giorno una parte della corona dell’Addolorata. Troviamo la preghiera della Via Matris e le novene; le lampade accese e l’offerta del cero; la preparazione e celebrazione delle due feste dell’Addolorata in quaresima e a settembre. C’è, poi, il saluto dell’Ave Mater Dolorosa all’inizio della corrispondenza; ci sono le devozioni all’altare dedicato all’Addolorata. Queste manifestazioni della tradizione orante del popolo cristiano verso la Madre di Dio scaturivano non dal sentimento, ma dall’intelletto illuminato dalla catechesi e dalla predicazione mariana frequente, e sfociavano necessariamente in una sacramentalità più consapevole, in una solidarietà sociale effettiva.
c) La lezione del Baccilieri ci dice, in sostanza, come la devozione mariana fa nascere uno stile di comunità parrocchiale: catechesi, celebrazione, amicizia, pietà popolare, presenza accanto alle croci, proposte vocazionali ai laici, comunità religiosa; e tutto questo a partire da una esperienza mariana condivisa in vista della Chiesa. Don Baccilieri, come Maria, si è lasciato evangelizzare; e, come Maria, è diventato evangelizzatore: la Parola accolta, infatti, diventa annunzio e celebrazione liturgica, diventa profezia nella comunità da lui fondata.

Bibliografia
LUCCHETTA M. G., La spiritualità mariana del beato Ferdinando M. Baccilieri, fondatore delle Serve di Maria di Galeazza, in "Sabati mariani", Roma 2010, pp. 10-18; ID., Ferdinando Baccilieri, apostolo della vita quotidiana, San Paolo, Cinisello Balsamo 1999; ID., Ferdinando Maria Baccilieri, sacerdote secondo il cuore di Dio, Elle Di Ci, Leumann 1996; ID., Ferdinando Baccilieri, parroco suo malgrado, Città Nuova, Roma 1992; ROSCHINI G. M., Un Curato d’Ars in compendio. Il Servo di Dio Ferdinando Maria Baccilieri. Parroco fondatore delle Suore Mantellate Serve di Maria di Galeazza Pepoli, Postulazione generale dei Servi di Maria, Roma 1957; SACRA CONGREGATIO PRO CAUSIS SANCTORUM, Positio super causae introductione del Servo di Dio, Roma 1973; MALAVOLTI E., Modesto tributo di affetto e venerazione alla cara memoria del sacerdote Ferdinando Baccilieri, parroco di Galeazza Pepoli, Modena 1893; ID., Beatificationis et canonizationis Servi Dei Ferdinandi Mariae Baccilieri, sacerdotis parochi fundatoris congregationis Sororum Servarum Mariae “di Galeazza” (†1893): Summarium documentorum ex officio concinnatum, Romae MCMLXXXVIII; RISI N., Una gloria del clero bolognese. Il sacerdote Ferdinando Baccilieri, parroco di Galeazza Pepoli e fondatore delle suore Mantellate, Isola del Liri 1933; RIZZO E., Ferdinando M. Baccilieri, nuovo curato d'Ars, prete per tre diocesi, Edizioni Baiesi, Bologna 1999.






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