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MOVIMENTO LITURGICO


Dopo tre secoli di stabilità liturgica (dal 1614: Rituale romanum di Paolo V), in cui si sviluppa la «rubricistica» e il culto dei santi tende a sommergere il ciclo cristologico, sorge il «movimento liturgico» tendente a valorizzare la liturgia come preghiera della Chiesa e fonte di autentica vita cristiana.

1. Prima fase: Origini del Movimento Liturgico
Il movimento conosce una triplice fase, in cui è inserito in vario modo l 'interesse per la figura di Maria. Gli inizi del movimento liturgico sono legati alla figura del restauratore dell'ordine benedettino in Francia: dom Prospero Guéranger (1805-1875), che pubblica le Institutions liturgiques e la più diffusa opera L'Année liturgique (15 volumi) a partire dal 1840 e 1841. Nemico di ogni concessione giansenista, l'abate di Solesmes propugna il valore del culto della Vergine e dei santi.

2. Seconda fase o fase classica
Tale fase, che va dal 1903 al 1940, è caratterizzata dal rilancio del movimento liturgico su più vasta scala e insieme da uno scavo di ordine storico e teologico. Il motto programmatico è lanciato autorevolmente da s. Pio X nel 1903, quando propone quale «prima e indispensabile fonte» del rifiorire del vero spirito cristiano «la partecipazione attiva ai sacrosanti misteri e alla preghiera pubblica e solenne della Chiesa. Questa celebre frase programmatica viene scoperta progressivamente grazie ad alcuni centri propulsori.

 - MARIA NELLA LITURGIA SECONDO DOM LAMBERT BEAUDUIN
Uno di questi primi centri propulsori, ruota attorno al benedettino di Mont-César (Lovanio), dom Lambert Beauduin (1873-1960). Questi ha cercato di raggiungere le masse, ma puntando innanzitutto sulla sensibilizzazione liturgica del clero. Nel suo Essai de manuel fondamental de liturgie, egli parla con rispetto del culto di Maria e dei santi, dedica anche alcune pagine alla figura della Vergine durante l'Avvento. Tuttavia ritiene di fissare prioritariamente l'attenzione sugli atti di latria o adorazione, precisando non già che il culto della santa Vergine e dei santi non appartenga alla liturgia; ma poiché essi sono subordinati. e dipendenti dal culto latreutico, sarà più facile affrontare le regole liturgiche di questi atti secondari dopo avere stabilito tutti gli elementi del culto principale. Il libretto famoso La piété de l'Eglise, che Beauduin presenta come «Opuscolo di propaganda» del movimento liturgico, tende a denunciare le conseguenze funeste della mancata «partecipazione attiva alla vita liturgica [ ... ] elemento capitale nella vita soprannaturale del popolo cristiano»: individualismo, abbandono della preghiera, deviazione della pietà, spirito di laicità, carenza di vita gerarchica ... Tra i rimedi, Beauduin pone al primo posto: «Rimettere in onore nel popolo cristiano le grandi epoche liturgiche tradizionali: Avvento, tempo di Natale, Quaresima, tempo pasquale, ottave delle feste, solennità della santa Vergine, degli apostoli, dei santi missionari delle nostre regioni».

- MARIA NELLA "DOTTRINA DEI MISTERI" DI O. CASEL
A - Maria e la Chiesa

Un ulteriore cammino di approfondimento teologico della liturgia è percorso in Germania da O. Casel (1886-1948), benedettino del monastero di Maria-Laach. Il nome di Casel è legato alla «dottrina dei misteri» (Mysterienlehre) applicata alla liturgia. Questa, in base al concetto di mistero, non è un ritualismo amplificato ed estetizzante o una calcolata ostentazione piena di magnificenza, bensì una realizzazione e applicazione del mistero di Cristo a tutta la Chiesa nel corso dei secoli, affinché essa raggiunga la santità e la gloria. A parte le discusse teorie di Casel circa l'analogia del mistero liturgico con i culti misterici del mondo mediterraneo ellenizzato e la presenza nei sacramenti non solo dell'effetto salvifico ma della «realtà » stessa dell'opera salvatrice di Cristo, il contenuto essenziale della dottrina dei misteri passerà nella Mediator Dei {1947) e nella Sacrosanctum Concilium (1963). In Il mistero del culto cristiano, Casel accenna a Maria come esempio di realizzazione dei contenuti dell'anno liturgico ed esalta la mistica sublimità del Magnificat. Una più profonda riflessione su Maria è affidata da Casel ad altre sue opere, soprattutto ai discorsi per la festa dell'Assunzione. Lo studioso benedettino, nel presentare l'intera realtà del Cristo in una unitaria visione d'insieme, in una concezione che pone in risalto l'essenziale e che tuttavia racchiude in sé tutte le particolarità, passa coerentemente dal protomistero Cristo alla Chiesa sua sposa e alla Vergine-Madre, che di questa è tipo. La tipologia ecclesiale è la categoria predominante nella quale si comprende tutto il discorso circa Maria. Niente è tanto alieno da Casel quanto il considerare la Vergine nella sua individualità invece che in relazione all'Ecclesia. Da qualunque punto parta, Casel riconduce costantemente la riflessione mariana a Maria tipo della Chiesa. In rapporto al Figlio, non si può sottovalutare il ruolo della Vergine-Madre, anche se l'opera di Dio in lei «non è così centrale nel disegno salvifico come il grande atto redentivo di Cristo stesso». «Maria ha avuto la sua grande parte nell'incarnazione; ne è stata la grande diaconessa [ ... ]. Maria è la porta celeste attraverso la quale Dio è entrato visibilmente in questo mondo. Qui si palesa in sommo grado il suo titolo di Virgo-Mater, Vergine-Madre: infatti, per generare Dio nella carne, doveva essere vergine, cioè sposata a Dio, e poiché generò Dio nella carne, fu madre». In Maria tutto fu in funzione del grande protomistero, l'incarnazione. Pur riconoscendo nella maternità di Maria «un privilegio concesso solo a lei» e un titolo di onore, il suo significato profondo è di ordine ecclesiale: «La dignità e la grandezza di Maria rifulgono mirabilmente nei titoli che sant'Ambrogio le dà: 'tempio del sacro Pneuma', 'grembo dei mistero', 'madre del Signore'! Ma l'aspetto supremo che l'Evangelista ha voluto mostrare, il divino che si nasconde e si manifesta nell'azione storica è il mistero: Cristo e l'Ecclesia. In Maria diventa visibile l'Ecclesia, di cui essa è tipo, l'Ecclesia che, come Maria è vergine e insieme sposa. Questo mistero del Cristo-Ecclesia e l'unico grande mistero che i Padri cercano e contemplano ovunque.

B - Valenze pneumatiche della maternità fisica di Maria
Quanto alla «maternità fisica di Maria», Casel riconosce che essa «appartiene al piano salvifico di Dio», ma «diventa incomprensibile grazia solo per opera del Pneuma», perché se Maria fosse stata soltanto la madre fisica del Signore, non la potremmo chiamare "benedetta fra le donne". Il Signore stesso respinse seccamente questa opinione, quando all'esclamazione di una donna: "Beato il seno che ti ha portato, e le mammelle che hai succhiate!" rispose: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio, e l'osservano!" (Lc 11,27 ss-). Maria divenne vera madre di Cristo, perché custodì il Logos, perche accolse il Pneuma nella sua anima e lo serbò. Quello che conta in Maria è soprattutto la sua «maternità pneumatica », che l'accomuna alla Chiesa e fa di lei il «tipo eccelso dell'Ecclesia » in quanto Virgo-Sponsa-Mater. Il riferimento allo Spirito Santo è costitutivo per la comprensione di Maria, che «è madre santa per opera del Pneuma», «è Vergine nel Pneuma» e nella sua esistenza ha vissuto «un comportamento tutto pneumatico». Proprio della vita di Maria, Casel compie per accenni una lettura pneumatologica che parte dall'annunciazione e termina con l' assunzione.

C - Significati dell'essere "Donna" di Maria
Altro polo illuminante della realtà di Maria è il suo essere donna, una condizione che allarga la sua tipologia dalla Chiesa all'umanità, anzi alla stessa creazione: Colei che è 'benedetta fra le donne' (Lc 1,42) è una vera donna, tutta umiltà e donazione, vuoto che vuol essere riempito; dona completamente se stessa per vivere di un principio più alto. La donna è stata creata dal Signore quale simbolo della creazione che tende a Dio. Essa è un vaso preparato, che si dona alla forza superiore e ne viene riempito fino all'orlo. Questo ideale femminile ha avuto la piena attuazione in Maria, nella madre di Gesù.

- IL LIBER SACRAMENTORUM DEL CARD. SCHUSTER
Casel non scende all'implicazione concreta delle sue prospettive ecclesiologico-mariane nel campo delle celebrazioni liturgiche. Questo compito si sono assunti vari autori di «messalini» o di commenti all'anno liturgico, tra cui si distingue il Liber sacramentorum del card. A. I. Schuster. In questa grande opera, l'autore profonde la sua erudizione e insieme la sua pietà per illustrare «le venerande ed arcaiche formule romane del divin Sacrificio». Ogni qualvolta s'imbatte in feste o riferimenti mariani, egli non manca di soffermarsi per enucleare dai testi liturgici il loro senso teologico e vitale. Se la raccolta di preghiere alla Vergine testimonia la pietà mariana dello Schuster, i tre studi collocati in apertura dell'VIII volume, documentano il suo interesse per la storia delle tradizioni mariane a Roma.

5. Terza fase: le prime riforme liturgiche
Nella terza fase del movimento liturgico si promuove la partecipazione comunitaria alla liturgia, ma in modo più organico mediante la creazione di centri liturgici e la celebrazione di vari congressi internazionali (a cominciare da quello di Maria Laach nel 1951 a quello di Assisi nel1960). Si fa strada l'esigenza di riforme liturgiche, che verrà tradotta in atto da Pio XII con il ripristino della Veglia pasquale (1951) e la riforma della Settimana santa (1955). Questa terza fase, è particolarmente feconda di studi su Maria nella liturgia, anche sotto l'influsso di eventi ecclesiali come la definizione dogmatica dell'Assunzione (1950) e l'indizione dell'anno mariano del1954. Uno specialista come C. Vagaggini ha raggruppato tali studi in quattro classi:
- si è cercato di descrivere, almeno a modo di panorama, il posto che occupa Maria nella liturgia in genere;
- sono state studiate le leggi e le prospettive secondo le quali la liturgia applica a Maria i testi biblici dell'Antico Testamento: in specie i testi sapienziali e i salmi, e intende i passi del Nuovo Testamento che usa nelle feste mariane;
- sono stati affrontati temi speciali come quello della Nuova Eva nella liturgia e quello, più speculativo, dei rapporti tra Maria e il sacrificio della messa in relazione alla questione più generale dei rapporti tra Maria e il sacerdozio;
- si è cercato d'influenzare in senso liturgico le devozioni mariane del rosario e del piccolo ufficio della Madonna.

6. Risultato più appariscente del Movimento Liturgico circa Maria
Il risultato più appariscente del movimento liturgico nei riguardi di Maria consiste nel presentare sempre la sua figura in contesto storico-salvifico e nel quadro del culto cristiano. Si è compreso infatti che la liturgia propone la V ergine «in intima connessione e dipendenza dal mistero di Cristo e della redenzione in Cristo, quale appare principalmente nella messa e nelle diverse fasi dell'anno sacro e che rimane sempre la visuale centrale e informatrice di tutta la liturgia». Nello stesso tempo la liturgia, con il riconoscimento cultuale dell'unica mediazione di Cristo, in quanto prega «per Christum», trattiene Maria nell'ambito della comunità dei salvati sviluppandone il carattere tipologico di «figura ed espressione massima della Chiesa nella sua perfezione». Quanto al posto di Maria nelle varie liturgie, si riconosce il «laconismo mariano» della liturgia romana, che «appare, rispetto alle altre, notevolmente sobria, e anche, talvolta, dogmaticamente e biblicamente meno ricca». Infine i liturgisti evitano il panliturgismo prestando attenzione alle forme di pietà popolare mariana, non ancora per ricevere da esse alcuni stimoli e valori, ma per armonizzarle con la liturgia.

Bibliografia
DE FIORES S., Maria nella teologia contemporanea, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1991, pp. 58-66; NEUNHEUSER B., Storia della liturgia attraverso le epoche culturali, Edizioni liturgiche, Roma 1977; ID., Movimento liturgico, in Nuovo dizionario di liturgia (a cura di Sartore D. e Triacca A.), Edizioni Paoline, Roma 1984, pp. 904-918; ROUSSEAU O., Storia del Movimento liturgico da dom Guéranger a Pio XII, in MARTIMORT A. G. (a cura di), La Chiesa in preghiera, Desclée et C., Roma 1966 pp.59-62; CASEL O., Il mistero del culto cristiano, Borla, Torino 1966; ID., Il mistero dell'Ecclesia, Città Nuova, Roma 1965; SCHUSTER A. I., Liber sacramentorum. Note storiche liturgiche sul messale romano, 9 vol., Marietti, Torino 1946-1950; MONTAGNA D. M., La liturgia mariana primitiva. Saggio di orientamento, in Marianum 24 (1962) pp. 84-128; La lode alla Theotokos nei testi greci dei secoli IV- VII, ivi, pp. 453-543; FRENAUD G., La Nouvelle Eve dans les liturgies latines du VI' au XII' siècle, in Bulletin de la société française des études mariales 13 {1955) pp. 90-119; POURRAT M. P., Marie et le sacerdoce, in Maria ... (Du Manoir H., l, Parigi 1949, pp. 801-824; KNOX J., The blessed Virgin and the holy sacrifice ofthe mass, in Euntes docete 1 {1948) pp. 92-103; LAURENTIN R., Marie et la messe. Essai sur un problème de spiritualité, in Nouvelle revue théologique 71 {1949) pp. 39-55.

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- MOBIMENTO BIBLICO
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