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MADONNA


1. Il nome
La chiamiamo «Madonna ». Vuol dire: «Signora ». Nome gentile, che con cavalleresca devozione le hanno dato molti popoli d'occidente, quando trovarono la vena della loro espressione linguistica propria, nel Medioevo: Notre-Dame, Our Lady, Unsere Frau, Madonna. Altri popoli, con altro nome, la chiamano: la Santa, la Tuttasanta, la Madre di Dio, la Vergine. Noi la chiamiamo: « Madonna»: la « Donna» cioè per eccellenza, la Donna senz'ombre o attrattive di senso che irretiscano lo spirito, vero ideale di ogni autentica femminilità, ispiratrice più d'ogni altra di nobili sentimenti e di realizzazioni sublimi: la sola che possa davvero possedere un cuore senza renderlo schiavo, anzi conservandolo sovranamente libero. « Signora» dunque la diciamo; o meglio, con fine delicatezza: «la mia Signora »: Madonna!

2. La presenza della Madonna nel mondo
La sua presenza attraversa i secoli, fascia di luce il tempo e lo spazio: nessuno, neppure un ateo, lo può ignorare. Geografia e storia si intrecciano: a lei son sacri i luoghi, a lei le stagioni, mesi e giorni, A lei le gemme più belle della letteratura, le forme più armoniose dell'arte, i colori e le note più ispirate. Il mondo intero è costellato di chiese, di altari, di edicole, di immagini sue, in città o nei luoghi più remoti, nel piano o sulle vette impervie dei monti, nelle case, a capo di stanze nuziali o a fianco di penosi giacigli, e persino sul cuore di molti che l'amano, È un canto universale. Donna, il cui nome è scritto indelebilmente con le
glorie patrie di molti popoli. Anche noi la chiamiamo: « la castellana d'Italia ».

3. L'immagine letteraria della Madonna
Poeti e letterati si sono avventurati nel segreto di questa « umile e alta più che creatura », per cogliere, al di là delle forme esterne e delle esterne vicissitudini, il suo mondo interiore:
- L'hanno intuita precedere i secoli, quasi portata nel cuore della storia, speranza a un domani dell'umanità;
- L'hanno guardata in sintonia col mondo che l'attorniava, col mondo delle meravigliose creature di Dio, di cui è il fiore più bello, l'armonia più soave;
- L'hanno contemplata nella compostezza delle sue forme e nell'intimo candore del suo spirito, innocenza riapparsa su una terra devastata;
- L'hanno sentita, nel travaglio del loro cuore e della loro carne, o nelle tormentate vicende della loro terra, come oasi di pace, rimpianto di terra lontana, nostalgia di cielo;
- L'hanno cantata partecipe delle vicende umane, delle umili gioie e dei grandi dolori che solcano la vita dell'uomo;
- L'hanno ritratta, estasiati, come immagine pacificata e armonia ricomposta dell'umana natura.
In una parola, or sotto l'uno o l'altro aspetto, tutti hanno avvertito e sentono che in quest'Una si compendia e tocca il vertice ogni bellezza ed ogni bontà infusa nell'uomo: «In te misericordia, in te pietate in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate».

4. L'immagine artistica della Madonna
Come i poeti, così gli artisti, secondo !'indole propria dei popoli e i tempi, l'hanno raffigurata, scolpita o cantata, offrendole le espressioni più pure della propria cultura. L'occidente ama tratteggiarne la sua storica figura di donna, che visse un'esperienza unica: fanciulla soave, di casta bellezza; sposa pudica; madre umana e divina; donna che percorre le tappe più travagliate della propria esistenza, fino al martirio del suo desolato dolore sotto la croce o al sepolcro di Cristo; orante ed operante con gli uomini; consumata immagine - oltre la morte - dell'umano cammino. L'oriente invece la propone più spesso come irradiazione altissima della luce di Dio, che trasumana le sue stesse fattezze. Figura ieratica, quasi astratta dal mondo, coi grandi occhi che guardano lontano, dominata da una sua interna visione o da funesti presagi, che nessuno conosce né può consolare - neppure il Figlio bambino che le si stringe al collo -, è vestita di luce: stella che addita un misterioso cammino e ne mostra in sé il termine supremo. 

5. L'immagine evangelica della Madonna
Tutto questo non è forse un mito, una proiezione idealizzata del femminile? No, è un'autentica bellezza, armoniosa e soave, perfusa d'umano, soffusa di cielo: tanto bella, da essere semplice; tanto vera, da essere nostra. Apriamo 'insieme il Vangelo. Guardiamola. La sua immagine evangelica, umile e lineare, tocca il cuore. Anche se di lei poco parla il Vangelo: quanto basti per illuminare il mistero del Figlio di Dio, diventato uomo nel suo grembo. Basta anche a noi. Non abbiamo bisogno di colmare i silenzi con fantastiche immaginazioni. Il silenzio che l'avvolge è sacro. Anche il silenzio è voce. Gli sprazzi d'onda che lo frangono son più che sufficienti per rivelare ciò che si cela sotto modeste apparenze. Poiché Maria è una di noi, una donna come le altre: in tutto, escluso il peccato. Ma se Marco, Matteo, Luca e Giovanni dicono poco di lei, lasciano però trasparire molto. È una tessitura di fili nascosti, un ordito, che solo un occhio esperto riesce a scoprire. È quanto fanno gli esegeti, gli studiosi delle sacre Scritture. È ciò che da sempre ha fatto la Chiesa, cogliendola profondamente scolpita nel proprio cuore, guardandola ed amandola come e più di se stessa.

6. Sembianze esterne della Madonna
Il Vangelo non dice dove sia nata e quando, chi fossero i suoi genitori e gli antenati. Probabilmente discende da Davide, come Giuseppe suo sposo. L'evangelista è estremamente parco di simili particolari. Ce la presenta invece a Nazaret, al momento dell'Annunciazione. Nazaret non è nella Giudea, la terra delle glorie patrie, ma in Galilea, la Galilea dei pagani:  terra spregiata dai romani, disistimata dagli stessi giudei: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono? », esclamerà Natanaele quando l'apostolo Filippo gli annuncerà d'aver incontrato il Messia, Gesù di Nazaret. Eppure sembra che l'evangelista v'insista, contrapponendo intenzionalmente l'annuncio della nascita del Precursore all'annunzio umile e velato di silenzio del 1'Incarnazione di Dio. L'annuncio del Precursore avviene in Gerusalemme, nel tempio, anzi nella parte più sacra del tempio e nell'ora più solenne del giorno, portato dall'angelo Gabriele ad un sacerdote in funzioni sacre, Zaccaria.L'annuncio di Cristo è recato invece dallo stesso angelo Gabriele non a Gerusalemme, ma a Nazaret, non nel tempio, ma nel segreto di una casa, non ad un sacerdote, ma alla Vergine Maria. Poiché Maria è il tempio nuovo della gloria di Dio. Poiché Cristo è il tempo nuovo, il Sole che sorge sulle tenebre del mondo, proprio in questa Galilea delle genti, nella quale profeticamente Isaia vide brillare una grande luce. «In passato umiliò la terra di Zabulon e la terra di Neftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare oltre il Giordano, il territorio delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse... Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio ... ». Avrà avuto forse quindici anni, quando ciò avvenne. Era promessa sposa a un uomo di nobile casato, discendente di Davide: un casato ormai decaduto e ridotto in povertà. Giuseppe si guadagnava il pane col proprio lavoro. Faceva il carpentiere. Lo sarà più tardi anche Gesù. Erano quindi di condizione modesta; e poveri, tanto da non avere - al momento della Presentazione di Gesù al tempio - che due colombini da offrire per il suo riscatto: l'offerta dei poveri. Donna di casa come le nostre mamme intenta con sollecito amore alle cure domestiche, Maria accudiva alle umili cose di ogni casa. Così la riguardavano i suoi paesani, incontrandola alla fonte o per via; credevano di conoscerla, ma non la conoscevano affatto. « Non è costui - dissero un giorno del Signore - il carpentiere, il figlio di Maria? Donde allora gli vengono queste cose? e che sapienza è mai questa che gli è stata data? e questi prodigi compiuti dalle sue mani? E si scandalizzavano di lui» . Un velo di semplicità e di povertà era calato sul mistero di Cristo e sul mistero intimo di Maria. Un velo che l'umana sapienza difficilmente capisce. Se Dio voleva proprio incarnarsi - obiettava nel secolo II il filosofo pagano Celso - che bisogno aveva di una donna? Perché non costruirsi un corpo già adulto, invece di entrare in un grembo di donna e soggiacere a tutto il processo generativo, che disdice alla maestà di Dio? E se proprio voleva incarnarsi da donna, perché non ha scelto - lui che lo poteva! un'imperatrice, una nobildonna, in luogo di questa povera ebrea, che si guadagnava il pane col lavoro delle mani?  La Chiesa ha sempre risposto con gioia a queste e simili obiezioni, dettate dalla superbia dell'uomo. Dio è più grande dell'uomo: perciò ama le cose umane, le umili cose dell'uomo. Si è fatto figlio di donna, nato da donna, legato alla matrice materna come tutti i figli: mamma l'ha pure chiamata, il suo latte ha succhiato, al suo cuore si è stretto come tutti i bambini, sul suo cuore - come tutti i figli, anche grandi - ha cercato conforto. Poiché Dio benedice e consacra quanto ha fatto: il grembo della donna, la gravidanza, il parto, il latte materno, le cure e gli affanni di madre: benché sia nato da Vergine, serbandola vergine.

7. Volto interiore della Madonna
Ma se alziamo il velo delle umili apparenze, noi troviamo la vera figura evangelica di Maria, la donna che Dio ha scelto: una donna completa, equilibrio di natura, armonia di grazia. Intelligente, riflessiva, riservata ed attenta, aperta a Dio ed ai fratelli: la sola che, dimentica di sé, sappia gustare le gioie e lenire il dolore altrui. Donna di fede, d'ubbidienza eroica, di fedeltà immutata, di speranza assurda, di amore sopra ogni barriera. Una donna cristiana: la prima, di tutti i tempi!

8. L'immagine evangelica della Madonna in Giovanni
Questa è la figura di Maria, che i Vangeli di Marco di Matteo e di Luca ci descrivono. Giovanni ci trasporta più in alto: dall'ordine delle realtà visibili a quello delle realtà invisibili, nel cuore stesso dell'umana salvezza che scaturisce dal mistero pasquale di Cristo. Per due volte nel quarto Vangelo, in due contesti correlativi e complementari, Gesù si rivolge alla Madre e la chiama « Donna ». A Cana, quando - venuto a mancare il vino alle nozze - gli fa osservare con delicata attenzione: «Non hanno più vino », le risponde: «Che ho da fare con te, o Donna? Non è ancora giunta la mia ora»; Sul Calvario, guardandola col discepolo Giovanni ai piedi della sua Croce, le dice: «Donna, ecco il tuo figlio! ». « Donna», non: « Mamma »: cosa insolita nella Bibbia e anche nella letteratura profana. Gesù dunque le parla non sul piano della natura, ma su quello della grazia. A Cana - banchetto che simbolicamente prefigura le nozze di Cristo con la Chiesa e ne è storico inizio, in quanto i discepoli credono in Lui - Maria è il punto d'arrivo e come la personificazione dell'antico Israele nel momento in cui - nell'Ora di Cristo sta per ricevere dal Signore non più la legge del Sinai, ma il vino nuovo del Vangelo. È la Donna che compendia l'antica e accoglie la nuova Alleanza. Ai piedi della Croce, nell'ora in cui Cristo - attraverso la morte - è generato alla gloria, Maria, la Donna, sta ancora a rappresentare la porzione fedele del popolo di Israele e a generare - in intima associazione col Messia - il popolo nuovo, la Chiesa dei credenti. Donna e Madre. Donna e Madre la presenterà ancora Giovanni nell'Apocalisse, fondendo con un'ultima pennellata la sua figura storica e la simbolica figura della Chiesa, nel momento travagliato di partorire il Cristo nelle sue membra perseguitate da satana: « Nel cielo apparve un segno grandioso: una Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto... La donna fuggì nel deserto, ave Dio le aveva preparato un rifugio... ».

9. Conclusione
Ecco Maria: una donna nel cuore della Chiesa; una donna nel cuore del mistero di Cristo; una donna nel cuore stesso di Dio; una donna nel nostro cuore, anche se !'ignoriamo: immagine profondamente umana, soave armonia di terra e di Cielo, che si stende come via nell'infinito, riportando Dio agli uomini e gli uomini a Dio: una via di bellezza, facile, semplice, intuitiva, incisa nel cuore, scolpita nell'anima, da tutti bramata. Maria: la Madre, la sorella, l'amica, la figlia della nostra umanità, colei che chiamiamo la «Madonna». 

Bibliografia
TONIOLO E. M., La chiamiamo "Madonna". Elevazioni mariane trasmesse alla Radio Vaticana (maggio-giugno 1976), Centro di Cultura Mariana "Madre della Chies", Roma 2009; ROSCHINI G. - SANTELLI A., La Madonna e l'Italia, Roma, 1954; DU MANOIR H., Maria,  Beauchesne, Paris 1952, 1956, 1958; DE LUCA G., Mater Dei, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1972; REAU l., Iconographie de l'art chrétien, Presses Universitaires, Paris 1955·1958; DAL PINO A. M., Iconografia mariana dal secolo VI al XIII, Edizioni Marianum, Roma 1963; DA SPINETOLI O., Maria nella tradizione biblica, 3" ed.,  Edizioni Dehoniane, Bologna,1967; SERRA A., Maria e la Chiesa nella Sacra Scrittura. Lettura esegetica di alcuni temi del Nuovo Testamento, Roma, 1972-1973;  FEUILLET A., L'heure de la femme (Io. 16,21) et l'heure de la mère de Jésus (Io. 19,25-27), in Biblica, 47 (1966), pp. 169-184.
 






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