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LIBERTÁ E LIBERAZIONE


1. Libertà e liberazione dell’uomo in senso cristiano

L’uomo è essenzialmente una persona libera, perché una libertà radicale fa parte della sua natura e del suo essere. Questa libertà si esprime nella capacità di auto – determinarsi, di essere autore delle proprie azioni e di agire per il raggiungimento dei propri fini, anche se essendo una creatura di Dio, riceve con il suo essere le leggi del proprio perfezionamento e del proprio autentico e genuino sviluppo. Seguendo queste leggi, l’uomo diventa un prodotto del suo agire e realizza l’immagine di Dio in sé stesso, secondo la colorazione del proprio suo essere individuale. Le leggi dell’auto – realizzazione, comprendono dei valori quali la verità, la bontà, la bellezza, l’amore, verso i quali l’uomo di sua natura è orientato e che sono di per se stessi senza limiti, infiniti, perché essi sussistono personalmente in Dio, sono aspetti dell’essere divino del creatore dell’uomo. La libertà umana è perciò, il potere dell’uomo di auto determinarsi, di essere autore delle proprie azioni, rispondendo all’attrattiva dei valori che lo perfezionano, lo realizzano in pieno come spirito e come spirito nel mondo. L’essenza della libertà è il poter procedere verso la pienezza del Bene, aderire ad esso, amarlo senza costrizioni esterne ed interne. Nel confronto con il Bene, la libertà si trova nel suo elemento, riscontra la sua piena realizzazione, si riconosce in pieno. Allontanandosi da questa prospettiva di piena realizzazione, l’uomo non è più libero, ma si auto-distrugge, non si auto–realizza, non raggiunge la propria pienezza, raggiunge mete ove non si sente a casa, non si riconosce, non si eleva. La libertà dell’uomo può quindi crescere ma anche diminuire a seconda che egli si orienta o no volutamente verso il proprio fine, aderisce ai veri valori e ne sperimenta la bellezza e la forza spirituale. Orientandosi verso il Bene che nutre la sua libertà, l’uomo vede aprirsi davanti a sé sempre nuovi orizzonti di pienezza, di benessere, di felicità; orientandosi verso altri beni limitati e circoscritti, egli restringe la sua visuale, il suo orizzonte, le sue scelte e le sue capacità di scegliere, non è capace di vedere e possedere il Bene sopra tutti i beni. In tal modo, l’uomo finisce di essere veramente libero, diventa prigioniero dei fini che si è proposto, chiude gli orizzonti infiniti alla sua libertà, misconosce l’esistenza di valori indipendenti e supremi per cui la vita stessa perde il suo autentico senso: il senso della vita diventa un non–senso.
Cristo è indubbiamente l’esemplare più eminente dell’uomo libero ed ha concepito la libertà come liberazione da tutto ciò che non viene da Dio e come adesione piena alla logica del Padre che è quella dell’amore verso Dio e verso il prossimo fino alla morte. Gesù vive la sua libertà in obbedienza e disponibilità al Padre, aderendo sempre di più a lui, portando a compimento il suo volere. Accettando il volere e la logica del Padre, Cristo diventa pienamente libero, per mezzo di un processo di liberazione che raggiunge il suo apice nella libera accettazione della croce, dove la sua libertà trova proprio la suprema esaltazione. Primogenito di tutto il creato e perciò di tutti gli uomini, con la sua libertà e la sua donazione, Cristo è l’uomo veramente uomo, il principio di liberazione di tutta quanta la creazione che in tal modo diventa il Regno dell’amore di Dio. Non va sottaciuto che mediante il dono dello Spirito e dell’ incorporazione a Cristo, l’uomo redento viene conformato alla vicenda del Crocifisso risorto. Lo Spirito ci incorpora a lui mediante la parola e il sacramento e plasma la Chiesa come corpo di Cristo vivente e operante nella storia e oltre la storia. Così, ciò che era iniziato con la predestinazione dell’uomo in Cristo, si conclude ritornando all’orizzonte cosmico della salvezza cristiana che, mediante lo Spirito, rende presente “Dio tutto in tutti” (1Cor 15,28). Di tutto questo Maria ne è la singolare beneficiaria e testimone.

2. Maria donna libera e liberatrice
Al seguito di Cristo, libero e liberatore degli uomini (Lc 4, 16-21) e nel contesto dell’azione della Chiesa a favore degli ultimi, troviamo, dunque, Maria di Nazaret, la cui umile figura è allo stesso tempo una icona stimolante di liberazione.  Il suo Magnificat, oltre ad essere una profonda meditazione della storia, è anche l’espressione perfetta della spiritualità della liberazione che, oltre ad esprimere il suo rendimento di grazie per le opere di Dio che libera gli oppressi ed umilia i potenti, esprime anche la speranza attiva nel cambiamento del mondo in vista dell’Alleanza (Lc 1,46-55). Il cristiano che guarda a Maria, non può essere complice delle ingiustizie del mondo, né ridurre la sua azione a omaggi e preghiere, ma deve mettersi come Maria dalla parte del Dio dei poveri e impegnarsi in un amore attivo e politico verso di essi, anche contribuendo alla liberazione del mondo da ogni ingiustizia. È proprio Maria, la “Donna” scelta da Dio per realizzare la grande opera dell’Incarnazione redentrice, che ci invita a deporre gli ingiusti pregiudizi sulla donna che precludono la sua piena partecipazione e responsabilità nei vari settori della vita sociale ed ecclesiale. La figura di Maria, personifica l’utopia del regno di Dio che tende alla costruzione di una comunità umana animata dallo Spirito come principio di una civiltà fondata sull’amore, la comunione, la fraternità, la giustizia e la libertà. (Rm 14,17; Gal 5, 1-13). Maria emerge come la Vergine dal “cuore nuovo”, aperta all’azione dello Spirito perché possa nascere il Capo della nuova umanità e si instauri nel mondo un regno divino che non avrà mai fine (Lc 1,33). Proprio Maria è al centro della prima comunità ecclesiale dove dallo Spirito scaturisce l’abbozzo meraviglioso di una vita nell’unione cordiale, nella preghiera e nella condivisione dei beni e la Chiesa esprime già la sua disponibilità ad operare creativamente in ordine ad una animazione cristiana della realtà sociale. Questa è l’autentica anima “mariana” della liberazione che unisce all’azione di grazie per i doni di Dio e alla gioiosa consapevolezza del suo amore, l’impegno fattivo a favore dell’emancipazione e della realizzazione degli uomini, che spinge ad uscire dal vicolo cieco dello spiritualismo ed avere il reale e autentico gusto dell’uomo, il senso dell’umanità, la speranza attiva del cambiamento del mondo.
La proposta liberatrice di Maria, la Donna che, come afferma Paolo VI nel n. 37 della Marialis cultus, non dubitò di proclamare che Dio è vindice degli oppressi e rovescia dai loro troni i potenti del mondo, e che è il fulcro contenutistico della mariologia sociale, non ha nulla a che vedere con le forme di opzione per i poveri ispirate da quelle ideologie nelle quali sono centrali l’ateismo, il materialismo, la negazione della persona umana e che, per realizzare la loro liberazione, ricorrono alla lotta di classe e ai mezzi violenti. Il Magnificat, infatti, non può essere ridotto soltanto ad una mera lettura politica in quanto la sua genuina esegesi, pur ammettendo la dimensione socio – politica dell’intervento di Dio nella storia, evidenzia il fondamentale carattere religioso ed escatologico della liberazione intesa come salvezza. Esso è un canto di lode e di ringraziamento a Dio Salvatore che, attraverso le grandi cose operate in Maria, capovolge i rapporti di grandezza e di forza operanti nel mondo; delinea l’esperienza dell’Esodo – liberazione socio – politica in vista del culto del Dio vivente presente in ogni generazione; trova nell’evento Cristo la sua pienezza e il suo senso definitivo. 
Maria è, perciò, come ha anche esplicitato Giovanni Paolo II nella Redemptoris Mater, l’icona più perfetta della libertà e della liberazione dell’umanità e del cosmo nell’ottica di Dio salvatore, alla cui realizzazione mira costantemente l’azione della Chiesa e del singolo cristiano, nella cui memoria e nel cui cuore vive e deve vivere  perennemente l’eco fedele del Magnificat. Proprio attingendo al cuore di Maria e alle profondità della sua fede, la Chiesa si rende sempre più conto di non poter separare la verità su Dio che salva, dalla sua opera e dal suo amore che preferisce i poveri e gli umili. Ispirarsi a Maria per realizzare la Civiltà dell’amore, significa adoperarsi a superare le molteplici strutture di peccato in cui è prigioniera la nostra vita personale, familiare e sociale e a impegnarsi a favore degli ultimi per la necessaria trasformazione della società. Maria insegna che il servizio di Dio, si compie nel servizio del prossimo: il Dio di Maria è raggiungibile là dove c’è qualcuno che abbia bisogno di noi. Nelle necessità del prossimo, nelle urgenze che ci risultano familiari, sta aspettandoci il Dio che ci ha chiamati al suo servizio. Scoprendo che Dio conta su di noi, ci si rivela, nello stesso tempo, il volto delle persone che realmente contano per Dio che sta parlando con noi: come Maria, non possiamo ascoltarlo, senza che ascoltiamo la voce che si alza dalla necessità degli uomini. Il Dio di Maria, quando chiama, quando parla ad una persona, come parlò a lei, gli parla di altre persone, per rivelargli le loro necessità. La vocazione mariana del credente e della Chiesa, ha la sua origine in un Dio che si confida con noi, ma la meta è nel prossimo che ci ha affidato: rendersi, come Maria, servo di Dio, impone l’obbligo di correre al servizio di quelli di cui Dio ci ha parlato e che ci continua ad indicare nella nostra povera storia di uomini.
Maria è, in sostanza, il grande segno dal volto materno e misericordioso, della vicinanza del Padre, di Cristo e dello Spirito ad ogni uomo; il grande modello di piena comunione con il Figlio ma anche di vera comunione con gli uomini, fratelli e sorelle suoi; una figura di grande valenza e significato antropologici, una via sicura per la riconquista della dignità umana, perché presenta il volto nuovo dell’uomo redento da Cristo. Il valore dell’uomo sta, infatti, nell’accoglienza della salvezza offerta da Dio (Lc 9,25; 12,31) e nel realizzarla nella vita con cuore generoso (Lc 8,15).

Bibliografia
GRASSO A., La Vergine Maria e la pace nel Magistero di Paolo VI (1963-1978), PAMI, Città del Vaticano 2008, pp. 245-252. Vedi anche: DELIA C. C., Maria e l’uomo d’oggi, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1989; BRAMBILLA F. G., Antropologia teologica. Chi è l’uomo perché te ne curi?, Queriniana, Brescia 2005; De Fiores, La figura liberatrice di Maria e l’impegno sociale dei cristiani, in AA. VV., Maria e l’impegno sociale dei cristiani, AMI, Roma 2003; PERRELLA S. M., La Madre di Gesù nella coscienza ecclesiale contemporanea, PAMI, Città del Vaticano 2005; Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, lettera enciclica del 25 marzo 1987, in EdE, EDB, Bologna 1998, vol. 8 (Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, 1978–1998), nn. 715–774; Mendez M. E., Maria nella prima evangelizzazione, Edizioni Porziuncola, Assisi 1995; Paolo VI, Discorso in occasione della benedizione della rosa d’oro per il Santuario di N. S. di Guadalupe del 20 marzo 1966 in Insegnamenti di Paolo VI, 4, 274-275; AA.VV., L’immagine teologica di Maria oggi. Fede e cultura, Marianum, Roma 1996; AA.VV., Maria segno di speranza per il terzo millennio, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2001; AA.VV., Maria guida sicura in un mondo che cambia, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2002; AA.VV., Maria e la cultura del nostro tempo. A 30 anni dalla Marialis cultus, AMI, Roma 2005; BOFF C., La figura di Maria nella cultura brasiliana, in AA. VV., L’immagine teologica di Maria, oggi. Fede e cultura, Marianum, Roma 1996; ID., Mariologia sociale, Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”, Roma 2000; ID., Mariologia sociale nei documenti del Magistero, in AA.VV. Maria e l’impegno sociale dei cristiani, AMI, Roma 2003, 137-167; ID., Mariologia social o significado da Virgem para a Sociedade, Paulus, Sãu Paulo 2006.

VEDI ANCHE:
- MARIA, DONNA LIBERA






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