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MARIA, DONNA RESPONSABILE


1. La responsabilità, cifra dell'uomo
Il concetto di responsabilità non è un'etichetta posta sull'uomo da agenti o fattori esterni alla sua vita, oppure un prodotto del contesto in cui egli vive; al contrario essa è una cifra con la quale l'uomo viene creato. Sfogliando le pagine della Scrittura, nelle quali vediamo la proposta di Dio e l'accettazione (o il rifiuto) dell'uomo, ci rendiamo conto della particolare presenza di questa condizione di essere responsabile. Tale connotato appare già nei due racconti di creazione che, sebbene diversi per stile ed epoca di composizione, manifestano quella complementarietà utile per comprendere lo statuto dell'uomo e la sua identità. Tutta l'umanità ormai formata ad immagine e somiglianza di Dio nei suoi due generi (uomo/donna) non si muove nell'anonimato, ma è inserita in una situazione e in un ambiente (cf. Gen 1,29 e 2,15). Situazione di scelta e ambiente del quale prendersi cura. A ciò si aggiunge - ed è questo il dato più importante - che in opposizione a tale anonimato emerge il concetto di persona esplicitato nella reciprocità di relazione: senz'altro fra i due sessi, ma anche verso Dio e il cosmo. In ogni caso tale relazionalità implica responsabilità, ossia atteggiamento di risposta matura e tale da produrre frutti di unità e comunione. La cifra della responsabilità va vista perciò in un ottica di unità con... e unità per... ed è chiaro allora il legame esistente (anche sul piano lessicale) tra responsabilità e risposta di cui quest'ultima ne rappresenta la fondamentale positività. Ciò lo si nota, per contrasto, se si esamina da vicino il peccato dei progenitori che manifesta un carattere di irresponsabilità intesa come gesto di 'non risposta', poiché compromette il rapporto unitario tra l'uomo e Dio. Nella vicenda di Gen 3 abbiamo senz'altro l'inganno del serpente (vv. 1 e 4), ma l'azione e la scelta dell'uomo sono libere e coscienti conducono al guasto che ben conosci dicendo NO al divieto (cf. Gen 2,16-17), l'umanità rifiuta la totalità del dono e d vita. Infatti, il divieto del Signore non limita la libertà, ma la garantisce unitamente ad un pieno ed armonico rapporto dell'uomo con Dio e con il cosmo. Il «non mangiare» (v. 17) è il SI alla vita: rifiutando e capovolgendo l'ordine delle cose, ecco la disfatta. L'irresponsabilità è qui: con il comportamento dell'uomo viene offuscata la sua capacità di uno sguardo limpido sulle cose e sul Creatore che derivava dall'armonia degli inizi. Da qui è possibile comprendere come il peccato - pur commesso con decisione e scelta - si colloca nell'ambito della negazione di urta risposta che salvaguarda una fruttuosa comunione tra l'uomo e Dio, tra l'uomo e i suoi simili ed il cosmo intero. Un effetto della distorsione operata dal peccato si ha nell'affermazione del pensiero mondano che fa a meno di Dio (quello che si chiama comunemente secolarismo) che conduce all'affermazione della logica del momento assai poco rispettosa dei bisogni umani e produttrice, al contrario, di quell'egoismo che sfrutta senza freno le ricchezze della terra. Abbagliato da una falsa e fragile realizzazione, l'uomo dimentica che con tale condotta è lui stesso ad essere offeso. L'essere «come Dio» (Gen 3,5) resta sempre la chimera dell'uomo, ossia un mostro che è privo di consistenza in quanto impossibile a realizzarsi e perciò informe progetto. Con un'altra immagine mitologica possiamo allora dire che l'irresponsabilità e la sconsideratezza, con cui l'uomo risponde a volte agli appelli di Dio e della natura che lo circonda, possono essere paragonati a Scilla e Cariddi che distruggevano i naviganti. Proprio nel mare della sua esistenza, l'uomo deve tenersi lontano da questi pericoli ed agire preservando la comunione con Dio e con i suoi simili offrendo risposte che portino vita.

2. La risposta consapevole di Maria a Dio
La responsabilità che Maria mostra lungo tutta la sua esistenza terrena, così come ce la presentano i Vangeli, ruota attorno al concetto di fede. Si tratta di un atteggiamento di profonda maturità che, pur essendo rivolto essenzialmente verso Dio, non manca di produrre i suoi frutti anche verso l'umanità. Nella tradizione teologica della Chiesa di tal binomio inscindibile si erano accorti tanto Ambrogio Autperto (†781) quanto S. Bernardo (†1153) che, nel commentare la pagina dell'Annunciazione, avevano sottolineato l'attesa e la tensione fortissima manifestate dall'umanità in attesa della sua salvezza. Dal testo lucano in questione (cf. Lc 1,26-38) si nota la profonda serietà con la quale Maria pronuncia la sua risposta positiva, tale da cambiare le sorti dell'umanità. In tal senso la responsabilità e la consapevolezza di Maria sono significative di un rapporto con Dio che lei vive in duplice direzione: come essere singolare (Maria, vissuta a Nazareth in un luogo e in un tempo precisi) e come rappresentante di una umanità che, cosciente della grandezza di Dio, gli risponde in modo consono. Questo secondo livello ne fa un modello di risposta creaturale, ma ancor più, ci dice il Vangelo nel successivo episodio della Visitazione, la rende beata e benedetta in base all'apertura della mente e del cuore «all'adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45). Di queste parole e della loro densità Maria è completamente penetrata e alla gioia con la quale risponde alla proposta di maternità corrisponde la serietà con la quale Ella sostiene l'impegno. Quelle parole e quegli accadimenti relativi al Figlio saranno per Lei oggetto di riflessione profonda e continua (cf Lc 2,19.51b) per assaporare tutta la potenza del mistero di Colui che ha dato la risposta ultima all'umanità. Anche la singolarità e la storicità della Madre del Signore ci dicono qualcosa in ordine alla responsabilità che sigla la sua esistenza protesa verso Dio. Solo a Lei, sappiamo, è accaduto di divenire Madre del Signore, ma tale singolarità non l'ha tolta dalle coordinate storiche che lungo il tempo presentano all'uomo problematiche e difficoltà simili e ricorrenti. La sintesi offerta dal documento della PAMI è indicativa in merito nell'affermare che «in Maria donna storica dal cuore indiviso e ignaro della discordia, si è resa viva e concreta la speranza dell'umanità che cerca un futuro di pace e di giustizia, di armonia e di fraternità». Abbiamo qui una raffigurazione di carattere comunitario in cui coesistono due elementi: da un lato la Madre del Signore nella sua singolarità e dall'altro l'umanità itinerante ed in ricerca. Con un'immagine poetico-letteraria - quella della stella - non priva di una sua profondità teologica, S. Bernardo aveva avuto già questa percezione della storicità di Maria e del suo ravvivare la speranza dell'uomo. Pur condizionato dal pensiero e dalle categorie del suo tempo, l'autore cistercense scriveva quanto segue, in una pagina rimasta celebre e della quale riportiamo solo qualche passaggio: «O tu che nelle vicissitudini della vita più che camminare per terra hai l'impressione di essere sballottato tra tempeste e uragani, se non vuoi finire travolto dall'infuriare dei flutti, non distogliere lo sguardo dal chiarore di questa stella. Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria (...) Se ella ti sostiene non cadrai, se ella ti protegge non avrai nulla da temere, se ella ti guida non ti affaticherai, se ti sarà favorevole giungerai alla meta e così potrai sperimentare tu stesso quanto giustamente è stato detto: «e il nome della vergine era Maria». Maria è davvero la stella che è cosciente di brillare grazie all'onnipotenza del Signore che ha fatto in Lei grandi cose (cf Lc 1,49) ma, come il Figlio, decide di essere responsabile serva, consapevole che la grazia di cui è stata ricolmata realizza pienamente la nostra libertà4. La sua azione quindi non resta confinata in un rapporto privatistico con il Figlio, ma conosce quell'estensione tipica del progetto che Gesù, in obbedienza al Padre, vuole attuare per il mondo e l'uomo.

3. La sollecitudine verso gli uomini
In almeno due numeri della Lumen gentium - il 6l ed il68 - il Concilio fa cenno al potere di intercessione che Maria continua ad esercitare anche nella gloria a beneficio del popolo di Dio. Una funzione che la Madre del Signore ha esercitato anche nella sua esistenza terrena e che non va ristretta soltanto ad una generica protezione o ad una richiesta di qualche particolare favore al Figlio. Anche nell'episodio di Cana (cf. Gv 2,1-11) abbiamo un'osservazione («Non hanno più vino», v. 3) ed un invito («Quanto vi dirà fatelo», v. 5), non una richiesta. Osservazione pratica di una persona che vive all'insegna della concretezza ed un invito che conduce a rinsaldare la fede nell'Onnipotente. Ad una prima e superficiale lettura del testo giovanneo Maria sembra essere posta tra Gesù ed i servitori quasi a mediare i due poli. In realtà il suo è un atteggiamento di profonda conformazione ad una dinamica di servizio il cui centro è tutto condensato in Cristo ed è a Lui che Ella rinvia tutti coloro che, nel tempo, ricercano risposte. Un discorso analogo può essere fatto per un altro significativo episodio, quello della Visitazione: ricevuta la Parola e plasmata dallo Spirito, Maria se ne fa portatrice, ma anche strumento. Di lei infatti questa Parola si serve per farsi conoscere come causa di gioia anche per coloro che ancora non sono nati (cf. Lc 1,41). Tutto questo sotto il segno della profonda consapevolezza e responsabilità ed in merito così si esprimeva Giovanni Paolo Il nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1995: «(Maria) visse con profondo senso di responsabilità il progetto che Dio intendeva realizzare in lei per la salvezza dell'intera umanità. Consapevole del prodigio che Dio aveva operato in lei, rendendola Madre del suo Figlio fatto uomo, come primo pensiero ebbe quello di andare a visitare l'anziana cugina Elisabetta per prestarle i suoi servizi. L'incontro le offrì l'occasione di esprimere, col mirabile canto del Magnificat (Lc 1,46-55), la sua gratitudine a Dio che con lei e attraverso di lei aveva dato avvio ad una nuova creazione, ad una storia nuova». Al centro di entrambi gli episodi, quello di Cana e quello della Visitazione, perciò, ritroviamo l'Artefice dell'unità cosmica ed umana, come anche l'Uomo perfetto che chiede ai suoi fratelli/sorelle di mantenere e salvaguardare questa comunione. Compito di grande responsabilità, quindi, che viene suggerito da Maria felicemente chiamata da Paolo VI 'vertice della creazione'. L'assenza di qualsiasi bruttura o deformazione della sua persona è frutto della continua azione di grazia che il Signore effonde sull'umanità per invitarla a non stancarsi mai nella sua ricerca. In Maria questa grazia è del tutto particolare, ma nonostante ciò, la giovane nazaretana resta sempre appartenente alla nostra umanità come proposta di conformazione al progetto di rinnovamento voluto dal Figlio. Rifiutare questa proposta conduce inevitabilmente alla solitudine con il proprio limite.

Conclusione
Il nostro compito è essenzialmente il passaggio dall'accoglienza della Parola al trarne tutta la ricchezza come tesoro prezioso sepolto nel campo del mondo dove senz'altro è presente il male, ma dove esso non prevale sul frutto di questo buon seme. La nostra responsabilità è scegliere la parte migliore che resta, come per la sorella di Lazzaro e per la Madre del Signore, quel quid che non sarà tolto o consumato. Il vero tesoro incorruttibile è quello ed è di esso che si è vestita la donna di Ap 12, figura che unifica la comunità ecclesiale con la Figlia di Sion chiamata a gioire per la vittoria di Dio contro le potenze avverse che scandiscono a volte il nostro quotidiano.

Bibliografia
DI GIROLAMO L., Maria: donna responsabile dinanzi a Dio e agli uomini, in Santa Maria Regina Martyrum, XIII (2010), n. 2. pp. 22-36; AMBROGIO AUTPERTO, In Annuntiatione dominica 11,3, in PL 39, pp. 2105-06; BERNARDO DI CHIARAVALLE, In Laudibus Virginis Matris. Homilia IV; 8, in ID., Opera omnia, Ed. Cistercensi, Roma 1966, vol. IV, pp.54ss.; PONTIFICIA ACADEMIA MARIANA INTERNATI0NALIS, La Madre del Signore. Memoria - Presenza - Speranza, Città del Vaticano 2000; CAPITOLO GENERALE DEI SERVI DI MARIA, Servi del Magnificat, Curia Generalizia OSM-Servitium, Roma-Sotto il Monte 1995; GIOVANNI PAOLO II, La donna educatrice di pace. Messaggio per la XXVIII Giornata mondiale della Pace (1 gennaio 1995), in Insegnamenti, LEV, Città dei Vaticano 1996, vol XVII/2, p. 1015.

VEDI ANCHE:
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