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RABANO MAURO



1. Cenni biografici e opere
a) Benedettino, nato e morto a Magonza, apprese la conoscenza delle lettere sacre e profane da Aimone nella scuola di Fulda e poi da Alcuino in quella di Tours. Fu ordinato sacerdote nell'814 e dall'817 diresse la scuola dell'abbazia di Fulda, divenendone poi abate (822-842). Date le dimissioni da questa carica, si ritirò a Petersburg e il 26 giugno dell'847 fu eletto arcivescovo di Magonza.
b) La sua produzione letteraria è vastissima. Comprende trattati enciclopedici (De universo), omelie ed inni; i Commenti a quasi tutti i libri della sacra Scrittura, dove abbondano i passi dei santi Padri e i sensi allegorici. Ma tutte le sue opere hanno in comune il carattere di manuali utili per istruire nelle verità della fede popolazioni ancora barbare. Per questa sua ampia attività si meritò il titolo di «Praeceptor Germaniae».

2. Opere a carattere mariologico
Ha lasciato l'Omelia In Assumptione sanctae Mariae (PL110, 55b. 'j56d) e gli inni: In purificatione sanctae Mariae (PL 112, 1658); In solemnitate sanctae Mariae (PL 112, 1059); Versus de Annuntiatione Mariae (PL 112, 1665),. In Natali sanctae Mariae (PL "F110, 54bd: adattazione di PL 89, 2104-2106)

3. La mariologia di Rabano Mauro
Rabano Mauro è il fermo e deciso assertore della maternità divina della Vergine, madre immacolata, incorrotta e intatta. Ella è stata esaltata al di sopra dei cori degli angeli, e madre felice, vive in eterno accanto al Figlio Re. Maria ha inverato le antiche profezie e soprattutto quella di Isaia: ha infatti generato la salvezza del mondo intero ed è rimasta per sempre vergine inviolata: il concepimento verginale è necessario e indispensabile per l'Incarnazione. D'altronde il ruolo di Maria nel misterioso evento della storia della salvezza - sostiene Rabano - è indissolubilmente legato alla sua maternità.

a) In Maria vince la Chiesa
 Rabano Mauro e fermo assertore della maternità divina della Vergine, madre immacolata, incorrotta e intatta. Ella è stata esaltata al di sopra dei cori degli angeli, e madre lieta, vive in eterno accanto al Figlio re. Maria ha inverato le antiche profezie e soprattutto quella di Isaia: ha infatti generato la salvezza del mondo intero ed è rimasta per sempre vergine inviolata: il concepimento verginale è necessario e indispensabile per l'incarnazione. D'altronde il ruolo di Maria nel misterioso evento della storia della salvezza è indissolubilmente legato alla sua maternità. Interessante l'interpretazione ecclesiologica e cristologica del Protovangelo di Gen 3,15: «Ella ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». «Una donna schiaccerà la testa del serpente, perché la santa Chiesa, subito, scaccia nel loro stesso insorgere le insidie del diavolo e i suoi velenosi tentativi di convincimento. [ ... ] Umiliando se stessa sotto la potente mano di Dio, resiste alla superbia per mezzo della quale Eva è stata ingannata». E poi Rabano prosegue: «Alcuni hanno inteso l'espressione: io porrò inimicizia tra te e la donna, come detto in riferimento alla Vergine dalla quale è nato il Signore. L'hanno cosi interpretata perché in quel tempo si prometteva che da lei sarebbe nato il Signore per sconfiggere il nemico e per distruggere la morte, della quale egli stesso era l'autore. [ ... ] E infatti anche l'espressione: Ella ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno, è stata intesa come detta in riferimento al frutto del grembo di Maria che è Cristo, come per dire: Tu tenterai di abbatterlo per farlo morire; ma egli, dopo averti vinto, risorgerà e schiaccerà il tuo capo, che è la morte» (Commento a Genesi). Non meno bella è l'esegesi del Magnificat, all'interno del Commento a Luca, assai ispirato dall'analogo testo di sant'Ambrogio: «Il Signore - dice la Vergine - mi ha esaltata con un così grande e inaudito dono, che non lo si può esprimere a parole, ma a stento può essere compreso nel profondo intimo del petto. Perciò raccolgo tutte le forze della mia anima nel rendere lodi di grazie per tutto ciò che sto vivendo, udendo, vedendo e con gioia portando a compimento; tutta immersa nella contemplazione della grandezza di colui che è senza fine, perché il mio Spirito gioisce dell'eterna divinità di Gesù, cioè del Salvatore, la carne temporalmente concepita mi fa esultare di letizia». Per quanto riguarda l'esaltazione della Madre di Dio - Rabano Mauro è autore anche di un'Omelia sull'Assunzione - egli si sofferma tanto sul contenuto di quello che poi sarà riconosciuto come dogma, ma piuttosto pone in evidenza le ragioni dell'eterna beatitudine di Maria: «Tu, o Maria, hai meritato di accogliere quella venuta promessa al mondo intero tanti secoli addietro; sei diventata dimora dell'immensa maestà; solamente tu per particolare privilegio hai posseduto per nove mesi la speranza del mondo, il decoro dei secoli, la comune gioia di tutti. Colui che ha dato inizio a ogni cosa, da te ha preso inizio e dal tu corpo ha preso il sangue da versare per la vita del mondo. La vita di tutti i secoli è nata dall'unico tuo parto: tu hai meritato di chiamare figlio tuo il Padre degli angeli».
 
 b) II nome di Maria
 Non meno interessante appare il contributo erudito del nostro abate circa il significato del nome Maria. «Maria significa Stella del mare o Mare amaro e questi nomi ben si addicono alla Madre del Salvatore. É rettamente chiamata Stella del mare, perché, in questo mondo oscurato dalle tenebre della perfidia e dei peccatori, ha fatto risplendere la vera luce, della quale Giovanni dice: "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1,9). Ma la Vergine altrettanto rettamente è detta Mare amaro, perché, avendo con il suo esempio insegnato ad astenersi dalle seduzioni di questo mondo, ha reso molto amari i piaceri e i desideri sfrenati di questo mondo. Essi prendono il giusto nome di mare, cioè di amarezza, perché trascinano coloro che li inseguono nell'amarezza eterna della geenna. [ ... ] Bisogna inoltre sapere che Maria nella lingua sira è detta Signora, e a buon diritto è chiamata cosi colei che ha meritato di generare il Signore del cielo e della terra ...» (De universo). Singolarmente profonda la meditazione del mistero divino implicato nell'incarnazione: «Ora, poiché tutta la Trinità ha fatto quella creatura che ha concepito e generato, benché essa riguardi la sola persona del Figlio; e se le opere della Trinità non si possono separare tra loro, perché nel concepimento è stato nominato soltanto lo Spirito Santo?». Rabano allude al fatto che la Scrittura dice: «Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo». E spiega: «Il modo in cui è nato Cristo, cioè non come figlio per opera dello Spirito Santo, ma come figlio nato da Maria Vergine, certamente ci introduce al mistero della grazia di Dio. Per mezzo di questa infatti un essere umano, senza alcun precedente merito e nello stesso esordio della sua natura con cui comincia a esistere, si è unito a Dio Verbo in una così eccelsa unità di persona, che il figlio dell'uomo è diventato Figlio di Dio e il Figlio di Dio è diventato figlio dell'uomo. Così per quest'uomo, nel momento in cui ha assunto la natura umana, la stessa grazia è diventata, per così dire naturale, e ha escluso ogni possibilità di peccato. Inoltre questa grazia doveva essere significata per mezzo dello Spirito Santo, perché egli è cosi propriamente Dio da essere chiamato anche dono di Dio» (Commento a Matteo).
 
Bibliografia
AA.VV., Testi mariani del primo millennio. 3. Padri e altri autori latini, Città Nuova Editrice, Roma 1990, p. 768; HUHN I., Marienbild in den Schriften des Rubanus Maurus, in « Scholastik » 31 (1956) pp. 515-532; BOURASSÉ J. J., Summa Aurea de laudibus beate Virginis Mariae, VI, pp. 203-222; HUHN J. Hum, Des Marienbild in den Schriften des Rabanus Maurus, in «Scholastik», 31 (1956), pp. 515-532; BARRE' H., Prièms Anciennes, pp. 89-90. Pensiero mariano: Jugie I, p. 284; O'Caroll p. 303, RIVA P., Rabano Mauro, in La Madonna della neve, n. 7 agosto-settembre 2017, pp. 10-11.







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