1. Cenni biografici e opere
Nacque a Damasco verso il 550 e morto a Gerusalemme l'11 marzo 638, un anno dopo la conquista di Gerusalemme da parte del califfo Omar. Probabilmente fu prima maestro di retorica e poi monaco nel monastero di San Teodosio presso Gerusalemme. Dopo un breve soggiorno a Roma insieme all'amico Giovanni Mosco (morto a Roma nel 619 o forse nel 634) e in Egitto, nel 634 fu eletto alla sede patriarcale di Gerusalemme. Poiché già precedentemente (633) si era impegnato nella lotta contro i monoteliti in Egitto e in Africa, nonché a Costantinopoli contro lo stesso patriarca Sergio, appena nominato egli pubblico una Lettera Sinodica a Sergio e agli altri patriarchi, nella quale, senza usare la formula delle due energie od operazioni, ne inculcava la dottrina. Fra le sue opere, vi sono diversi scritti agiografici oltre a 11 omelie, 23 odi anacreontiche, composte per le feste religiose, e alcuni inni liturgici.
 
2. Maria nelle opere di Sofronio
 Sofronio con tono altamente elogiativo celebra la santità di Maria sia nella Lettera Sinodica che nelle sue omelie, specialmente in quella lunghissima sull'Annunciazione. Per comprendere pienamente ed apprezzare le sue dichiarazioni sulla santità di Maria, è necessario ricordare che Sofronio insiste ed espone esplicitamente la sua dottrina sul peccato originale. Maria, accogliendo il divino e lieto annunzio dell'angelo, «ha reso l'uomo libero dalla condanna; lo ha restituito al suo iniziale splendore e alla sua antica beatitudine; rendendolo amico di Dio proprio come un tempo». Grazie alla Vergine «il mondo veniva rischiarato dalla divina conoscenza del mistero... il pungiglione della morte era ormai smussato... la forza della corruzione era definitivamente infranta... la vittoria era ormai sottratta all'inferno e la salvezza decisamente brillava per l'uomo perduto a causa del primo uomo, Adamo». La Vergine Madre di Dio, accogliendo l'annunzio della gioia: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te", ha fatto si, dice Sofronio, che noi non temiamo più la rovina; non siamo più atterriti dai mali, non temiamo più la morte, non abbiamo più orrore della malvagità del diavolo; non temiamo più le sue occulte insidie... Al contrario, tutti sembriamo come dèi, tutti siamo trovati simili a Dio, tutti facciamo parte del coro celeste, tutti siamo visti come cittadini della città del cielo, la santa Gerusalemme. Maria è l'immacolata, anzi, precisa Sofronio, Maria era santa prima dell'Incarnazione del Verbo: «Lo Spirito Santo scende su di te, che sei l'Immacolata, per renderti più pura e donarti la virtù fecondatrice». Dopo aver descritto con espressioni mirabili la santità della Madre di Dio, spontaneo sorge dal cuore dell'oratore l'invito a tutti noi cristiani a festeggiare la solennità dell'Annunciazione «con il degno e dovuto onore, affinché per mezzo di essa possiamo conseguire vittoriosamente quei celesti beni, la cui radice, fonte e madre e apparsa nello stesso Cristo Gesù».
 
 Bibliografia
 AA. VV., Testi mariani del primo millennio. Vol II, Padri e altri autori bizantini, Città Nuova, Roma 1989, pp.  138-139; GEERARD M., Clavis Patrum Graecorum,  Turnout 1974, III, pp. 7635-7681; AA. VV., Dictionnaire de théologie catholoque, Paris, 14, pp. 2779-2783; AA. VV., Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane, vol. 2. Casale Monferrato, 1983-1984, vol. II, pp. 3251-3252; USENER H., Sophronii in Nativitate Domini, in Rheinisches Museum, NP 41(1886), pp. 500-516; GIGANTE M., Odi anacreontiche, Roma 1957; VON SCHÖNBORN C., Sophrone de Jerusalem. Vie monastique et confession dogmatique, Paris 1972; COSMAS G., De oeconomia incarnationis secundum s. S. Hierosolymitanum, Roma 1940.