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SPIRITUALITÁ


Il riferimento sistematico a Maria nella spiritualità fiorisce nel secolo XVII, il secolo d’oro della mariologia, ma non sempre ha trovato un riscontro valido nelle trattazioni dei teologi che si sono limitati a considerare il culto mariano, senza nessuna o poca incidenza vitale nella spiritualità cristiana. Intorno agli anni ’70, quando si sente il desiderio forte di una spiritualità alla ricerca della propria identità incarnata nelle sue radici evangeliche, l’atteggiamento attento e profondo nei riguardi di Maria muta da una impostazione tradizionale a una impostazione più consona con l’odierna società. Prima di passare ad una esposizione sistematica di questo nuovo modo di vedere la devozione e il culto mariano, bisogna tenere in considerazione due aspetti fondamentali: la presenza soprannaturale di Maria e il suo influsso nella vita spirituale.   

1. La dimensione mariana della spiritualità cristiana
La spiritualità cristiana è intesa come vita spirituale, “vita nuova” o vita in Cristo, essendo partecipazione alla sua stessa vita. E’ un cammino di configurazione e di imitazione, nella trasformazione di sé nello Spirito per essere veri testimoni di Cristo stesso. E’ soprattutto un cammino di comunione e di perfezione nella fede, nella speranza e nella carità per essere dono gradito a Dio. La spiritualità cristiana  è autentica se esprime la dimensione mariana, perché  Maria per volontà del Creatore, è in relazione con il Mistero di Cristo e della Chiesa. ed è così modello e Madre della Chiesa sempre presente nel suo cammino di santità. Il cammino di perfezione di ogni credente e di tutta la Chiesa segue Maria come immagine perfetta: «Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione,[…]i fedeli si sforzano di crescere nella santità, debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti» (LG 65). L’enciclica “Redemptoris Mater” esprime il senso profondo della terminologia “spiritualità mariana” che trova piena conferma applicata alla Chiesa come vita di fede, non intesa solo dal punto di vista dottrinale ma come realtà di grazia  che opera un cambiamento nella vita cristiana. «Si tratta qui non solo della dottrina della fede, ma anche della vita della fede e, dunque, dell’autentica “spiritualità mariana” vista alla luce della Tradizione e, specialmente, della spiritualità alla quale ci esorta il Concilio» (RM 48). Ogni membro della comunità ecclesiale affidandosi a Maria, presenza sempre attiva e materna, stringe una relazione intima con Lei per donarsi totalmente a Cristo. La Chiesa come sacramento di salvezza, unita con Maria riscopre la sua relazione sponsale con Cristo pertanto la spiritualità mariana riflette una dimensione cristocentrica ed ecclesiale,  come atteggiamento di fedeltà incondizionata tra la Chiesa sposa e Cristo suo sposo. Per comprendere il dinamismo della dimensione ecclesiale occorre analizzare il fondamento biblico della spiritualità mariana. La dimensione biblica traccia la spiritualità in relazione a Maria partendo dai testi della Sacra Scrittura. La spiritualità è la predisposizione all’ascolto della Parola, allora la spiritualità mariana è lo stesso atteggiamento di ascolto ispirandosi a Maria come modello. Analizzando la storia della salvezza dai  testi dell’A.T. emerge la concreta vicinanza di Dio all’uomo. Dio stringe un patto d’amore un’alleanza con il suo popolo. Questa alleanza ha la caratteristica di una amore sponsale che trova il suo compimento con Gesù. Maria, la nuova Eva, modello della Chiesa, con il suo “sì” da inizio alla nuova  alleanza, divenendo la sposa di Cristo il nuovo Adamo. La spiritualità mariana si esprime così nella sponsalità dell’unione tra la Chiesa e Cristo. Da questa premessa si comprende che la spiritualità mariana ha una dimensione ecclesiale per la presenza attiva e materna di Maria nel cammino della Chiesa: «L’amore per la Chiesa si tradurrà in amore per Maria, e viceversa; perché l’una non può sussistere senza l’altra… non si può, dunque, parlare di Chiesa se non vi è presente Maria» (MC 28). Nella Chiesa come « segno e strumento dell’unione intima con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (LG 1),  Cristo è sempre presente elargendo i suoi segni salvifici e affidando la sua comunità alle cure materne di Maria sua Madre. Ogni membro della Chiesa  è chiamato a partecipare secondo i propri uffici e carismi  all’edificazione dell’unico corpo mistico di Cristo. Questa unità si realizza sotto l’azione dello Spirito Santo la quale vissuta con Maria  conduce all’unità di tutti i cristiani: «La causa dell’unione tra i cristiani appartiene specificatamente all’ufficio della spirituale maternità di Maria »  (MC 33). La Chiesa si caratterizza come mistero di comunione, come realtà fondata nell’unità dell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La presenza di Cristo nella comunità ecclesiale è legata alla comunionalità; «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20). La vita di comunione ecclesiale riflette la carità di Dio di cui Maria è modello nella fede e nella fedeltà.

2. La dimensione mariana nel cammino di perfezione e di comunione
Maria è maestra di vita spirituale per ogni cristiano. La santità deve essere considerata sul versante della perfezione per essere santi in Cristo. La santità è espressione  della perfetta carità che in Dio diviene piena comunione relazionale tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ogni cristiano deve mantenere vivo il senso della comunione trinitaria, affinché «tutti siano una cosa sola».  Così la Chiesa è chiamata a vivere questa unità per  essere « […] un popolo riunito nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (LG4). Maria  è nostra madre spirituale nella quale la grazia del Salvatore, accolta in pieno, divenne il sì generoso della fede fatta fedeltà, corrispondenza, partecipazione al mistero di Cristo, collaborazione allo Spirito Santo. Nel cammino di perfezione i cristiani guardano fiduciosi Maria  come modello d’integrità spirituale e morale per conformarsi a Cristo: «Il processo di perfezione è un cammino di virtù e doni, per svuotarsi del falso ” io” e unirsi a Dio». L’esperienza concreta della vita dei santi è una testimonianza della presenza operante di Maria nel percorso della santità cristiana. La spiritualità mariana riflette una realtà storica nella vita  e nella dottrina dei santi. Infatti: «La spiritualità mariana….trova una ricchissima fonte nell’esperienza storica delle persone e delle varie comunità cristiane, viventi tra i diversi popoli e nazioni su tutta la terra. In proposito, mi è caro ricordare tra  i tanti testimoni e maestri di tale spiritualità, la figura di san Luigi Maria Grignion de Monfort, il quale proponeva ai cristiani la consacrazione a Cristo per le mani di maria, come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali» (RM 48). Il cammino di  perfezione come vita di fede è anche un cammino di comunione nella vicinanza continua di Maria che si realizza nella Chiesa, nella sequela e nell’imitazione di Cristo che associa a sé sua Madre. La comunità ecclesiale deve essere attenta all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera, alla condivisione dei beni secondo le necessità dei fratelli.

3.
La dimensione mariana nel cammino della missione
La comunità ecclesiale deve estendere questa realtà di comunione a tutti i popoli quindi il suo è un cammino missionario. La missione della Chiesa guidata dall’azione dello Spirito Santo è quella di annunciare e comunicare Cristo affinché sia sempre presente nel cuore di ogni uomo. Maria è presente come madre di Cristo nella Chiesa ed è madre dell’umanità a lei affidata da Cristo sul Calvario. Così Maria con la sua nuova maternità nello Spirito accoglie a sé tutta la Chiesa nascente. Questa maternità spirituale cioè come madre nell’ordine della grazia, è stata riconosciuta come vera dalla Chiesa. Maria è «veramente madre delle membra (di Cristo)… perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra» (LG53). Nel Cenacolo,  il cammino di questa maternità spirituale di Maria s’incontra con quello di fede della Chiesa degli albori, quando gli Apostoli  aspettavano di ricevere il dono dello Spirito Santo per andare ad ammaestrare le genti in tutto il mondo.  La Chiesa nel suo peregrinare missionario prende coscienza della sua maternità e non si stanca mai di guardare Maria esemplare figura spirituale di maternità ecclesiale:  « La Chiesa  contemplando la santità misteriosa della Vergine, imitandone la carità….., per mezzo della Parola di Dio accolta con fedeltà, diventa essa pure madre poiché con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio» (LG 64). La maternità ecclesiale ha un universale carattere missionario che si concretizza nell’impegno responsabile di ogni credente che riceve la vita divina attraverso i segni ecclesiali per essere “chiesa madre” lui stesso. Ogni fedele nel dinamismo del proprio servizio evangelico, nel dono totale di sé, deve essere, nonostante le difficoltà, un vero segno che illumini il mondo ad imitazione di Maria che si è associata al destino del Figlio suo Gesù Cristo.. Così la maternità della Chiesa analogamente a quella di Maria  è segno di Cristo  che opera la salvezza nella speranza che un giorno tutto il genero umano  costituisca la Chiesa come segno sacramentale visibile di salvezza dell’intera famiglia umana. I segni sacramentali nella comunità ecclesiale sono mediazioni che portano Cristo nel mondo ed hanno un carattere missionario. La maternità di Maria è una mediazione della maternità ecclesiale di cui ne è il modello infatti «si può dire che la Chiesa apprenda da Maria anche la propria maternità […] perché, come Maria è al servizio del mistero dell’Incarnazione, così la Chiesa rimane al servizio del mistero dell’adozione a figli mediante la grazia» (RM 43). L’espressione “spiritualità missionaria” indica lo stile di vita di Gesù concepito per opera dello Spirito Santo e inviato dallo stesso per evangelizzare i poveri. La spiritualità missionaria  riguarda l’impegno missionario di tutti gli operatori animati  dalle virtù apostoliche. Ogni cristiano, con il battesimo è creatura nuova in Cristo ed è chiamato alla santità e all’apostolato. La creatura nuova, riflettendo la configurazione ontologica con Cristo, continua la sua missione evangelizzatrice. Tale configurazione comporta la piena e libera adesione ad essere come Lui nella partecipazione del suo ufficio sacerdotale, profetico e regale. La missione dell’apostolo è quello di evangelizzare cioè « […] è la predicazione del Vangelo di Gesù Cristo, per il cui annunzio il Signore inviò nel mondo intero i suoi discepoli, affinché gli uomini, rinati mediante la parola di Dio siano con il Battesimo aggregati alla Chiesa, che, in quanto Corpo del Verbo incarnato, riceve nutrimento e vita dalla parola di Dio e dal pane eucaristico »(AG 6).  Il cammino dell’apostolo si traduce nella missione profetica, liturgica e apostolica, di cui Maria è parte integrante con la sua presenza attiva e materna. La missione profetica riguarda l’annuncio e la testimonianza  La Chiesa fin dalla sua nascita con la sua testimonianza non si stanca mai di diffondere il primo annuncio o kerigma che consiste nel far conoscere il mistero di Cristo vero Dio e vero uomo, Salvatore, morto e risorto. A questo annuncio è sempre associato il mistero di Maria Vergine e Madre.  La missione liturgica  consiste  nel far memoria e rendere presente il mistero di Cristo attraverso tutti i segni liturgici e nella celebrazione dei sacramenti. Maria  associata a Cristo, prefigura la cooperazione della Chiesa nel piano redentivo universale. Il momento più importante dell’azione apostolica è la celebrazione dell’Eucaristia che consiste nell’educare il popolo di Dio a cogliere il senso profondo nel dire l’ ”amen” come memoria e attualizzazione del fiat di Maria  che sotto l’azione dello Spirito Santo ha concepito il Verbo fattosi carne e ha trasformato il pane e il vino  nel corpo e nel sangue di Cristo. La missione apostolica come servizio all’edificazione della comunità consiste nel prodigarsi affinché insieme si faccia comunione nel vivere  i segni della presenza di Cristo quali l’ascolto della Parola, l’Eucaristia, la carità. Così la comunità ecclesiale è l’attualizzazione della prima comunità ecclesiale che con Maria, la Madre di Gesù si riuniva per ascoltare «l’insegnamento degli Apostoli, (per celebrare) la frazione del pane, e la preghiera…tenendo ogni cosa in comune» (At 2,42-45). L’impegno attivo dell’apostolo al servizio missionario, richiede un profondo rinnovamento interiore nell’accoglienza dello Spirito per crescere nella santità. Nel suo cammino  di santità, l’apostolo si affida alle cure materne di Maria  per fare la volontà divina e per crescere nella carità come dono di sé agli altri. L’atteggiamento dell’apostolo nel suo percorso spirituale è essenzialmente mariano ad imitazione della fede di Maria, la quale  alimenta con il suo influsso l’azione missionaria ecclesiale, anzi la precede  per  entrare intimamente  nel cuore della Chiesa e seguire il suo peregrinare.

4.  Maria nel cammino della contemplazione
La dimensione contemplativa è l’attitudine a ritornare ad un’autenticità del cuore per aprirsi alla docilità dello Spirito di Verità. E’ un’attitudine essenzialmente mariana per ascoltare la Parola ed accogliere i piani divini. Nei  testi neotestamentari  la contemplazione viene interpretata come «vedere Gesù» (Gv 12,21). Significa vedere Gesù anche quando è invisibile, cioè vederlo con gli occhi della fede. Dalla esperienza dell’incontro personale con Cristo nasce l’annuncio. La Sacra Scrittura essendo il «libro nel quale ognuno può leggere il Verbo»  ci dice che bisogna accogliere la Parola con lo stesso comportamento coinvolgente di Giovanni nei confronti di Maria. Nella comunità ecclesiale, l’attitudine contemplativa si sviluppa «meditando devotamente su Maria e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo» (LG 65). Questo atteggiamento contemplativo della Chiesa deve essere suscitato e animato dalla fede contemplativa di Maria, come vita in Cristo nella totale consegna di sé: «Mediante questa fede Maria è perfettamente unita a Cristo nella sua spoliazione» (RM 18) . La Chiesa di fronte al mistero di Cristo, assume così un atteggiamento di adorazione nel silenzio gioioso, contemplativo e di ammirazione nella piena autodonazione all’accettazione dei piani divini. Nel cammino di contemplazione, il popolo di Dio guarda Maria come modello che «si va ognor più conformando col suo Sposo» (LG65). La dimensione meditativa e contemplativa della Chiesa nasce dalla partecipazione individuale del fedele che celebra con Maria in comunione ecclesiale, i misteri di Cristo. La Chiesa, «in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della Redenzione» (SC 103), e «proclama il mistero pasquale» (SC104) realizzato in Lei e in tutti i santi. I santi sono una testimonianza esemplare di vita nel processo di contemplazione di  ogni cristiano. Il  cammino contemplativo dei santi è stato spiegato come apertura allo Spirito Santo per entrare nella profondità di sé per una conversione del proprio cuore. Questo itinerario conduce ad uscire dal proprio io, per entrare nel silenzio di Dio e unirsi pienamente ai suoi progetti.

5. Devozione e spiritualità mariana popolare
La devozione rientra nella sfera relazionale personale,  intesa come un consegnarsi a qualcuno. La devozione mariana è l’attitudine ad accogliere l’opera salvifica di Dio, affidandosi a  Maria per imitarla. Maria associata al mistero di Cristo è modello della Chiesa e sua primizia escatologica, pertanto la Chiesa ha una particolare inclinazione nell’atteggiamento mariano che viene sintetizzato nella profonda frase «con Maria e come Maria». Se la devozione mariana è vissuta nella celebrazione del mistero di Cristo si può parlare di culto mariano. Il concilio Vaticano II illustra il significato autentico del culto speciale, rivolto alla Beata Vergine, separando le due dimensioni, quello del culto (come celebrazione) e quello della devozione (come  atteggiamento). Il senso autentico della devozione  mariana riguarda l’imitazione e la configurazione a Cristo di tutti i credenti che si rifugiano sotto la protezione della «Madre di Dio». Il culto e la devozione sono entrambi momenti importanti  per entrare in comunione con Cristo sull’esempio di Maria, modello e madre della Chiesa. La relazione  con Maria, da parte di ogni cristiano, deve essere vissuta con affetto filiale per ringraziarla  dei doni ricevuti da Dio, per vivere come Lei nella totale dedizione  al piano di salvezza  di Cristo a favore dell’intera famiglia umana. Maria con il suo «fiat» è la Vergine in ascolto che accoglie con fede la Parola di Dio, così la Chiesa imitandola s’inserisce nella dimensione trinitaria, affidandosi al Padre, per Cristo, nello Spirito Santo. Il culto e la devozione costituiscono l’atteggiamento della comunità cristiana strettamente saldato al suo sì: «dal consenso dell’Ancella del Signore l’umanità inizia il ritorno a Dio» (MC 28). La Chiesa, chiamata a rinnovare la propria fedeltà all’invito di Gesù di accogliere Sua madre, la venera, la invoca e la celebra in modo sublime. La devozione mariana viene vissuta concretamente nelle pratiche e negli esercizi di pietà, ma soprattutto nella promozione del culto liturgico. Nell’ambito della devozione, la religiosità popolare consiste nella manifestazione di pratiche di pietà contestualizzate nella comunità cristiana. Il principio fondamentale è quello di una esperienza di fede e di adesione a Cristo mediante le diverse espressioni culturali. Questa forma è un modo per inserire nel contesto culturale di un popolo i valori evangelici.  La Chiesa missionaria annunciando il Vangelo all’intera famiglia umana, cerca di giungere al loro cuore per essere vicina alle loro esperienze interiori e di vita impegnata nel sociale, soprattutto nei confronti dei poveri e delle persone più semplici. Una pietà è autentica quando nel rispetto dei valori cristiani è strumento efficace di evangelizzazione per orientare coloro che hanno sete di Dio ad un incontro con Lui in Cristo Gesù. L’intera famiglia umana senza distinzione di razza, e ceto sociale, spera in una salvezza escatologica, pertanto il messaggio cristiano deve incarnarsi nella cultura e nelle tradizioni di un popolo  nel rispetto delle loro espressioni popolari anche se purificate. La pietà popolare esprime una dimensione mariana. Nel popolo rappresentato anche da poveri, umili, Maria con la sua materna presenza continua ad essere l’umile serva del Signore vicina alle esperienze di fede e alle necessità di ognuno. La dimensione mariana nella pietà popolare risveglia il cammino missionario, caritativo e contemplativo ad imitazione di quello di Maria sempre pronta ad offrire il suo aiuto materno e la sua consolazione ai più bisognosi. La Chiesa attraverso la pietà popolare può aprirsi al mondo intero. Infatti la pietà è vera e profonda quando trova il proprio equilibrio nella Parola di Dio e riflette la dimensione biblica, liturgica e antropologica della comunità umana. La Chiesa modellandosi sulla pietà mariana riscopre la sua maternità verso tutti i popoli: «La Chiesa con la sua evangelizzazione genera nuovi figli…In questo parto, che si ripete continuamente, Maria è Madre nostra» (Puebla 288) «Maria non intercede soltanto per la chiesa. Ella ha un cuore grande quanto il mondo e implora dinanzi al signore della storia per tutti i popoli. Ce lo rammenta persino la fede popolare che raccomanda a Maria, come Regina materna, il destino delle nostre nazioni» (Puebla 289). L’azione evangelizzatrice  nel mondo porta i suoi frutti solo se si lega alla materna presenza di Maria: «Senza Maria il vangelo si disincarna, si sfigura e si trasforma in una ideologia, in un razionalismo spiritualistico» (Puebla 203).

6. Preghiera e spiritualità mariana del Magnificat
La preghiera è un atteggiamento relazionale con Dio che nasce dalla profondità del cuore umano che si apre alla misericordia di Dio. Maria è la figura dell’orante che riconosciuta la propria bassezza di fronte alla misericordia di Dio, sa lodarlo e ringraziarlo per le grandi cose che opera su di Lei. La preghiera di Maria indica l’offerta totale cioè il dono di sé a Dio per realizzare i progetti salvifici a favore di tutto il genere umano. Nelle parole  del «Magnificat» si rivela la sua condizione di umile serva che nella profondità del suo cuore offre  tutto il suo essere nella fede. Maria è figura esemplare anche nella contemplazione, perché «conservava tutto nel suo cuore» (LG57). In questa attitudine contemplativa che diventa preghiera d’intercessione a favore di coloro che chiedono il suo aiuto, si svela il legame tra Maria e il Figlio Suo Gesù Cristo. La preghiera di Maria essendo una risposta al patto d’amore, cioè all’Alleanza assume tutte le caratteristiche di un amore sponsale con Cristo. Maria è modello di preghiera che accompagna con la sua d’intercessione la preghiera della Chiesa. La Vergine è stata colei che sempre con la sua preghiera ha sostenuto la Chiesa nascente nell’accoglienza dello Spirito Santo. Questo gesto mariano ed ecclesiale sarà programmatico per tutta la storia della Chiesa pellegrina. Un altro atteggiamento della Vergine orante, traspare al momento dell’Annunciazione quando il suo silenzio meditativo si traduce in una  apertura ai piani divini e nella  fedeltà alla Parola di Dio. Maria, come modello della Chiesa sposa è associata alla preghiera continua di Cristo, presente nel suo Corpo Mistico. La Chiesa, fin dagli albori ha sentito l’esigenza di unirsi in preghiera con Maria e pregarla per realizzare così nella preghiera ecclesiale la comunione di tutti i fedeli. Questa comunione ecclesiale è lo specchio della comunione trinitaria che è il fondamento della vita spirituale. «Nella preghiera, lo Spirito Santo ci unisce alla Persona del Figlio Unigenito, nella sua umanità glorificata. Per essa la nostra preghiera filiale entra in comunione, nella Chiesa, con la Madre di Gesù» (CEC 2673). Nella preghiera mariana, la Chiesa si sente sostenuta nel suo difficile cammino di santificazione e di evangelizzazione. La preghiera del Magnificat è un inno di lode, di fiducia, di fede e di ringraziamento che Maria esprime a Dio per le grandi cose che opera in lei a favore di tutta l’umanità: «In queste sublimi parole, che sono a un tempo molto semplici e del tutto ispirate ai testi sacri del popolo d’Israele, traspare la personale esperienza di Maria, l’estasi del suo cuore» (RM 36). Sono parole colme di gloria, di santità e d’amore elargite come autodonazione e automanifestazione di Dio in Maria, colei che come Madre di Cristo, accoglie l’economia salvifica universale.  Tale inno esprime tutta l’interiorità di Maria che riassume in se gli atteggiamenti dell’antico Israele manifestando le speranze messianiche cantate con gioia nelle parole del Magnificat. Gli atteggiamenti interiori di Maria rispecchiano quelli del popolo di Dio ancora peregrinante che imita il cammino orante e caritativo di Maria. Così il cantico del Magnificat sgorgato dalla profonda fede di Maria diviene fin dai primi secoli l’inno della Chiesa in cammino recitato nella liturgia dei vespri e in altri momenti di devozione. La Chiesa, tra le tante difficoltà, illuminata dalla Verità su Dio e sostenuta dalle parole del Magnificat rinnova il suo impegno missionario a favore dei poveri. L’amore privilegiato verso i poveri  inscritto nel cantico  è personificato in Maria che profondamente permeata dello spirito dei “poveri di Jahvè”, annuncia la venuta del Messia dei poveri. L’azione dello Spirito Santo trasforma la povertà accettata con umiltà in strumento di salvezza. La stessa resurrezione di Cristo è la vittoria sulla sua morte come conseguenza della sua umiliazione. Così la povertà cantata nel Magnificat diviene gioia pasquale che passa dalla “kenosis” alla esaltazione gloriosa in Cristo. La Chiesa, passando dall’umiliazione alla glorificazione diviene sacramento universale di salvezza e sostenuta dalla fiducia, dalla carità e dalla speranza, si fa carico della povertà del mondo. Il cantico di Maria anche se non traccia una spiccata spiritualità della Vergine, continua a lasciare un segno nella spiritualità contemporanea: «Il Magnificat è divenuto un punto di riferimento della teologia e della spiritualità contemporanea. Al cantico di Maria si richiamano gruppi di diversa ispirazione: i carismatici che vi trovano la gioia promanante dalla preghiera nello Spirito, i teologi della liberazione che da esso traggono stimolo per la lotta contro ogni ingiustizia, le varie confessioni cristiane che convergono ecumenicamente nella sua recita liturgica. Il Magnificat diventa a sua volta occasione per ritrovare un’immagine di Maria più biblica e più autentica……A  questa riscoperta di Maria corrisponde un rapporto che non si limita a gesti cultuali, ma tende ad identificare con lei nella lettura profetica della storia e nell’impegno di liberazione». Un altro aspetto che l’esegesi mette in luce a proposito di una spiritualità attuale è la povertà di Maria tra i poveri d’Israele di cui ella condivide la condizione e gli atteggiamenti spirituali. Maria «[...] era del numero di coloro che coltivavano una interiore “pietà da poveri”….Dietro questo fenomeno c’è tutta una storia, quella di una particolare stima per la “povertà”: quest’ultima non si riferisce anzitutto alla situazione economica, che può mutare, bensì esprime piuttosto lo stato d’abbandono da parte degli uomini…L’uomo non può attendersi nulla da se stesso, ma tutto da Dio e dalla sua grazia».

Bibliografia
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VEDI ANCHE
 - DIMENSIONI DELLA SPIRITUALITÁ 
 - DINAMISMO DELLA SPIRITUALITÁ
 - CONSACRAZIONE
 - CONSACRAZIONE A MARIA
 - SPIRITUALITÁ MISSIONARIA
 - VITA SPIRITUALE
 - VIVERE IN, CON, PER MARIA






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