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THEOTOKOS


1. Origini ed uso del titolo "Theotokos"
a)
I numerosi testimoni del titolo Theotokos, dati come anteriori alla seconda metà del IV secolo, sono tutti inautentici o sospetti, tali sono:
- IPPOLITO DI ROMA (†235): Benedizioni di Giacobbe, secondo il testo greco edito in TUU, 38a, p. 13: «Giuseppe... fidanzato a Maria diventa il testimone della madre di Dio»; In Canticum, 4,16 secondo la versione siriaca edita da G. BONWETSCH, GCS, Ippolito la, p. 359, 9. H. RAHNER (Hippolyt von Rom als Zeuge für den Ausdruck Theotokos in Zeitsch. fiir kath. Theol., 59 [1953], pp. 73-81) ha tentato di sostenere l'autenticità di questi testi. L'edizione del testo armeno di Benedizioni di L. MARIES, Parigi, 1953, conferma che la parola Theotokos è interpolata. Cfr. B. REYNDERS in Bulletin de théol. anc. et méd., 2 (1933-1936), pp. 601-602, e J. LEBRETON in Rech. sc. rei., 26 (1936), p. 204. G. JOUASSARD in Maria, I, p. 86, n. 2.
- ORIGENE (f 253-255): 1. Commento scomparso In Ep. ad Rom., tomo I, secondo la testimonianza di SQCRATE, Hist. Eccl. 7,32 (PG 67, 812 AB); 2. In Lucam: Theotokos si trova in numerosi frammenti trasmessi dalle catene greche, ma nessuno è confermato dalla traduzione latina di S. Girolamo (Hom. 6, GCS, t. 35 - Origene, 9, p. 44,10 è infatti un frammento di un testo di Eusebio: PG 23, 1341 D-1344 A; Hom. 7, p. 279, framm. 101 è sospetto; quindici altre varianti attestate da diverse catene su Luca attestano la facilità con cui si introduceva nei testi più antichi il titolo divenuto popolare di Theotokos; 3. Selecta in Deuteron. (PG 12, 813 C) non è autentico (R. DEVREESSE, Anciens commentaires grecs de l'Octateuque in Reo. Bibl., 44 [1935], p. 178, nota 10). Ugualmente non autentiche, interpolate o sospette sono le testimonianze attribuite a: Dionigi di Alessandria, Ep. ad Paulum Samosat., che è un'opera del IV secolo. Pierio d'Alessandria (†290), Pietro d'Alessandria (†311), l'imperatore Costantino, Giovanni Crisostomo, ecc. La colluvie dei testi di cattiva lega si spiega col fervore dei copisti e l'ardore dei polemisti.

b)
La prima testimonianza rigorosamente certa è quella di Alessandro d'Alessandria nel 325, Epist. ad Alexandrum Constantinopoli turn, n. 12, trasmessa da Teodoreto, Historia Ecclesiastica, 1/3 (PG 82, 908 A), edito a parte in PG 18, 568 C e da H. G. HOPITZ, Athanasius Werke, III, 1, p. 28, 14-19: « ...Nostro Signore Gesù Cristo (ha) portato veramente e non in apparenza un corpo (tratto) dalla Theotokos Maria... ». Resta tuttavia possibile, nonostante le obiezioni di O. STEGMULLER (Sub tuum praesidium in Zeitschr. fur kath. Theol., 74 [1952], n. 1, pp. 76-82) che il Sub tuum (attestato dal papiro n. 470 della John Rylands Library: «sotto la tua protezione, noi ci rifugiamo, o Theotokos... ») sia anteriore. Non è escluso che possa risalire alla fine del III secolo (cfr. l'articolo Sub tuum in Enciclopedia Cattolica, 11, 1468-1469 dove figura una riproduzione fotografica del papiro: la parola sussiste, meravigliosamente conservata, su un brandello roso da tutte le parti). Non è escluso nemmeno che l'una o l'altra delle testimonianze sospette o inautentiche menzionate sopra sia anteriore a quella di Alessandro. È verosimile che quest'ultimo non abbia creato l'espressione, ma che abbia fatto eco a un uso già ricevuto. In ogni modo il titolo non ha niente di rivoluzionario. La Scrittura l'aveva insinuato in modo significativo. San Luca, specialmente, chiama Maria « la Madre del Signore» (1,43), nel senso trascendente della parola Signore, sembra (Lc 2,12), e i Padri fin dal II secolo avevano detto esplicitamente che il Figlio di Maria era Dio.

c)
A partire dalla seconda metà del IV secolo, le testimonianze si moltiplicano all'improvviso, di modo che alla fine di questo secolo, il titolo è universalmente diffuso. Lo si trova principalmente presso gli Alessandrini: Atanasio (†373) e diversi scritti pseudo-atanasiani, Serapione di Thmuis (†prima del 359), Didimo il Cieco (†verso il 398) e parecchi monumenti. Ma osserviamo qui: in Arabia, Tito di Bostra (seconda metà del IV secolo); in Palestina, Eusebio di Cesarea († 340), Cirillo di Gerusalemme (†396); in Cappadocia, Basilio (†379), Gregorio di Nazianzo (†389), Gregorio di Nissa (†394); e anche nella regione di Antiochia, Eustazio (†prima del 377, testimonianza probabile), Apollinare di Laodicea (†verso il 390), Diodoro di Tarso (†prima del 394, che non osa ricusare il titolo e tenta di spiegarlo in un senso restrittivo), Severiano di Gabala (†poco dopo il 408). Infine il titolo Theotokos è usato anche dagli Ariani (Asterio il Sofista, †dopo il 341, e Vita Constantini).

d)
Presso i Latini, il corifeo è Ambrogio che usa «Mater Dei » (De Virg., 11,65: PL 16, 282 C). Questo titolo implica una sfumatura differente. Mater Dei (Madre di Dio) significa il rapporto personale di Maria con Dio. Theotokos esprime il fondamento di questo rapporto, colei che genera Dio; bisognerebbe anche dire: colei che partorisce da Dio secondo il realismo medico del termine. Il suffisso greco tokos equivale esattamente al suffisso para usato nelle parole ovipara, vivipara, ecc. La parola primipara, usata dai medici di oggi per indicare una donna che partorisce per la prima volta, decalca esattamente il termine prototákos (da non confondere con protátokos, primogenito, usato dai medici greci dell'antichità). La traduzione letterale esatta di Theotokos sarebbe dunque «Deipara».

2. Significato del titolo
Theotokos deriva dai termini greci: Theos/Dio e tiktein /partorire. Maria è la Theotokos, colei che ha dato vita a Dio. Questa sola parola riassume il significato della frase di Luca: “Madre del Signore” (Lc 1,43) e rappresenta un contrappunto all'insegnamento di Giovanni che il “Verbo si fece carne” (Gv 1,14). Di solito il termine è tradotto “Madre di Dio”. Tuttavia, i cristiani di lingua greca utilizzano anche l'equivalente Meter Theiou. Quest'ultima forma offre una visione più completa della maternità di Maria, in linea con un punto di vista più personalistico. Il titolo “Madre di Dio” sembra essere stato originariamente utilizzato nella pratica liturgica e devozionale dai cristiani in Egitto ed appare nella più antica preghiera, Sub Tuum Praesidium, che risale al terzo secolo. Ci fu originariamente qualche polemica circa l'uso di questo titolo in quanto la dea pagana Iside, è stato indicata come Madre di Dio. Tuttavia, ci sono differenze radicali tra i miti su nascite divine a dee pagane (ad esempio Iside, madre di Horus) e i racconti evangelici dell'incarnazione di Gesù in Maria. Ad esempio, i Vangeli ritraggono Gesù come concepito da Maria in Spirito mentre i miti pagani ritraggono la concezione della divinità attraverso l’atto sessuale, con finalità completamente differenti dal misterioso destino dell'Incarnazione. Infine, il titolo “Madre di Dio”, è stato utilizzato e codificato definitivamente in una formula conciliare. L'uso del titolo “Theotokos”, infatti, è stato formalmente sancito dal Concilio ecumenico di Efeso nel 431, quando la Chiesa ha dichiarato che entrambe le nature divina e umana erano unite nella persona di Gesù, il figlio di Maria. Quindi, Maria può essere chiamata Theotokos, dal momento che il figlio che portava secondo la carne, Gesù, era davvero una delle persone divine della SS. Trinità. Questo titolo mariano è, di conseguenza, fondamentalmente una dichiarazione cristologica, perché afferma che la seconda persona della Trinità, che è nata nella storia come pienamente umana, è realmente il “Dio con noi”.

Bibliografia
LAURENTIN R., Breve trattato su la Vergine Maria, San Paolo, Cinisello Balsamo 1987, pp.276-279: MARIAN GLOSSARY dell’Università di Dayton, U.S.A; VACCARO A., Dizionario dei termini liturgici bizantini e dell'Oriente cristiano, Argo, Lecce 2011, p. 302; SCHWEITZER V., Alter des Titels Theotokos in Der Katholik, III Serie, 28 (1903), pp. 97-113; DILLENSCHNEIDER C., Le sens chrétien et la maternité divine de Marie aux IV e V siècles, Beyaert, Bruges, 1929; JOUASSARD G., in Maria I, pp. 85-86 e 122-136.

VEDI ANCHE:
- DEÍPARA
- MATERNITÁ  DIVINA






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