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CONGREGAZIONI MARIANE


1. Le Congregazioni mariane
 La Congregazione mariana (CM) è definita come un’associazione dedita a fomentare nei suoi membri l’amore filiale per la Madonna e, sotto il suo patrocinio, a vivere una vita integralmente cattolica. La vocazione alla santità dei congreganti si concretizza nell’impegno personale profuso nel praticare la virtù e nel portare a termine con fervore gli esercizi di pietà. Siamo davanti alla prima associazione religiosa i cui membri sono in maggioranza laici, inclusi i dirigenti. L’evoluzione storica delle CM è parallela a quella dell’Ordine ignaziano fino alla metà degli anni sessanta del secolo ventesimo, quando dopo il Concilio Vaticano II si sono trasformate nella Comunità di Vita Cristiana (CVX). Le origini di questo tipo di apostolato risalgono al tempo dei primi Gesuiti. Siamo nel 1540 quando Pierre Favre e Diego Laínez fondano a Parma la “Congregazione del Santo Nome di Gesù”. Le regole, dettate da Favre, possono essere seguite facilmente: fare la confessione e comunicarsi settimanalmente, esaminare la propria coscienza, meditare, pregare e realizzare opere di misericordia. Nel 1547 lo stesso Ignazio di Loyola diede vita a Roma alla Congregazione dei Santi Apostoli, costituita da un gruppo di dodici uomini, affinché lo aiutassero nella realizzazione delle opere di carità. L’origine del nome è in concordanza con il locale cha affittarono dai Conventuali. La Congregazione mariana radunava uomini e donne di ogni ceto sociale, incluso il clero. Quella del Collegio Romano però escluse le donne a partire dal 1587 per decisione di P. Aquaviva. Quasi duecento anni dopo Benedetto XIV ne consentì il rientro (1751).

2. La Spiritualità gesuitica delle Congregazioni
Qual era la spiritualità delle CM? Per rispondere a questa domanda bisogna prendere in considerazione il concetto pedagogico di Sant’Ignazio, che oltre a uomini colti mirava a formare buoni cattolici nel modo in cui lui li concepiva, ossia come veri cavalieri cristiani. Il Collegio romano applicava alla lettera quanto prescritto nelle Costituzioni circa l’educazione morale e religiosa dei giovani: «Si abbia particolare cura di quelli che vengono ad apprendere lettere alle Università della Compagnia, con quelle apprendano buoni e cristiani costumi [...] confessarsi allo meno una volta al mese e udir Messa ogni giorno e predica i giorni di festa [...] non dev’essere esercitato solo lo stile, ma anche elevata la morale». La formazione delle Congregazioni mariane rispondeva all’abitudine dei primi gesuiti di fondare pie associazioni in grado di dare fermezza e continuità ai risultati raggiunti nella predicazione. Ecco uno dei punti basilari della pedagogia e della spiritualità dell’Istituto, vale a dire l’effetto moltiplicativo dell’apostolato. Nella parte VII delle Costituzioni della Compagnia ci sono i criteri per selezionare i luoghi e le forme di apostolato. In essa incontriamo l’idea basilare che motiva la fondazione e lo sviluppo delle Congregazioni Mariane: «Poiché il bene quanto più è universale, tanto più è divino, sono da preferirsi quelle persone e quei luoghi che, con il profitto che ne ritraggono, fanno sì che il bene si estenda a molti altri che subiscono il loro influsso [...]». Tuttavia, il sorgere delle congregazioni fu così naturale e spontaneo che si diede appena importanza ai primi germogli. Arrivati a questo punto dell’esposizione, bisogna far riferimento al Collegio Romano, in cui si abbozzò il progetto di CM che doveva estendersi a tutti gli altri collegi. Allo stesso modo del Collegio Romano che servì da norma per tutte le istituzioni educative della Compagnia, anche la Congregazione ivi fondata diventò il centro d’irradiazione spirituale. Le prime notizie ci arrivano da una lettera del P. Polanco, datata 30 giugno 1563, in cui sono menzionate le pratiche devozionali degli studenti più giovani di retorica. «Dirò più on altra cosa, et è ch’alcuni scholari forastieri delle sei classi dalla rethorica in giò, di quelli che sono più inclinati alla pietà et deuotione, hanno pigliato un modo di uiuere christiano di assai edificatione, et a loro molto utile, quale è che tutti restano sempre dopo gli altri in una classe di quelle, doue è un altare assai bene ornato, et iui per un pezzo fanno oratione, dopoi uno legge per un altro pezzo alcun libro deuoto; et ogni domeneca et festa ui cantano il uespro con molta deuotione». Un anno dopo si parla di un’associazione stabile e organizzata, i cui membri, una volta consacrati alla Madonna, sono obbligati alla confessione settimanale e a comunicarsi la prima domenica del mese. Gli altri esercizi di pietà che i giovani congreganti si impegnavano a praticare erano quelli di udire la messa e meditare un’ora ogni giorno, recitare il Rosario, pregare l’Ufficio mariano e realizzare delle pratiche di beneficenza.

3. Il belga Giovanni Leunis (1532-1584)
L’iniziatore della Congregazione mariana del Collegio Romano fu il giovane gesuita belga Giovanni Leunis, professore di Grammatica della classe sesta o infima. Arrivato nel settembre del 1560, due anni dopo ricevette i sacri Ordini. Leunis avviò una congregazione con gli studenti di età compresa tra i nove e i sedici anni, che presto arrivarono a settanta membri. La congregazione, posta sotto la protezione dell’Annunziata (1564), prendeva il nome dalla chiesa posta accanto. Di quel tempo riportano la data le prime Regole che si sarebbero applicate poi anche alle congregazioni che Leunis fondò in Francia (Lyon, Paris, Billom e Avignon). Una lettera di Polanco del 1570 menziona le due Congregazioni romane di esterni dedicate a Nostra Signora. Richiama l’attenzione il fatto che i più maturi iniziassero la consuetudine classica nelle CM di curarsi dei piccoli. Polanco riporta che tra i maggiori c’era un gruppo di dieci di età e di esempio superiori cui spettava trattare e risolvere le cose attinenti alla congregazione. Ognuno aveva il compito di occuparsi di un numero determinato di congreganti più giovani per dar loro una buona compagnia e così farli progredire nella virtù. «Specialmente si aiutano [...] quei di due congregationi che si chiamano della Madonna, sotto la cui prottetione stanno. Nella maggior entrano i più grandi, che saranno da 18 anni in su, et il numero loro è di cerca 70; nella minore, che si cominciò poco fa, saranno 30 da 12 anni sino a 17 [...] sono obbligati a confessarsi e comunicarsi almeno una volta il mese, e le feste della Madonna; ma la maggior parte lo fa la domenica, o ogni 15 giorni [...] Nella congregatione maggiore sonno sin’a X [dieci] di più età et esempio, a’quali tocca i trattar et conchiuder le cose che toccano alla congregatione, e chiaschedun di loro ha cura d’un certo numero degli altri, acciochè facciano frutto nelle virtù e tengano bone compagnie [...] quattro di questa congregatione sono entrati quest’anno in diuerse religioni».

4. Il carattere laicale della Congregazione dell’Annunziata
La Primitiva Congregazione dell’Annunziata (1563) aveva un prefetto eletto tra gli studenti più anziani. I congreganti stessi eleggevano anche un “Padre” della Compagnia, la cui nomina era sancita ufficialmente dal rettore del Collegio per il governo spirituale della Congregazione. A continuazione vogliamo illustrare il carattere laicale del sodalizio, se intendeva o meno l’indipendenza organizzativa rispetto ai Gesuiti, accennando un fatto aneddotico ma certo assai indicativo. In seguito alla soppressione canonica della Compagnia accaduta nel 1773, le proprietà dell’Ordine e quelle appartenenti alle CM furono affidate ad una commissione cardinalizia. Fu allora che la Congregazione dei Nobili, che aveva la sede al Gesù, mandò il suo Prefetto alla commissione menzionata allo scopo di ricordare ai porporati che i congreganti, sebbene avessero perso le proprietà, conservavano il diritto di scegliere il loro Padre spirituale.

5. Diffusione delle Congregazioni mariane
Davanti alla diffusione così veloce delle CM in tutto il mondo durante i primi vent’anni della loro storia, il P. Acquaviva credette conveniente suggerire a Gregorio XIII di dare forma canonica all’istituzione, disponendo che tutte le congregazioni sparse nel mondo si unissero a quella dell’Annunziata e da essa dipendessero spiritualmente. Così, rispetto alle Regole del 1574 si accentuò la tendenza all’affiliazione, e prima del 1585 il numero delle congregazioni associate salì fino a quarantotto. Il Papa Boncompagni fondò tramite la bolla Omnipotentis Dei la Congregazione primaria, sotto il nome dell’Annunziazione della Santissima Vergine (5 dicembre 1584). Il pontefice la istituì come la prima del mondo nel senso che doveva diventare “la Madre e la Testa di tutte” con il diritto di visitarle e controllare le loro regole. Il modello fu subito imitato e nel corso di pochi anni si ebbe la fioritura di congregazioni in altri centri scolastici della Compagnia. I pionieri sono stati il collegio Germanico, quello Inglese e il Seminario Romano. I giovani sacerdoti una volta rientrati nelle loro patrie fondavano nuove Congregazioni. L’incremento è stato assai notevole a Colonia, a partire dal 1575, sotto la direzione del P. François Coster. La città era a quel tempo una sorta di “santuario” per gli esiliati dai Paesi Bassi, Germania, Irlanda e Inghilterra. Nel 1580 i trecento congreganti diffusero le CM nelle loro nazioni d’origine. Fuori dall’Italia ci furono a Barcellona (1554), Saragozza (1560), Valladolid (1563) e in India (1552). Nel 1571 si fondò una congregazione nella città di Lima e un’altra a città del Messico nel 1574. Durante il governo di Mercuriano, il provinciale del Portogallo le istituì annettendole alle case delle missioni d’Africa, Brasile e Giappone.

6. Ragioni dell’efficacia delle Congregazioni mariane
a)
La cultura rinascimentale suscitò nel popolo un certo desiderio d’istruirsi per diventare buoni cristiani. Presso le CM la chiarezza delle norme e l’indirizzo della vita cristiana resero più facile per i fedeli interessati il progresso spirituale cercato.
b) Il successo delle CM è legato a quello dei collegi, attraverso i quali se ne diffuse ampiamente la cultura.
c) Le CM diventarono uno strumento utile per applicare nella vita quotidiana l’esperienza spirituale degli Esercizi, ossia incontrare Dio e servirlo in ogni circostanza.
d) Nell’inquadramento della riforma cattolica postridentina, la direzione e la struttura delle CM ne favorirono l’espansione.
e) Riteniamo che la partecipazione di laici alla loro direzione avesse l’effetto di attirare nuovi congreganti.
f) Le Congregazioni godettero sicuramente del sostegno pontificio. In circa duecento anni (1548-1765) furono promulgati undici documenti pontifici riguardanti le CM. Il più famoso di essi è probabilmente la bolla Gloriosae Dominae sancita da Benedetto XIV nel 1748.

7. I cambiamenti dopo il 1773
Fino alla soppressione della Compagnia di Gesù, le CM erano associate ai collegi e dipendevano in ultimo termine dal P. Generale. Questi aveva la facoltà di associarle alla Prima Primaria e l’autorità per dettare le Regole Comuni. Le congregazioni non scomparvero dopo il 1773, ma iniziò per loro un grave declino una volta passate sotto la direzione dei vescovi. Nell’inquadramento della ricostituzione canonica della Compagnia, Leone XII restituì il Collegio Romano ai Gesuiti nel 1824 e concesse al P. Generale Luigi Fortis la facoltà di aggregare alla Prima Primaria tutte le congregazioni che fossero fuori dalla loro direzione. Bisogna riconoscere però che le CM durante il XIX secolo si distanziarono dall’ispirazione originale. Per prima cosa si limitarono a coltivare la pietà lasciando da parte gli aspetti umanistici di un tempo (“crescere nella virtù, nella fede e progredire negli studi”). Inoltre, la consacrazione alla Madonna diventò il requisito per essere ammessi. In terzo luogo, e secondo le Regole del 1885, la figura del Direttore, oltre a sostituire quella del Padre, acquisì un carattere più esecutivo. Fino ai tempi del Concilio Vaticano II, le CM furono lo specchio laicale del cattolicesimo compatto e difensivo di fronte alla modernità che caratterizzò l’Ottocento e i primi due terzi del ventesimo secolo. Sono state il vivaio di centinaia di vocazioni religiose e sacerdotali e l’origine di meritevoli progetti sociali e di assistenza. Le forme moderne però imponevano un diverso modo di comprendere la responsabilità dei laici nella Chiesa e una maniera nuova di organizzarsi. Non senza travaglio le CM intrapresero un processo di adattamento che portò nel 1968 alla costituzione delle Comunità di Vita Cristiana e alla redazione degli Statuti.

Bibliografia
COLL M., Le Congregazioni mariane (1563-1773) e le Missioni popolari dei Gesuiti. Due varianti della stessa missione, in Ignaziana. Rivista di ricerca teologica, 17 (2014) pp. 70-79;  MULLEN E., La Congregazione mariana studiata nei documenti, Roma 1911; GARCIA VILLOSLADA R., Storia del Collegio Romano dal suo inizio (1551) alla soppressione della Compagnia di Gesù (1773), Roma 1954; CHATELLIER L. L’Europa dei devoti, Bologna 2013; ID., La religione dei poveri: Le missioni rurali in Europa dal XVI al XIX secolo e la costruzione del cattolicesimo moderno, Milano 1994; INSOLERA V., Le comunità di vita cristiana, Roma 1989.

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