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DIES DOMINI


Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II sulla "Santificazione della Domenica" del 31 maggio 1998

Da un attento esame della lettera Dies Domini emerge che la quantità dei dati mariani, presenti nel documento, è addirittura minima rispetto all'insieme degli argomenti. Tuttavia, i tre rapidi cenni alla Madre di Dio (cf. un. 28, 76, 78) e l'intero numero 86 della lettera si inseriscono organicamente nel progetto globale della Dies Domini e confermano il modo nuovo con cui la Chiesa del dopo-Concilio parla di Maria.

1. La memoria di Maria nel «giorno del dono dello Spirito» (n. 28)
a)
a)La prima menzione di Maria si ha nel II capitolo intitolato Dies Christi. In esso vengono presentati in modo graduale, con chiarezza e profondità, i significati essenziali della domenica, giorno in cui, secondo la testimonianza evangelica, è avvenuta la risurrezione di Cristo. A motivo di quest'opera compiuta da Dio in quel giorno: il Padre nella potenza dello Spirito ha risuscitato Gesù dai morti, costituendolo Signore (cf. Fil 2,11; At 2,36; ICor 12,3), quel giorno - dagli ebrei detto "primo giorno dopo il sabato" e dai romani "giorno del sole" - i cristiani lo hanno chiamato domenica, da Dominicus, ossia «giorno del Signore». Tale denominazione è già attestata in Apocalisse 1,10: «[Giovanni] Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente che diceva...». Oltre ad essere il giorno della risurrezione, la domenica - dice il Santo Padre - è pure il giorno delle apparizioni: il Risorto si manifesta ai suoi discepoli in quello stesso giorno (cf. Gv 20: alla Maddalena e gli Undici; Le 24: ai discepoli di Emmaus), così come, otto giorni dopo, ossia in un altro giorno dopo il sabato (cf. a Tommaso). Inoltre, al giorno della risurrezione e a quello delle apparizioni, la lettera aggiunge che domenica è anche il giorno dell'effusione dello Spirito Santo: avvenne a Pentecoste il primo giorno dopo il sabato dell'ottava settimana dopo la risurrezione di Gesù.
b) Nel contesto della presentazione della domenica come «giorno del dono dello Spirito Santo», la lettera al n. 28 afferma: «Era ancora domenica, quando, cinquanta giorni dopo la risurrezione, lo Spirito scese con potenza, come "vento gagliardo" e '"fuoco" (At 2,23) sugli Apostoli riuniti con Maria». Poche righe, ma significative: richiamano l'ultima icona biblica di Maria, quella descritta da Luca negli Atti degli Apostoli (At 1,12-14; 2,1-4). La comunità primitiva si ritrova nel Cenacolo in intima comunione con la Madre di Gesù. «Il Cenacolo in cui si trovano riuniti - precisa il liturgista Corrado Maggioni - non è un luogo generico di preghiera, ma quello in cui Cristo ha celebrato l'ultima cena con i discepoli, la vigilia della passione. Il medesimo luogo per l'Eucaristia e la Pentecoste fa risaltare significative connessioni: ogni volta che celebriamo i santi misteri, il Padre effonde lo Spirito Santo sulla comunità dei figli radunati nel nome del suo diletto Figlio Gesù, ora come ai primordi della Chiesa, raccolti in comunione orante con Maria». Fin dall'antichità, infatti, la beata Vergine è menzionata e invocata nel cuore della preghiera eucaristica, come attesta il Communicantes del Canone Romano (secc. IV-V): «In comunione con tutta la Chiesa, ricordiamo e veneriamo anzitutto la gloriosa e sempre vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo». Ogni Eucaristia viene dunque celebrata ricordando e comunicando con Maria.

2. La memoria di Maria nella solennità della Pentecoste (n. 76)
Il Papa dedica il V capitolo della sua lettera, intitolato Dies dierum («il giorno dei giorni») ad un aspetto caratteristico della domenica, quello di essere «rivelatrice del senso del tempo». «Sgorgando dalla risurrezione di Cristo - dice il Papa - la domenica fende i tempi dell'uomo, i mesi, gli anni, i secoli, come una freccia direzionale che li attraversa orientandoli al traguardo della seconda venuta di Cristo » (DD 75). In questo contesto di riflessione, al n. 76 si legge: «Intimamente connessa con il mistero pasquale, acquista rilievo speciale la solennità di Pentecoste, in cui si celebrano la venuta dello Spirito Santo sugli Apostoli, riuniti con Maria, e l'inizio della missione Verso tutti i popoli» (DD 76). Il brano ripresenta l'icona della Chiesa nascente riunita con Maria al Cenacolo e specifica una domenica particolare: la solennità della Pentecoste. Gli esegeti, rilevando la posizione centrale che occupa la Vergine in rapporto alle persone nominate in Atti 1,14, intendono l'espressione «con Maria» nel senso di «attorno a lei», come del resto da secoli suggerisce l'iconografia della Pentecoste. Maria è là nella specifica, gloriosa, insostituibile condizione di «Madre di Gesù». Tuttavia, dopo il «parto del Calvario» diviene anche Madre dei discepoli. Il Cenacolo, aula dei santi misteri, da cui si leva supplice la voce della Chiesa implorante il dono dello Spirito, è il primo luogo dove la Madre di Gesù esercita primariamente la sua maternità ecclesiale. Da notare pure che la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli nella solennità di Pentecoste è in continuità con l'evento dell'Annunciazione. A Nazaret lo Spirito scende sulla Vergine e nasce il Messia, al Cenacolo lo Spirito scende sugli Apostoli «con Maria» e nasce la Chiesa. E come dopo Nazaret Maria va ad annunciare le «grandi opere» del Signore, così dopo la Pentecoste Pietro esce dal Cenacolo e comincia subito ad annunziare «le grandi opere di Dio» (At 2,11).

3. La memoria di Maria nell'Anno liturgico (n. 78)
a)
La domenica dunque denominata «giorno della nuova creazione», «giorno di Cristo vera luce del mondo», «giorno dello Spirito Santo», «giorno della fede», «giorno irrinunciabile», «giorno primo e giorno ottavo», è anche il giorno che svela il passare del tempo. Di conseguenza assurge a modello interpretativo degli altri giorni: illumina il ciclo settimanale e scandisce il ciclo annuale; come la domenica rischiara la settimana, così la solennità di Pasqua illumina l'intero anno.., Il Papa sottolinea infatti - sempre al capitolo V - che essa illumina l'intero ciclo dell'anno liturgico durante il quale viene celebrato tutto il mistero di Cristo, dall'Incarnazione alla Risurrezione, fino all'attesa del suo Ritorno alla fine dei tempi.
b) A questo punto il Papa inserire al n. 78 della Dies Domini il ricordo di Maria nella celebrazione annuale del mistero di Cristo: «Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con speciale amore la beata Maria Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l'opera salvifica del Figlio suo». Il brano costituisce la prima parte del n. 103 della Sacrosanctum concilium. Secondo p. Ignazio M. Calabuig, esso - per le motivazioni che adduce, per la terminologia che adopera e per i temi che suggerisce - resta una delle migliori risposte della Chiesa del nostro tempo alla questione del culto alla santa Vergine. Il n. 103 infatti è molto sobrio e ben costruito, con una terminologia d'impronta liturgica. In esso sono presentati nello stesso tempo i motivi sui quali la Chiesa fonda il suo culto alla Vergine e il modo con cui lo attua. I motivi presi in considerazione nel brano riportato dalla Dies Domini sono due:
- Il primo motivo riguarda «la maternità divina di Maria» espressa con la classica formula: «la beata Maria Madre di Dio». Il fondamento supremo del culto tributato a Maria dalla Chiesa è, certamente, costituito dal fatto dogmatico che l'umile Vergine di Nazareth sia Madre di Dio, con la dignità e con la funzione che ne derivano. Al nome Maria viene aggiunta la qualifica di «beata». In verità, questo aggettivo con cui Elisabetta (Le 1,45) e la donna anonima (Le 11, 27) proclamano la "beatitudine" di Maria per la sua fede e per la sua maternità, è alla base di ogni espressione di culto mariano. Oltre, naturalmente, alla parola profetica della Vergine: «Tutte le genti mi chiameranno beata» (Le 1, 48). Si precisa inoltre che la Chiesa «venera Maria con speciale amore». L'espressione «amore veneratur» denota una felice sintesi di due aspetti fondamentali della pietà mariana: la venerazione dovuta a Maria, appunto perché Madre del Signore, e l'amore, conseguenza immediata e spontanea del fatto che Maria è anche nostra Madre: Ella è, infatti, la Signora che si venera, e la Madre che si ama;
- II secondo motivo del culto della Chiesa alla Madre di Dio è «l'associazione di Maria all'opera della salvezza». Questa funzione di Maria viene espressa con una frase sobria, ma densa di significato: «congiunta indissolubilmente con l'opera salvifica del Figlio suo». Dal punto di vista strettamente liturgico, questa motivazione potrebbe essere considerata quasi la principale. Infatti poiché l'oggetto essenziale della liturgia è costituito dalla celebrazione dell'opus salutis unitamente alla glorificazione di Dio (SC 5-7), di conseguenza il "nesso indissolubile" che lega la Vergine al Figlio nell'opera della salvezza fa sì che Maria sia ricordata necessariamente ogni qualvolta, tramite i sacri segni, si rinnova e si rende attuale l'opera della nostra Redenzione.

4. Maria presente in ogni domenica della Chiesa (n 86)
A conclusione della lettera, il n. 86 è particolarmente interessante dal punto di vista mariano: tocca da una angolatura in parte nuova la questione della presenza della" Vergine nella vita della Chiesa, un tema che costituisce una delle linee portanti dell'enciclica Redemptoris Mater (25 marzo 1987) ed è stato indicato dal Papa stesso, proprio nel discorso pronunziato nella Facoltà Teologica Marianum il 10 dicembre 1988, come un argomento che «occorre [...] approfondire». Alla luce del n. 86 cerchiamo dunque di individuare le radici e le ragioni della presenza della Vergine, spiegarne le modalità e descrivere le sue caratteristiche:
a) Il fatto della presenza
Il Santo Padre scrive: «Ella [Maria], senza nulla detrarre alla centralità di Cristo e del suo Spirito, è presente in ogni domenica della Chiesa». La celebrazione dell'Eucaristia fa sì che il «primo giorno» o il «giorno ottavo», secondo il punto di vista da cui esso viene considerato, sia «domenica della Chiesa». Là, nella «domenica della Chiesa», in ogni domenica che sia tale, la Vergine è presente. E presente nell'assemblea celebrante: è la prima fra gli intercessori celesti, che stanno attorno all'altare insieme con l'assemblea della terra. E presente nel mistero celebrato come Madre-Vergine e generosa socia del Figlio di Dio incarnato e immolato «per noi uomini e per la nostra salvezza». Affermare che la Vergine è presente in ogni domenica della Chiesa non riguarda tanto la dimensione temporale, cioè le ventiquattro ore del Dies Dorrìini, quanto gli eventi salvifici che la Chiesa celebra in quel giorno, giorno «in cui Cristo ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della sua vita immortale" (Preghiera eucaristica II). In forza della celebrazione eucaristica - memoriale della croce-risurrezione di Cristo, memoriale della Pasqua - la domenica brilla per la qualifica di giorno del Signore e della Chiesa, giorno del Signore che incontra la Chiesa, sua mistica Sposa. Nella celebrazione eucaristica il Corpo e il Sangue dicono relazione all'incarnazione e alla redenzione. Ebbene, Maria che divenne Madre di Cristo all'incarnazione, ricevette da lui morente il dono d'una maternità universale, per aver con lui cooperato alla redenzione. Di qui quel «profondo legame tra la devozione alla Vergine e il culto all'eucaristia» che l'intuizione di fede del popolo cristiano ha sempre ravvisato e che il Papa ha voluto annotare nella Redemptoris Mater: «Maria guida i fedeli all'Eucaristia» (n. 44). Maria diviene per il cristiano un'esperienza spirituale spesso decisiva nel cammino interiore della fede. Nel giorno del Signore egli sperimenta, mediante l'Eucaristia, l'incontro vivo con Cristo e con la Madre a lui strettamente unita. L'«Ora» del Calvario è preannunciata dall'«Ora» di Cana. Il vino nuovo è figura del sangue della nuova ed eterna alleanza.
b) Il motivo della presenza
Giovanni Paolo II avverte la necessità di giustificare e quindi esplicitare la presenza di Maria in ogni domenica con un interrogativo. Egli risponde, dicendo: «É lo stesso mistero di Cristo che lo esige». Secondo Giovanni Paolo II la presenza della Vergine in ogni domenica della Chiesa è una esigenza derivante dal mistero di Cristo e da esso scaturisce:
- La stretta, indissolubile unione tra Cristo e Maria è il presupposto necessario per ogni discorso sulla presenza della Vergine. L'espressione «mistero di Cristo», a sua volta, designa il complesso della persona e dell'opera salvifica di Gesù di Nazaret:
- della sua divinità condivisa dal Padre e dallo Spirito, e della sua umanità, tratta dalla Vergine Maria, che egli ha in comune con noi;
- della redenzione da lui operata attraverso la kenosis dell'incarnazione, in cui assunse la condizione di servo (cf. Fil 2,7), l'annuncio tenace della Buona Novella, il corpo offerto in sacrificio, il sangue versato a sigillo della nuova ed eterna Alleanza, la risurrezione che, vincendo la morte, svuotò il sepolcro. A questi eventi salvifici compiuti dal Redentore la Vergine fu «indissolubilmente congiunta» (SC 103).
Maria è strettamente associata anche alla Chiesa: come al corpo mistico di Cristo, di cui è membro eminente (cf. LG 53); come madre che genera i suoi figli. Giustamente il Papa conclude il paragrafo con un interrogativo: «Come potrebbe infatti, Lei che è la Mater Domini e la Mater Ecclesiae, non essere presente a titolo speciale, nel giorno che è insieme dies Domini e dies Ecclesiae?». La presenza è affermata dalla considerazione dell'assurdità dell'assenza. Nelle parole di Giovanni Paolo II è da rilevare anche l'espressione «a titolo speciale». Essa rimanda a due fatti o realtà di grazia che sono esclusivi di santa Maria.
- La presenza della Vergine alla celebrazione domenicale dei divini misteri è una presenza «a titolo speciale», perché solo lei è vera Madre di Cristo e sua «generosa compagna» (LG 61); perché solo lei è Madre della Chiesa, nel senso specificato da Paolo VI nella proclamazione del 21 novembre 1964.
- La Vergine è presente «a titolo speciale» perché il vincolo che la unisce al Figlio non è diminuito con l'evento dell'assunzione di Maria al cielo; anzi è divenuto più stretto: la Vergine, diversamente dagli altri beati, è già glorificata nella totalità del suo essere e perfettamente configurata a Cristo Risorto: ella è là dove è il Risorto, secondo la sua volontà (cf. Gv 17, 24); è là dove la vita della grazia germoglia, dove essa è alimentata e porta frutti di vita.
c) Le modalità della presenza
Nel secondo paragrafo del n. 86 - paragrafo originale - Giovanni Paolo II tratteggia varie modalità o aspetti della presenza di Maria nell'assemblea eucaristica domenicale. Qualche esemplificazione:
- Presenza esemplare. L'esemplarità di Maria in rapporto al momento liturgico è stata messa in luce da vari documenti del magistero. Si pensi ad esempio alle espressioni alte e limpide di Paolo VI presenti nella Marialis cultus (nn. 16-18), oppure alle Premesse della Colleclio missarum de beata Virgine Maria (nn.12-18). Su Maria, Vergine in ascolto, donna dell'accoglimento e della custodia della Parola, si posa lo sguardo sereno e intenso della Chiesa che, celebrando i divini misteri, è invitata a porsi in religioso ascolto del Signore. Nella proclamazione della Parola Cristo stesso si fa presente: è lui che parla «quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura» (SC 7); è lui che si ascolta e a lui si è invitati a dare una risposta di vita. L'ascolto della parola di Dio, che tanta parte ha nella celebrazione eucaristica, evoca la Vergine che ascolta le parole dell'angelo (Le 1, 26- 38), ^che si abbevera alle sorgenti della Scrittura (Le 1, 46-55), che accoglie e medita nel suo cuore tutte le parole di Gesù (Le 2,19.51); che ascolta presso la Croce la volontà del Figlio di divenire madre dell'umanità (Gv 19,,25-27). Questa esemplarità di Maria, che emerge dalla stessa azione liturgica, spinge i fedeli a conformarsi a Cristo: li incita a custodire e meditare la parola di Dio in un cuore puro, a lodare il Signore con esultanza e a rendergli grazie con gioia, a servire fedelmente Dio e i fratelli, ad offrire per loro con generosità anche la vita. In altri termini, la Vergine dell'ascolto ricorda alla Chiesa il suo fiat, la sua docilità totale a percorrere il cammino che Dio le indica, senza dubitare e senza lasciar cadere nessuna parola riguardante il Figlio, neppure quella più oscura e dolorosa (cf. Le 2, 35; 48-50; Mt 2, 13-15; Gv 19, 25-27). Come il seme, la Parola darà a suo tempo frutti abbondanti (cf. Me 4,20).
- Comunione nell'offerta. Siamo soliti definire l'Eucaristia, «sacrificio di Cristo e della Chiesa». Ciò è possibile perché tale fu nel suo attuarsi storico, unico ed irripetibile. Vale a dire, perché sul Calvario Cristo offri la sua vita al Padre per la salvezza del genere umano (aspetto cristologico); perché là l'umile serva del Signore, figura della Chiesa, «si associò con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata» (aspetto ecclesiologico). Con Maria, Vergine offerente, la Chiesa impara a stare ai piedi della croce per offrire al Padre il sacrifìcio d'amore di Cristo e unire ad esso l'offerta della propria vita. Dalla Vergine offerente apprende a vivere la gioia della risurrezione, facendo proprie le parole del Magnificat, che cantano rinesauribile dono della divina misericordia nel fluire del tempo: «di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono» (Le 1, 50). Con la Vergine offerente la Chiesa impara a riconoscere che quel Gesù che offre la sua carne da mangiare e il suo sangue da bere (Gv 6, 48-58) è il Messia, il Figlio dell'Altissimo, ma anche è suo Figlio, che ha preso vita nel suo ventre, che è stato da lei generato, allattato al suo seno, nutrito, educato, difeso, seguito con trepidazione nella vita pubblica e che è stato visto da lei morire sulla croce. In comunione con la Vergine di Nazaret la Chiesa impara a partecipare in modo fruttuoso e pieno al mistero di Cristo, che nella liturgia eucaristica annuncia la buona novella del Regno, rivela il volto del Padre, offre per amore la sua vita per rumanità, rimane in mezzo ai suoi nel segno del pane e del vino.

Conclusione
«Di domenica in domenica, il popolo pellegrinante si pone sulle orme di Maria», afferma la Dies Domini: cammino di figli al seguito della Madre, di discepoli insieme con la prima Discepola, di pellegrini con chi già conosce, per averla percorsa interamente, la via che conduce alla vera vita. Di domenica in domenica la Chiesa con la guida di Maria impara a mettersi sulle orme di lei e a sperimentare come si attende e si accoglie il Verbo di Dio; con quale assiduità e impegno si ascolta e si adempie la Parola di Dio; con quale fede e dedizione si partecipa al mistero di morte e risurrezione del Redentore; con quale senso di comunione ecclesiale si loda Dio e si invoca lo Spirito; con quale gioia si rende grazie al Padre nello spirito del Magnificat.

Bibliografia
GIOVANNI PAOLO II, Dies Domini, Lettera Apostolica del 31 maggio 1998, in AAS 90 (1998), pp. 713-766; PEDICO M. M., Maria di Nazaret nella lettera apostolica Dies Domini di Giovanni Paolo II, in Sabato Mariano del 12 marzo 2005; AUGÉ M., La lettera apostolica«Dies Domini», in Lateranum 65 (1999) pp. 139-145; CASALE U., Giorno del Signore giorno dell'uomo. Guida alla lettura della Lettera apostolica di Giovanni Paolo II «Dies Domini» sulla santificazione della domenica, in Catechesi 68 (1998/5) pp. 18-25; MAGGIONI C., Dies Domini (Il giorno del Signore), in Liturgia 32 (1998 ) pp. 545-554; MARINI P., La Lettera apostolica «Dies Domini», in Liturgia 33 (1999) pp. 277-285.

VEDI ANCHE:
 - CATECHESI MARIANE DI GIOVANNI PAOLO II
 - ECCLESIA DE EUCHARISTIA
 - FIDES ET RATIO
 - GIOVANNI PAOLO II
 - MULIERIS DIGNITATEM
 - NOVO MILLENNIO INEUNTE
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