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CURATO D'ARS



1. Cenni biografici
 Jean-Marie Baptiste Vianney, conosciuto come il "Curato d'Ars", nacque a Dardilly, 8 maggio 1786. Figlio di poveri contadini, raggiunse la meta del sacerdozio superando molte difficoltà, tra le quali ci furono problemi nello studio, soprattutto nell'apprendimento del latino. Ordinato presbitero, divenne vicario, a Ecully, dell'abate Charles Balley, che l'aveva molto sostenuto durante i difficili anni di studio; alla morte di Balley fu mandato ad Ars dove spese la propria vita nell'evangelizzazione, nella pratica del sacramento della penitenza, nell'assidua preghiera e nella celebrazione della Messa. Morì nel 1859 quando Ars era ormai divenuta luogo di pellegrinaggio, essendosi sparsa per tutta la Francia la sua fama di confessore e direttore spirituale. Beatificato nel 1905 da papa Pio X, è stato proclamato santo da papa Pio XI nel 1925 e dichiarato patrono dei parroci. Additato come modello per i presbiteri da papa Giovanni XXIII nell'enciclica Sacerdotii Nostri Primordia, è stato ricordato con uno speciale anno sacerdotale, per il centocinquantenario della sua morte, nel 2009 da papa Benedetto XVI.

2. La devozione mariana giovanile del Curato D'Ars
Si è frequentemente citata la frase che caratterizza l’orientamento precoce della pietà mariana del Curato d’Ars: “La Santa Vergine è il mio più antico affetto. Io l’ho amata ancor prima di conoscerla”. Giovanni Maria Vianney ebbe, nel mezzo stesso della tempesta rivoluzionaria, un’infanzia profondamente religiosa. La Vergine Maria vi aveva un grande posto, e gli episodi che testimoniano l’attaccamento precoce che il pio ragazzino ebbe per lei sono molteplici. Il Curato d’Ars avrà per tutta la sua vita il culto delle immagini, e particolarmente delle immagini della Madonna. Nella storia della sua fanciullezza, vi sono umili raffigurazioni ch’egli amava. E’ interessante a questo proposito, ciò che ha scritto, senza pretesa letteraria la fedele Caterina Lassagne: ”Quando andava nei campi per custodire le greggi di suo padre, egli si compiaceva nello modellare la terra argillosa con cui faceva del suo meglio piccole statue della Santa Vergine e dei santi. Sua sorella ... ... mi ha detto che aveva fatto una statua della Santa Vergine che sembrava passabile, che la si era lasciata seccare in forno e che egli l’aveva custodita per molto tempo, in casa”. La buona ragazza continua: “Più tardi, gli avevano regalato una statuetta della Santa Vergine. Egli era ben contento. Non la lasciava né di giorno né di notte”. Tutti i biografi hanno conservato quest’altro ricordo: Una nuova statua, forse più bella della precedente, era diventata proprietà del fanciullo. Egli ne fece un uso abbastanza inatteso. Volendo partecipare ai lavori della terra in compagnia del suo fratello maggiore, egli non trovò migliore stimolo, per ravvivare la sua grinta, che di gettare progressivamente, lontana davanti a lui, l’immagine della Vergine, raccogliendola, poi gettandola di nuovo e camminando sempre più verso di essa. Egli si intratteneva così nell’intimità della Madonna. La sera di quel giorno, egli disse a sua madre: “Abbiate fiducia nella Santa Vergine. Io l’ho ben invocata tutto il giorno, ella mi ha ben aiutato oggi, ho potuto seguire mio fratello e non sono affatto stanco” (Margherita Vianney, Processo Ordinario, p. 1013). Giovanni Maria manifestava d’altronde in ben altre maniere la sua devozione mariana. Il suo amico André Provins poteva, molto tempo dopo, riportare come teste al processo di beatificazione: “Quando sentiva suonare l’ora all’orologio della parrocchia, egli si scopriva il capo e recitava un’Ave Maria. Era molto esatto nel farci dire l’Angelus” (André Provins, Processo Ordinario, p. 1003). Non sono che dei dettagli infantili. Eppure già sono rivelatori di un grande amore alla Madonna che egli conserverà per tutta la vita e cercherà di inculcare nei suoi fedeli. Senza soffermarci su quella che fu la difficile salita del giovane contadino verso il sacerdozio. É certo soltanto che la Santa Vergine vi figura costantemente. Diventato allievo nel seminario di Verrières, non si segnalò affatto per i suoi brillanti successi scolastici, ma si fece notare per la sua pietà e soprattutto per la sua devozione alla Vergine. “Se ne dichiarò schiavo devoto associandosi alla Santa Schiavitù di Maria. Ne era uno dei più zelanti e dei più fedeli associati. Portava lo scapolare del santo Rosario, ed era fiero di portare la catena della Santa Schiavitù”. Il povero seminarista, che era stato annotato come “debilissimus” e, tutt’al più, “debilior”, nel seminario Sant’Ireneo di Lione, non aveva che un difensore – stupefacentemente perseverante d’altronde – il suo maestro, l’abate Balley, parroco di Ecully. Questo formidabile sacerdote era un’autorità in diocesi e si faceva garante dell’allievo. Riuscì a convincere il vicario generale, M. Corion, che si attenne presso i direttori a questo questionario veloce: “Il giovane Vianney è pio? Sa ben dire il suo rosario? Ha devozione alla Santa Vergine? É un modello di pietà, gli si rispose. Ebbene, io lo ricevo, la grazia divina farà il resto”. Una volta ordinato sacerdote, in seguito come vicario ad Ecully, Giovanni Maria si affermò, in ogni circostanza, come il devoto appassionato di Maria. Ben prima della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, lo si vide farsi, con raro ardore, il difensore del privilegio della Vergine concepita senza peccato. L’abate Toccanier lo ricorda: “Egli copiava delle preghiere in onore dell’Immacolata Concezione e le diffondeva nella parrocchia”. Giovanni Maria Chanay, da parte sua, precisa: “Egli compose, con M. Balley, il rosario dell’Immacolata Concezione, che tutte le sere tuttora si recita ancora ad Ars. Lui stesso, per ottenere una perfetta purezza di cuore, si era legato con un voto ispirato dalla sua pietà mariana. recitava una volta al giorno il Regina cæli e sei volte al giorno la preghiera: Sia benedetta la Santissima ed Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, Madre di Dio. Per sempre. Amen”.

3. La Vergine: «sole in un giorno di nebbia»
Per manifestare la potenza della sua grazia, Dio scelse negli anni 1828-1859 la piccola chiesa di Ars e il suo curato, che tutti ritenevano sprovvisto di quei talenti, che dovrebbero dare prestigio a un sacerdote e al suo ministero. Quando Jean Marie Vianney fu inviato ad Ars, in cura d'anime, ci fu chi disse: «Poiché non è capace di grandi cose, gli si dà una parrocchia: non la potrà rendere peggiore di quello che è». Egli arrivò in parrocchia con il solo desiderio di essere un vero pastore per il suo gregge, dimentico interamente di sé, con confidenza in Dio solo, con la sola volontà di amare Dio e le anime fino a morirne. E riuscì a cambiare il volto della sua parrocchia, che divenne per più di trent'anni la meta di pellegrinaggi, da parte di gente che voleva incontrarsi con Dio «vivente in un uomo». Egli rispondeva con i mezzi più semplici, messi dalla Chiesa nelle mani di ogni sacerdote: celebrare la messa, dare i sacramenti, predicare, pregare. Queste furono le sole armi di cui si servì il Curato d'Ars, in un sacerdozio allo stato puro: predicava da un piccolo pulpito, faceva le fosse in un inginocchiatoio perché vi pregava a lungo, perpetuava la passione del Signore celebrando con intensità la messa, celebrava i sacramenti, specialmente quello della penitenza, distribuendo largamente i doni della misericordia che lui pagava di persona, seppellendosi in un confessionale per ore interminabili, senza fine, meditando alla fine di esse, nella cappella del Crocifisso, quant'era stato il prezzo pagato per la salvezza delle anime, ed espiando poi nella vita quei peccati che altri avevano commesso e che lui aveva conosciuto in confessionale. Alleati nell'esercizio del suo ministero furono i santi della sua chiesa parrocchiale: Giovanni Battista, il suo patrono, che gli convogliava folle di peccatori perché si pentissero e si convertissero; santa Fiomena, la compagna misteriosa che il Curato d'Ars aveva ricevuto dalle catacombe romane, e che divenne il suo paravento, quando i miracoli gli scivolavano dalle mani: lui li attribuiva a santa Filomena. E poi la santa Vergine. C'è da pensare che per un santo, quale il Vianney, che poteva affermare con semplicità «con la santa Vergine, ci conosciamo bene», Maria non poteva non avere un posto d'eccezione nella sua vita e nella sua pastorale. Lasciamo pertanto a lui, Jean Marie Vianney, Curato d'Ars, di esprimerci il suo pensiero e il suo cuore su Maria. Egli ne parla con tale confidenza e amore, da lasciare l'impressione che egli non solo la conosce personalmente, ma che ha fatto l'esperienza precisa della sua bontà. Sembra un figlio che conosce chi sia questa buona madre, e che ne esperimenta anche la potenza. La luce, che riempie l'anima del Curato in giorni in cui ha potuto godere della presenza di Maria, è tale da illuminare pure i giorni di tenebre, che si infittiscono anche nella vita di un santo. Lui può testimoniare: «L'apparizione della Vergine santa può ben paragonarsi a un bel sole, in un giorno di nebbia».

4. «La Vergine santa, l'amai prima di conoscerla»

Quando oramai nel pieno del suo apostolato, il Curato d'Ars parla della sua devozione a Maria e del gusto, che lui ha della preghiera, torna alle memorie della sua infanzia e attesta: «Dopo che a Dio, debbo questo a mia madre! Era così saggia! La virtù passa facilmente dal cuore delle madri nel cuore dei figli, i quali fanno volentieri ciò che vedono fare. Un figlio che ha una buona mamma non dovrebbe mai guardarla né pensare ad essa senza piangere». Dunque alla scuola della mamma Giovanni Maria Vianney aveva imparato la devozione a Maria. A distanza di sessant'anni ricorda che il primo dono ricevuto dalla mamma era stato una piccola statua della Vergine: «Quanto l'amavo quella statuetta; non potevo separarmene ne' di giorno né di notte, né avrei dormito tranquillo se non l'avessi avuta accanto a me nel mio lettuccio». L'aveva con sé, anche quando si trovava ai campi, e le rendeva omaggio con la salutazione angelica. Ciò, unitamente alla preghiera del rosario, che al termine della giornata veniva recitato in famiglia, faceva sì che l'amore alla Vergine si radicasse sempre più in Giovanni Maria. E ancora lui a testimoniarlo, in una risposta data al suo coadiutore che gli domandava: «Da quanto tempo ama lei la Vergine santa?». Confessò: «L'amai prima di conoscerla; è il mio più vecchio affetto! Assai piccino, possedevo un bel rosario: mia sorella se ne invaghì e lo volle. Fu questo uno dei miei primi dispiaceri. Domandai alla mamma e lei mi consigliò di cederlo per amore di Dio. Le obbedii, ma ciò mi costò molte lagrime». La devozione a Maria e la recita del rosario furono le commendatizie che aprirono al giovane Vianney la strada per gli Ordini sacri. Fra il vicario generale di Lione e i superiori del seminario, a fine giugno 1814 si coglievano le battute di questo dialogo: «Il giovane Vianney è pio? sa recitare il rosario? è devoto della Vergine?», «Per la pietà è il modello del seminario», gli venne risposto. «Allora l'accetto, riprese il vicario; la grazia di Dio farà il resto».

5. La presenza della Piena di grazia nel ministero

Sacerdote, esercitò il suo ministero sacerdotale prima a Ecully e poi ad Ars. Una delle leve del suo apostolato fu Maria. Lui l'aveva presente, ma la voleva rendere presente in quanti lo accostavano nel suo ministero. Personalmente disseminava le sue giornate di «Ave Maria». Era persuaso che «l'Ave Maria è una preghiera che non stanca mai». Negli anni immediatamente antecedenti la definizione dogmatica della Immacolata Concezione di Maria del 1854, egli consacra la sua parrocchia all'Immacolata. Siamo nel 1836. Per rendere più sensibile il fatto e non dimenticarlo aveva sospeso alla statua della Vergine un cuore d'oro, in cui aveva racchiuso il nome di tutte le famiglie d'Ars. Proprio per questa occasione aveva comperato a Lione una immagine della Vergine. Gli era bastato vedere in un negozio la statua dell'Immacolata, dai cui polsi partivano dei raggi di latta dorata, perché se ne entusiasmasse e la portasse in parrocchia. Egli aveva messo il suo cuore in questa dolce verità. E quanto non fece per l'8 dicembre 1854, giorno della definizione dell'Immacolata Concezione! Egli aveva preparato fin dal novembre la sua parrocchia a solennizzare l'avvenimento. L'8 dicembre cantò la messa, indossando un paramento di velluto blu, che lui aveva fatto ricamare a Lione. L'azzurro, diceva, è il colore della Madonna. A sera, chiesa e case della parrocchia furono illuminate, e lui, il vecchio Curato, passeggiava in letizia per le vie del paese, ringiovanito di vent'anni. E commentava: «Quale letizia! Avevo sempre pensato che mancasse questo raggio allo splendore della verità cattolica! Era una lacuna che non poteva essere presente nella nostra religione». Il cuore di Maria rimaneva per lui il rifugio di tutte le sue pene. Non gli mancarono quelle personali: dovette sostenere lotte contro il demone dell'impurità, soffrire la ribellione dei sensi, fino a lamentarsi con Dio che il suo corpo gli fosse strumento di tale tribolazione. Supplicava la Vergine di aiutarlo in quel doloroso conflitto, e per esserne liberato, le prometteva di recitare ogni giorno il Regina coeli. Quel genere di tentazione svanì! A Maria ricorreva per liberare gli altri dalle loro pene! La più grande era quella del peccato: qui la più assoluta miseria. Aveva chiesto alla Vergine la conversione dei peccatori. Era convinto che il ruolo di Maria fosse quello di trasformare la misericordia divina in compassione universale per tutti i peccatori, quali sono i poveri uomini. Insegnava dal pulpito: «La Vergine Santissima sta fra suo Figlio e noi. Più noi siamo peccatori e più lei ha tenerezza e compassione per noi. Il figlio che è costato più lacrime a sua madre è quello più caro al suo cuore. Una madre non corre sempre a quello più debole e più esposto ai pericoli?». Nella pratica, quando il Curato d'Ars si trovava con un peccatore, che non voleva arrendersi, lo invitava ad andare nella cappella della Madonna. Il pensiero segreto e la sua convinzione profonda erano che anche i più pesanti peccatori non sarebbero sfuggiti alla compassione della Vergine: più un uomo è sprofondato nel male, e più la madre gli resta fedele. E pregava: «O Maria, scacciate il demonio che tiene schiava sotto il suo dominio questa persona, che la tenta o che si sforza d'impedirle di fare una buona confessione». Il Curato d'Ars indicava in Maria l'aiuto per non cadere nella disperazione. Pur non potendo avere nessuna debolezza per i nostri peccati, Maria impedisce che si arrivi alla disperazione di non essere perdonati. Racconta uno dei biografi del santo: «Un convertito dal Santo, dopo essersi confessato sette volte di seguito non aveva ancora la coscienza tranquilla. Non credendosi in stato di grazia, non faceva la comunione. Per l'ottava volta si mette in fila dinanzi al confessionale del Curato, aspettando il suo turno. Quando si inginocchia dinanzi al Curato, questi si alza dal confessionale, e senza badare al penitente, parla con una Signora meravigliosamente bella, vestita di blu pallido, e un po' più alta di lui. Il colloquio silenzioso dura mezz'ora. La Signora nel frattempo guardava il penitente con grande bontà, e questi sentiva come un peso sollevarsi dal cuore, avvertiva l'impressione sensibile della grazia in cuore. Nascose allora il volto tra le mani. Quando, dopo alcuni istanti, il Curato lo tocca sulle spalle, la Signora è scomparsa. Il Curato gli disse allora dolcemente: Andate, amico mio, andate in pace. Non avete più bisogno di confessarvi: voi siete sicuramente in grazia di Dio». Il Curato aveva visto «la piena di grazia», e Maria aveva ottenuto ad un povero peccatore la pace dell'anima.

Bibliografia
NOÉ V.,Come l'hanno amata! Profili di santi mariani, Edizioni Messaggero, Padova 1989, pp. 187-193; NODET B., Le curé d'Ars, sa pensée, son coeur, éd. Xavier Mappus, Foi vivante, 1966; ID., Le Curé d'Ars par ceux qui l'ont connu, éd. François-Xavier de Guiber, 2009. DUPLEIX A., «Prier à Ars avec Jean-Marie Vianney» DDB, 2009; BONET A., Le Saint Curé d'Ars, éd. du Rocher, 1998; BRO B. - CARROIGES M., Jean-Marie Vianney curé d'Ars, Cerf, 1986; MONS. TROCHU, Il Curato d’Ars – San Giovanni Maria Battista Vianney (1786 – 1859), Torino-Roma, 1937; SANTO CURATO D’ARS, Pensieri scelti e fioretti, a cura di Janine Frossard, 1999; FOURREY R., Vita autentica del curato d'Ars, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2009; MONNIN A., Spirito del curato d'Ars. Pensieri, omelie, consigli di san Giovanni Maria Vianney, Milano, Ares, 2009; FARINELLI G., Allora non è pane! Vita di san Giovanni Maria Vianney. Curato d'Ars, Milano, Ares, 2010; STANZIONE M., La devozione mariana giovanile di San Giovanni Maria Vianney, in M.S.M.A, settembre 2019.







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