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CAPITÈLI DI VENEZIA



1. Le origini dei Capitèli di Venezia
 Venezia è città unica e singolare anche per le sue edicole sacre, denominate «capitelli» o «capitèli», portatrici si di luce, ma anche di arte popolare, espressione di una cultura, di una società, di una storia. Sono una testimonianza del riuscito tentativo di un arredo borghese contro la magnificenza degli stemmi gentilizi che s'affacciano numerosi dai palazzi dei nobili. Come per i capitelli veneti anche per quelli di Venezia vanno richiamate alcune sottolineature verso cui conducono recenti pubblicazioni:
«1. Il capitello era alle sue origini un fatto comunitario.
2. In alcune frazioni dal capitello si passa all'oratorio (anche per la lontananza della chiesa parrocchiale).
3. Il capitello rispondeva ad esigenze precise della collettività, tra cui prevaleva quella di tutelarsi da ogni genere di avversità mediante la presenza benefica e protettrice del divino o il desiderio di ringraziamento per lo scampato pericolo.
4. Il capitello partecipava intimamente alla storia del paesaggio.
5. Era uno degli elementi di quel processo di identificazione da parte del mondo, in particolare agrario, del reale col sacro».
Per quanto riguarda Venezia, i ricercatori del passato hanno registrato un migliaio di capitelli veneziani, mentre oggi se ne possono contare solo poco più di 500. A Venezia la tradizione dei "capitèli" risale al lontano secolo XII. Ancor oggi nel disordinato labirinto di calli e campielli, e agli incroci dei canali, essi occhieggiano, vigili sentinelle, e invitano silenziosi alla preghiera, quasi a direi che ci sono sempre accanto. La Vergine e i santi, muti spettatori, da queste spesso disadorne e povere sedi attendono un inchino, un fiore, un bacio. Essi sono stati edificati da umili scalpellini (che per modestia hanno rinunciato all'ambizione di tramandare ai posteri il proprio nome, o a stento - quasi fosse peccato di superbia - ne hanno inciso appena le iniziali), o da artisti famosi (i Bon, i Lombardo, i Delle Masegne...) o da orgogliosi architetti (Sansovino, Coducci, Massari...) costruttori di grandi palazzi o di vaste cattedrali, che non disdegnarono però di abbassarsi a progettare un "capitèlo" per una "schola", una confraternita, magari solo per quella a cui erano iscritti.

2. Presenza della Vergine nei Capitèli

Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale al rinnovato risveglio della pietà veneziana segue la costruzione di nuovi tabernacoli in ringraziamento per lo scampato pericolo dalla guerra e dai bombardamenti (1945), in occasione della Madonna Pellegrina (1950), dell'Anno mariano (1954) e del Centenario delle apparizioni della Vergine di Lourdes (1958). Attualmente dei 500 capitelli esistenti, oltre il 60% sono dedicati alla Madonna, venerata sotto i più diversi titoli: del Rosario, della Pace, Addolorata, Assunta, Immacolata, Aiuto dei cristiani... Alla Vergine Maria sono sempre dedicati i traghetti della città e i ponti, di ieri e di oggi. In riferimento ai capitelli della Vergine edificati sui ponti sarà sufficiente accennare ai due alla base del ponte di Rialto, mentre per i traghetti, valga la testimonianza che si legge nello studio di Antonio Niero: «Per i traghetti si dà la documentazione derivata dalla Magistratura sulla Milizia da Mar. Per quello di S. Beneto, il 30 gennaio 1619, si decide di far fare una Madre di Gratia in un capitello "[...) col lumino ad olio dalla banda di S. Polo in nel muro della casa Tron [...]"; per quello dei Camerlenghi, il 4 ottobre 1610 "si faccia un feral alla Madonna"; per quello del Fontego, il 19 ottobre 1660, ogni nuovo assunto al traghetto pagherà lire 5 "per illuminar Maria Vergine". Nel 1708, chi giocherà nel traghetto a carte, a dadi, a burele ecc. sarà multato a vantaggio del lume della Madonna; per S. Caterina, il 13 settembre 1663, si spenda un ducato al mese "per far ardere [...] li capitelli della Madonna [...]"; per quello della Carità, nel 1732, si legifera che il primo battellante del mattino ha l'obbligo di "[...J tor l'ogio per la Nostra Donna [...]».
Anche oggi, ricorda sempre il Niero, nei traghetti domina l'immagine di Maria, o in edicola superba, come quelle ai traghetti del Giglio e di Ca' Garzoni a s Angelo; oppure in povere immagini sbiadite dal sole e dal vento, come nei casotti ad esempio a s. Marcuola; oppure in pompose statue, come nei ferali (guglie a tabernacoletto sulla bricola o palo della cavana), come a s. Marco Vallaresso o a s. Marco Molo; o infine nelle bricole, che segnavano il tragitto nei canali lagunari per i traghetti più lunghi. Il già citato cappuccino Fiorenzo Cumán ha recentemente richiamato l'attenzione dei visitatori della mostra realizzata a Roma nel dicembre 1991 e dedicata alle «Madonnelle» romane anche sulle bricole di Venezia. L'appassionato ricercatore afferma nell'edizione del Catalogo: «Le briccole veneziane spesso sono formate da tre pali convergenti, infissi nel fondo lagunare e disposte in modo da indicare i percorsi alle imbarcazioni e per eventuali or- meggi. Nelle piccole sommità reggono una luce, accompagnata spesso da una immagine sacra,sacra, per devozione e protezione dei marinai. La briccola veneziana, nel canale di Saccasessola, ricorda il naufragio di un gruppo di Suore, a causa di una tromba d'aria. A salvataggio avvenuto, in ringraziamento alla Vergine fu eretta la briccola (1960)».

Bibliografia
PEDICO M. M., La Vergine Maria nella pietà popolare, Edizioni Monfortane, Roma 1993, pp.151-153; PANOZZO L., I Capitelli di Cogollo del Cengio e di Caltrano. Aspetti di religiosità popolare e di folklore, Cogollo del Cengio 1984; GUIDUCCI P. L., Le Madonnelle. Filialità sulla strada, in Maria Ausiliatrice 12 (1991), n. 11, pp. 8-10; NIERO A., Il capitello nella storia della religiosità veneziana, in I «capitelli» e la società religiosa veneta. Atti del convegno tenutosi a Vicenza dal 17 al 19 marzo 1978, Vicenza 1979, pp. 21-60; CUMAN S. F. - FABBIAN P.,  I "capitèli" di Venezia. Arte sacra minore in Venezia. Catalogo fotografico, Venezia 1987; CUMAN F., Briccole e Capitelli, in Madonnelle romane e religiosità popolare. Mostra mariana in S. Michele a Ripa Grande (1 dicembre 1991-6 gennaio 1992). Catalogo e Studi a cura di Mons. Dante Balboni, Roma 1991, p. 171.

VEDI ANCHE:
- EDICOLE MARIANE
- MADONNELLE DI ROMA
- MADONNETTE DI GENOVA






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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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