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UNGHERIA


1. I re d'Ungheria e la Vergine
a) La storia vera e propria dell'Ungheria comincia verso la fine del secolo IX con lo stanziamento in Pannonia della tribù dei magiari, che soppiantò le varie tribù barbare precedentemente transitate per il Paese. Al termine del primo millennio i magiari, sotto la guida del giovane re santo Stefano, si convertirono al cristianesimo. Egli fu devotissimo della Beata Vergine e creò in tal modo una figura ideale di sovrano, cui i suoi successori non poterono fare a meno di riferirsi. Quando nel Mille papa Silvestro II gli inviò la corona reale, egli la ritenne un dono della Vergine e volle che sul manto regale, usato per l'incoronazione, fosse ricamata la sua immagine. Accanto alla reggia di Alba Reale (Székesfehérvr) Stefano I fece costruire un sontuoso santuario, vera reggia di Maria, con suppellettili preziosissime. Quanto fosse profonda la devozione mariana di santo Stefano si rivelò nel momento più drammatico del suo lungo regno, quando gli morì il giovane principe Emerico, unico erede al trono: il re si recò nel santuario di Alba Reale e offrì la corona alla Vergine, proclamandola reggitrice dell'Ungheria e rimettendo a lei la sorte dei suoi sudditi. Questo gesto rimase così profondamente impresso nell'animo degli ungheresi, che da allora si considerarono sempre sotto la speciale protezione di Maria. L'Ungheria divenne così il "Regnum marianum", il regno di Maria. In seguito alla conversione, gli ungheresi, da feroci predoni qual erano, si trasformarono in intrepidi pellegrini. Le loro mete più ambite divennero la Terra Santa, Roma e Compostella e lo stesso santo Stefano fece costruire in quei luoghi degli ospizi, dedicandone le cappelle alla Vergine.
b) Un po' tutti i re seguenti si dimostrarono consapevoli di regnare in nome della Vergine, e alla loro memoria sono legati tantissimi santuari. Ladislao (1077-1095) fece costruire la chiesa mariana di Nàgyvàrad (Gran Varadino, attualmente in Romania), che rivaleggiava in magnificenza con quella di Alba Reale. Questo re, forse più ancora di santo Stefano, colpì la fantasia popolare, come modello del cavaliere medioevale, "campione" di Maria. Un antico inno lo invoca come «eroe scelto della Vergine Maria, al quale ella ha affidato la difesa dell'Ungheria». Ladislao diede inizio alla politica espansionistica ungherese con l'annessione dei territori della Slavonia e della Croazia. Un momento di grave crisi per l'impero fu durante il regno di Bela IV (1235-1270), che si trovò a fronteggiare la terribile invasione dei tartari; e in tale frangente egli fu confortato dalla certezza della protezione della Vergine sulla nazione. Fra i tanti santuari da lui fatti erigere c'è la prima chiesa dei francescani in Ungheria, dedicata a Maria, aiuto dei cristiani, forse la prima con tale titolo, che poi sarebbe diventato il più celebre in tutta l'area danubiana.
c) Un altro re fortemente cosciente del ruolo della devozione mariana per l'Ungheria fu Luigi il Grande (1342-1382), figlio di Carlo I, il primo regnante angioino in Ungheria. Il santuario preferito, fatto erigere da lui stesso, era quello di Mrianosztra; un gruppo di monaci fu mandato dallo stesso re Luigi in Polonia, dove fondarono il celebre santuario di Czstochowa. Gli interventi di re Luigi non si limitarono ai confini dell'Ungheria. Dopo una serie di campagne vittoriose contro i lituani, Venezia e i serbi, che gli permisero di rafforzare l'egemonia ungherese nei balcani, nel 1369, egli si recò pellegrino a Mariazèll (Austria) e in tale occasione fu particolarmente munifico: fra l'altro fece erigere la cappellina gotica che, come la Santa Casa di Loreto, sorge al centro della chiesa. Da allora in poi Mariazell fu considerata dagli ungheresi come vero e proprio santuario nazionale e divenne mèta di imponenti pellegrinaggi.

2. Alterne vicende e devozione mariana del popolo ungherese
a) La coscienza del popolo ungherese di appartenere al "regno di Maria" si esprimeva anche nella coniazione di monete con l'immagine mariana. Sono rimaste famose per il loro pregio quelle coniate da artisti italiani nella seconda metà del 1400 e la tradizione era così universalmente sentita che vi si attennero persino i prìncipi protestanti della Transilvania. Essa fu ripresa anche dopo la prima guerra mondiale, quando l'Ungheria divenne una nazione indipendente. Durante il regno di Giovanni Hunyadi (1446-1458) e di suo figlio Mattia Corvino (1458-1490), la popolazione ungherese e la sua profonda devozione mariana furono messe seriamente in pericolo dalla crescente pressione della potenza ottomana. In tale periodo gli ungheresi trovarono conforto e incoraggiamento presso il santuario mariano della chiesa dell'Incoronazione di Buda, che divenne il centro spirituale della nazione. L'evento più triste della storia del Paese si verificò a Mohcs, nel 1526: l'esercito ungherese e con esso il fiore della nobiltà e buona parte dell'alto clero furono sterminati dai turchi. In conseguenza di questa disfatta quasi tutto il territorio della nazione, fatta eccezione per la Transilvania (ora divenuta Romania) e per una piccola zona del confine con l'Austria, passò sotto il dominio turco. Anche in questo triste periodo, il culto mariano, così profondamente radicato nell'animo ungherese, si rivelò come un fattore determinante per tener desta la fede e per permetterle di fronteggiare saldamente la propaganda protestante e le vessazioni turche: lo testimonia il fatto che solo un'esigua minoranza passò all'islamismo. I santuari intanto vennero quasi tutti distrutti, ma i pellegrinaggi continuarono, tanto è vero che i turchi ne approfittarono per imporre una tassa apposita. Questi luoghi rappresentavano un legame fortissimo con il passato e servivano non solo a sostenere la fede, ma ad alimentare anche il sentimento nazionale e la speranza di una futura liberazione. La situazione perdurò fino alla sconfitta dell'esercito ottomano (1683), ad opera dell'armata cristiana dell'imperatore Leopoldo I. Essa era sostenuta da una vera e propria crociata di preghiera con il rosario e nel giro di pochi anni liberò completamente l'Ungheria dall'occupazione turca. Era convinzione comune che la cacciata dei turchi fosse avvenuta per intercessione di Maria. Grande impressione fece nel 1696 la lacrimazione dell'immagine di Pocs, venerata in una chiesa di rito orientale. La vittoria di Zenta (1697), che pose termine definitivamente al dominio turco, fu collegata a tale prodigio, tanto che nella medaglia commemorativa dell'evento si ricorda esplicitamente la lacrimazione.
b) Con la pace di Carlowitz (1699) l'Ungheria e la Transilvania vennero annesse all'Austria e durante il regno di Maria Teresa (1717-1780) conobbero una notevole prosperità e autonomia. La situazione cambiò bruscamente con la successione al trono di Giuseppe Il, che s'impegnò, spesso dispoticamente, a rafforzare l'unità nazionale e a farsi interprete delle idee illuministe in campo ecclesiastico. Come nelle altre nazioni dell'impero austro-ungarico, i santuari che non erano parrocchie vennero soppressi, i loro beni confiscati, i pellegrinaggi impediti. Il governo assolutista degli Asburgo tendeva a cancellare le differenze nazionali; di conseguenza l'ideale del "regno mariano" passò in secondo piano e la paura del nemico francese comune contribuì a contenere le spinte autonomiste ungheresi; il "regno mariano" riaffiorò alla luce nel 1867, quando l'Ungheria tornò ad essere una nazione con una costituzione propria, anche se federata con l'Austria. Il momento più solenne si ebbe quando l'imperatore Francesco Giuseppe e l'imperatrice Elisabetta vennero incoronati nella celebre chiesa mariana dell'Incoronazione a Buda, secondo l'antico rituale magiaro. Nel 1896 fu solennemente celebrato l'inizio del millennio della conversione dell'Ungheria alla fede cristiana, e in tale occasione l'approvazione della festa della "Grande Signora degli ungheresi" da parte di Leone XIII parve suggellare il legame della nazione con la Vergine.

3. Tra le due Guerre mondiali, il comunismo e il Card. Mindszenty
a)
Dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale, l'Ungheria dovette rinunciare, in osservanza al trattato di Trianon, alla Slovacchia, Transilvania, Voj Vodina, Croazia e al Banato. Negli anni Venti e Trenta l'Ungheria fu retta da governi reazionari e finì per allearsi con le potenze dell'Asse all'inizio della seconda guerra mondiale. Nel decennio che la precedette e durante il suo corso, davanti ai pericoli che incombevano sulla nazione, si sviluppò un forte movimento di penitenza ed espiazione, che trovò nei santuari mariani la sua sede privilegiata. In questo contesto è molto sentita la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, fatta da Pio XII il 31 ottobre 1942. A Budapest fu solennemente ripetuta, per bocca del sindaco della città, il 27 giugno dell'anno seguente. Il rito fu reiterato un po' dappertutto nel Paese e ovunque con una partecipazione massiccia di fedeli.
b) Nel 1945 l'Armata Rossa occupò completamente il Paese, e l'Ungheria fu costretta ad entrare nell'orbita sovietica. I cattolici sentirono la necessità di stringere le fila per riaffermare la loro identità davanti alla propaganda comunista, e in questo trovarono un leader d'eccezione nel cardinale primate Mindszenty, uomo dalla fede intrepida e grande conoscitore della storia nazionale. Nei suoi discorsi la «Grande Signora degli ungheresi» ritorna di continuo, con la convinzione di toccare le corde più profonde della fede e del sentimento nazionale. Nel 1947, mentre il governo si preparava a celebrare con grande risonanza il primo centenario della rivoluzione del 1848, il cardinale Mindszenty il 15 agosto apriva solennemente l'Anno Mariano, per riaffermare apertamente che le vere radici della nazione erano nella sua fede cristiana e nell'ideale del "regno mariano", realtà che non erano in contraddizione con i contenuti autentici della rivoluzione nazionalistica del 1948. I cattolici ungheresi, e in qualche modo anche i protestanti, risposero con massiccia partecipazione alle celebrazioni indette per l'Anno Mariano, che consistevano soprattutto in pellegrinaggi ai santuari del Paese. Dapprima le autorità diedero segni di tolleranza, ma ben presto si accorsero che il fenomeno andava oltre il culto strettamente privato, e impedirono i pellegrinaggi con ogni mezzo. Per il grande cardinale arrivò l'ora della prova, perché nel dicembre del 1948 fu imprigionato dopo un processo-farsa. Ma la dimostrazione di fermezza dei cattolici, in questa occasione e in quella ancora più drammatica dell'insurrezione democratico-popolare del 1956, non fu vana, perché in seguito convinse i governanti a rispettare, almeno in parte, il sentimento popolare e a permettere una relativa libertà di culto. Il governo di Kadar durato fino al 1988 introdusse progressivamente delle riforme economiche e procedette a delle aperture in politica estera. Anche in ambito religioso si giunse poco per volta a un clima di distensione.

4. La visita di Giovanni Paolo II
Nella visita compiuta da Giovanni Paolo Il in Ungheria, nell'estate del 1991, ha avuto grande risalto la giornata mariana celebrata a Pécs, la culla del cristianesimo nella nazione. Il tema della dedicazione dell'Ungheria a Maria Santissima come magna Domina hungarorum è stato al centro della celebrazione e il papa ne ha ripresi tutti i temi tradizionali, applicandoli agli eventi recenti dell'Ungheria e dell'Est europeo. Nel suo saluto al papa il primate dell'Ungheria il cardinale Lazio Paskai ha ricordato come il 16 agosto 1988, alla fine dell'Anno Mariano e festa di santo Stefano, l'episcopato della nazione avesse ripetuto la consacrazione dell'Ungheria alla Vergine: un gesto coraggioso, dato che si era ancora sotto il regime comunista e - a detta dello stesso cardinale - provvidenziale; egli, infatti, ha aggiunto: «Abbiamo costatato che da quel momento la situazione della Chiesa è migliorata continuamente, fino a conquistare la libertà assoluta, e per di più in forma pacifica. Noi cattolici, che crediamo in questo fatto, riconosciamo a buon diritto l'attiva protezione della Grande Signora degli ungheresi».

5. I più famosi Santuari mariani dell'Ungheria
- Mariaremete a Budapest: è un luogo di culto abbastanza recente, ma data la sua relativa vicinanza con la città, è divenuto la mèta preferita degli abitanti di Budapest. Alla sua origine sta la devozione di un'immigrata svizzera, Caterina Tolwieser, trasferitasi in Ungheria alla fine del 1700. Devotissima di Nostra Signora di Einsiedeln, il principale santuario svizzero, lasciando la patria, Caterina portò con sé una copia ditale immagine;
- Nostra Signora delle Lacrime a Gyòr: L'immagine mariana viene dalla lontana Irlanda. A portarla fu il vescovo Walter Linch, costretto all'esilio dalla feroce persecuzione di Oliver Cromwell;
- Nostra Signora di Gyùd.a Mariagyùd: il santuario sorge nei pressi di un'importante strada costruita al tempo della dominazione romana, è fra i più antichi dell'Ungheria;
- Nostra Signora a Marianosztra: il santuario fu fatto costruire nel 1352 dal re angioino Luigi il Grande e vi si venera una copia dell'icona di Czstochowa;
- Nostra Signora delle Lacrime a Mariapòcs: Appartiene alla comunità cattolica di rito orientale ed è però anche frequentato dai cattolici di rito latino e dagli ortodossi;
- Nostra Signora Ausiliatrice a Szeged: questo santuario, posto al sud del Paese, è particolarmente legato alla dinastia Hunyadi, da cui discende il famoso Mattia Corvino (1458-1490). Fu proprio lui a iniziare i lavori per la riedificazione della chiesa e del convento francescano. Essa era dedicata alla Madonna della neve e vi si venerava una copia dell'immagine di Santa Maria Maggiore.

Bibliografia
MARCUCCI D., Santuari mariani d'Europa. Storia, fede, arte, San Paolo, Cinisello Balsamo 1993, pp. 154-162; FACCENDA L., Sempre mi troverai. Nei Santuari mariani ho incontrato la Madre, Edizioni dell'Immacolata, Borgonovo di Pontecchio Marconi 1993; BENAZZI N. (Ed), Santuari d'Europa, San Paolo, Cinisello Balsamo 2014;  SAGGIORATO B. A., La Madonna nel mondo con i più celebri santuari mariani, Edizioni Carroccio, Terraglione di Vigodarzere 1986; LAEPPLE A., Deutschland, deine Wallfahrtsorte, Pattloch Verlag, Aschaffenburg 1983; FRANIA R., Maria, Mutter der Voelker, Pattloch Verlag, Aschaffenburg 1985.

VEDI ANCHE
- LETTERATURA MARIANA UNGHERESE






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