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ELISABETTA DELLA TRINITÀ



1. Cenni biografici e opere
Elisabetta della Trinità (1880-1906) morì a soli 26 anni. Entrò nel Carmelo a Diogene nel 1901. Ragazza umile e pure, ricca di intelligenza e aperta a tutte le bellezze della grazia, della natura e dell’arte, alla scuola di s. Paolo e dei riformatori del Carmelo imparò l’amore ai “Tre”, secondo l’espressione a lei cara. Elisabetta della Trinità fece una profonda esperienza della presenza di Dio. «Fu un essere ricco di doni naturali; ella era intelligente e sensibile, pianista perfetta, apprezzata dai suoi amici, delicata nell’affezione ai suoi. Ecco che ella s’illumina nel silenzio della contemplazione, […] Elisabetta dà la testimonianza di una disponibilità perfetta alla parola di Dio che ella ha assimilato al punto da nutrire realmente di essa la sua riflessione e la sua preghiera, al punto da trovare in essa tutte le ragioni per vivere e consacrarsi alla lode della sua gloria».
Di Elisabetta ci sono pervenuti: Diario nel quale racconta i giorni dal gennaio 1899 al gennaio 1900; 342 lettere indirizzate a varie persone; Tratterelli spirituali nei quali parla della fede, della grandezza della vocazione carmelitana e dell’ultimo ritiro; Varie Poesie risalenti prima dell’ingresso nell’ordine, dal Carmelo e dell’infermeria.

2. Maria ed Elisabetta della Trinità
Elisabetta non finiva mai di parlare del ruolo della Beata Vergine in quella che fu l’unica ambizione della sua vita: diventare come un’Incarnazione del Verbo. Per mezzo di Maria ha potuto realizzare questo desiderio: chi meglio di Lei ha conosciuto i misteri del suo Figlio?  Una volta le regalarono un’immaginetta dell’annunciazione e non volle mai separarsene perché – diceva – rappresentata l’incarnazione della Parola nel grembo di Maria”, ideale che l’animava costantemente. Elisabetta nutrì una devozione mariana semplice e tradizionale: non si vergognava di fare uso di immagini e statue in onore della Vergine. Fin da bambina preferiva visitare i santuari mariani e nel suo diario sono stati rinvenuti riferimenti  a più titoli di Maria. Visitò 4 volte Louders che considerava come un luogo attraverso il quale Dio visitava il suo popolo nella persona di Maria. Sul capezzale del letto morente chiese alla priora di portarle una statuetta dell’Immacolata Concezione, che apparve in quel luogo. Elisabetta crebbe spiritualmente con queste forme. Chiedeva in dono alla Madonna la virtù dell’umiltà, “Vieni o Madre in mio aiuto per spezzare il mio orgoglio”, ed la purezza, “custodiscimi senza macchia, o Vergine”. Durante la sua missione parrocchiale del 1899 ricordava tre devozioni principali: lo scapolare, le immagini, il rosario. “Lo Scapolare – diceva – è insegna di Maria: un’anima che lo porta e che fa tutti gli sforzi per salvarsi non può cadere nell’inferno”. Nell’ultimo anno della sua vita confezionò uno Scapolare per una monaca nell’anniversario della sua professione ed, per quest’occasione, spiegò come quest’abitino potesse esser una sintesi della vita carmelitana. La Fanciulla di Nazareth, sintesi di lode della gloria di Dio, per Elisabetta  era intimamente legata alla vita di preghiera e di raccoglimento, ne è maestra e giuda: “Chiedo alla Madre del Carmelo di insegnarmi ad adorare Gesù”.  In Lei abbiamo il punto perfetto di incontro tra cielo e Terra, tra Dio e l’uomo. Non c’è modo più sicuro di raggiungere la Trinità che per il suo Cuore: “Durante il mese di maggio sarò unitissima a Lei e adoreremo la Trinità”. Si identifica con Maria quando descrive la sua relazione al travolgente dono di Dio che le si comunicava nell’esperienza contemplativa: «Vorrei corrisponde a questa vocazione passando sulla terra come la Vergine custodendo tutte queste cose nel mio cuore, seppellendomi, per cosi dire, nel fondo della mia anima per perdermi nella Trinità che vi dimora e trasformarmi in essa […] Allora io sarei davvero Elisabetta della Trinità». Tutto ciò che faceva, lo faceva con Maria e cercava di imitarla: “Amare è imitare Maria!”. Quando l’ora del transito fu vicina sofferente disse:  «è la via del Calvario che si è aperta ed io sono felicissima di camminare come una sposa accanto al Crocifisso» e “porto la croce insieme a sua Madre”. Nelle sue sofferenze non poté trovare compagnia più bella dell’Addolorata “forte ad eroica”.

Bibliografia
MORETTI R., Introduzione a Elisabetta della Trinità. Vita, scritti, dottrina, Roma 2006; GIOVANNA DELLA CROCE,  Elisabetta della Trinità. Una vita di lode a Dio, Milano 1993 ( I tascabili dello Spirito 9); SICARI A. M., Elisabetta della Trinità, Roma 1984; BOAGA E. – BORRIELLO L., Elisabetta della Trinità, in Dizionario Carmelitano, Roma 2008; ELISABETTA DELLA TRINITÀ, Opere complete, Cinisello Balsamo (Milano) 1993.






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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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