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DEVOZIONE MARIANA


l. La devozione mariana

Il termine devozione indica un “affidarsi a qualcuno” e ha delle sfumature che richiamano una relazione personale. La devozione mariana è un “abbandonarsi” ai piani salvifici di Dio, in Cristo, in un atteggiamento che indica relazione con Maria: imitazione, intercessione, esperienza profonda della sua presenza attiva e materna. La frase “con Maria e come Maria” (RMa 92) è una sintesi di quest'atteggiamento mariano che la Chiesa fa proprio, perché “Maria è presente nel mistero della Chiesa come modello” (RMa 44). Il cammino escatologico della Chiesa pellegrinante è uno “sguardo” di fede (e di relazione) verso “il grande segno” (Ap 12,1), atteso come “compimento escatologico” (RMa 6). Quando questa “devozione” è vissuta nella celebrazione del mistero di Cristo (nella liturgia), prende il nome di culto.

2. Natura del “culto speciale” per la Madre di Dio
Nell'anno liturgico e nella celebrazione dell'eucaristia e degli altri sacramenti, la Chiesa fa sempre memoria della Vergine Maria e celebra il frutto della redenzione compiutosi in lei. In questo caso si può parlare di “culto mariano”. Si parla anche di “Culto” quando si celebrano i misteri cristiani in cerimonie e riti che, pur non ufficiali, sono approvati dalla Chiesa (culto o pietà e religiosità popolare). Nel culto mariano, la Chiesa “in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della Redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere» (SC 103). Il Concilio Vaticano II, volendo fare una sintesi della dottrina mariana, manifesta la sua intenzione di “illustrare attentamente sia la funzione della Beata Vergine nel mistero del Verbo Incarnato e del Corpo Mistico, sia i doveri degli uomini redenti verso la Madre di Dio, Madre di Cristo e Madre degli uomini, specialmente dei fedeli» (LG 54). Il Concilio, nel desiderio di esporre il significato e il fondamento del “culto speciale” verso la Santissima Vergine, si riferisce indistintamente ai due aspetti, al culto (celebrazione) e alla devozione (atteggiamento). Si tratta sempre di un atteggiamento di “venerazione e amore, invocazione e imitazione”, in sintonia con le “parole profetiche” di Maria nel Magnificat (LG 66; cf. Le 1,4849). Questa devozione e culto mariano, che “differisce essenzialmente dal culto di adorazione, prestato al Verbo incarnato così come al Padre e allo Spirito Santo”, si applica (si incultura) alle circostanze di tempo e di luogo e all' “indole e carattere proprio dei fedeli” (LG 66). Per questo, la vera devozione a Maria ha sempre come finalità la relazione, l'imitazione e la configurazione con Cristo, perché essa consiste nel farci “riconoscere la preminenza della Madre di Dio e ci stimola a un amore filiale verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtù” (LG 67). La devozione a Maria favorisce “l'unione immediata dei credenti con Cristo” (LG 60), perché “chiama i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all'amore del Padre” (LG 65). “Maria guida i fedeli all'eucaristia” (RMa 44). Il momento liturgico è spazio privilegiato per vivere il tema mariano. Nella liturgia (specialmente eucaristica) si celebra il mistero pasquale di Cristo, morto e risorto, al quale è associata, e sempre lo sarà, la Vergine Maria. Il culto e la devozione mariana appaiono, dunque, come esperienza profonda dell'unione con Cristo sull'esempio di Maria, Tipo e Madre della Chiesa. Le caratteristiche fondamentali di questa devozione si possono riassumere come segue:
- Conoscerla, cioè, approfondire il mistero di Cristo che, nato da lei, l'associa all'opera redentrice e riconoscere in lei il frutto della redenzione (LG 65).
- Amarla, cioè, rallegrarsi con lei “con affetto filiale” (LG 53) per i doni ricevuti da Dio (cf. il Magnificat) e manifestare quest'amore nella relazione personale con lei e nella dedizione come lei (e con lei) a Cristo e ai suoi piani di salvezza.
- Imitarla in tutte le sue virtù e, in modo speciale, in quella che ne è la radice: la sua fedeltà alla Parola, alla volontà di Dio, all'azione dello Spirito Santo (LG 64-67).
- Invocarla, pregando, nella comunione dei santi, gli uni per gli altri (alla luce della dottrina paolina) e ricordando la funzione speciale di Maria nell'opera della redenzione: la sua maternità si rivela soprattutto nella preghiera di intercessione, piena di affetto e di presenza materna (LG 66).
- Celebrarla, cioè, celebrare il mistero di Cristo e la sua opera salvifica in Maria, che è il frutto più sublime della sua redenzione (SC 103). La celebrazione dei misteri di Cristo è sempre “memoria” e “fare presente” ( “amimnesis”), “invocazione” e azione dello Spirito ( “epiclesis”), comunicazione della vita divina da parte di Dio Amore (“comunione”). Nelle feste mariane (per esempio, l'Immacolata e l'Assunzione) si celebra il trionfo di Cristo, morto e risorto, sul peccato e sulla morte (MC 16).

2. Dimensioni del culto e della devozione mariana
Come si può apprezzare, il culto e la devozione mariana hanno sempre una dimensione salvifica, trinitaria, cristologica, pneumatologica, ecclesiologica, antropologica ... Scopriamo la vicinanza di Cristo e i frutti della sua redenzione. Viviamo la nostra relazione con Maria all'interno di una storia di salvezza che, secondo i piani di Dio in Cristo e l'azione dello Spirito, si realizza attualmente nella Chiesa, prolungamento e “complemento” di Cristo, a beneficio di tutta l'umanità (cf. Ef 1,1-23; 3,1-13). La devozione mariana è una realizzazione della dottrina paolina: “Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” ( Fil 2,5). In questo modo, la Chiesa “si va conformando sempre più con il suo Sposo” (LG 65). Maria “riunisce in sé e riverbera in certo modo le supreme verità della fede” (LG 65). Il “fiat” di Maria è il modello di una Chiesa che, con tutta l'umanità, si inserisce nella corrente trinitaria: si affida al Padre, per Cristo, nello Spirito Santo (cf. Ef2,18). La relazione con Maria (devozione e culto) rende attuale il suo invito espresso nel Magnificat (“mi diranno beata”) e a Cana (“fate quello che egli vi dirà”). La Chiesa, da parte sua, rinnova la propria fedeltà all'invito di Gesù: “Ecco la tua Madre” (Gv 19,27). Seguendo questa indicazione del suo Signore, la Chiesa “con venerazione penetra più profondamente nel mistero supremo dell'incarnazione” (LG 65). Il culto e la devozione mariana sono l'atteggiamento di “comunione» profondamente vincolato al suo “SÌ» (il suo “jiat»): “dal consenso dell'Ancella del Signore l'umanità inizia il ritorno a Dio”.

3. Gli esercizi di pietà mariani
Le caratteristiche fondamentali della devozione mariana (conoscerla, amarla, imitarla, invocarla, celebrarla) si vivono oggi negli esercizi concreti di pietà. Il Concilio Vaticano II ha indicato, a questo riguardo, un principio generale: “Tutti abbiano in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso di Lei, raccomandati lungo i secoli dal Magistero” (LG 67). Il Concilio, fedele alle direttive dei concili anteriori, si limita solo al tema concreto delle “immagini di Cristo, della Santissima Vergine e dei santi” (ibidem). Le indicazioni del Magistero sottolineano la pratica devozionale liturgica; non dimenticano, però, di richiamare l'attenzione su alcune devozioni concrete. La “Marialis Cultus” si riferisce, nella terza parte, all'Angelus (MC 41) e al Rosario considerato “il compendio di tutto il vangelo” (MC 42) e “salterio della Vergine” (MC 48) e non tralascia di ricordare la celebrazione liturgica del sabato (MC 9). In sintesi, i pii esercizi della devozione mariana, che la comunità cristiana ha praticato nei secoli, con l'approvazione della gerarchia ecclesiastica (dentro e fuori la liturgia), si possono ridurre alle seguenti pratiche di pietà:
- Preghiere: formule diverse, inni (nella liturgia o fuori di essa, come l'inno “Akathistos”), “theotokia” (poesie alla Madre di Dio), “Angelus”, Rosario, litanie, mese di maggio, novene, “Consacrazioni” ...
- Immagini o segni: icone, pitture, statue, medaglie, scapolari ...
- Santuari: luoghi di culto e devozione, templi dedicati a Maria, altari, pellegrinaggi, apparizioni ...
Le preghiere e gli inni mariani contengono una ricchezza insondabile di valori evangelici ed evangelizzatori. Gli atteggiamenti richiesti o nati da queste preghiere si sintetizzano, alla luce del Mistero di Cristo, meditato e vissuto da Maria, nell'amore a Dio e al prossimo. Si manifesta ammirazione e gratitudine a Dio per quello che ha fatto in lei in previsione dei meriti di Cristo Redentore; si fomenta un atteggiamento di umiltà e di imitazione e si ricorda la sua presenza attiva e materna nella Chiesa che, sentendosi madre come Maria, sollecita con fiducia la sua intercessione in favore dell'umanità intera. La consacrazione, personale e comunitaria, indica un abbandonarsi ai piani salvifici di Dio in Cristo, come e con Maria. Esiste, dunque, “abbandono” e “fiducia” nella sua funzione materna. È un donarsi a Cristo per mezzo della “Madonna” per ricevere lo Spinto Santo. La fede cristiana unisce strettamente due espressioni di Gesù: “Ecco tua Madre” (Gv 19,27); “Mia Madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica» (Le 8,21). “Darsi” e “aver fiducia” in Maria, vuol dire prendere coscienza dell'atteggiamento vissuto da Maria nel “fiat”, nel “Magnificat” e nello “stabat”, con il desiderio di approfondire la relazione e la fedeltà alle sue parole: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5). Consacrarsi a Maria e confidare in Maria significa, dunque, impegnarsi come lei (contando sulla sua presenza e sul suo aiuto materno) ad essere fedeli alla Parola di Dio e all'azione santificante ed evangelizzatrice dello Spirito Santo. La devozione e le pratiche di pietà mariane richiedono un'attenzione costante da parte della Chiesa perché conservino e approfondiscano le loro linee di forza; cioè, la dimensione trinitaria, cristologica ed ecclesiale. A riguardo del rinnovamento e dell'attualizzazione di questa devozione e di queste pratiche è necessario accentuare la dimensione biblica, liturgica, ecumenica, antropologica.

Bibliografia
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