La mattina del 5 agosto 1834 cinque piccoli pastorelli, quattro bambine ed il fratellino di una di esse, - Maria Pittavino, la cugina Maria Margherita Pittavino, Maria Chiotti, tutte e tre di dodici anni, Maria Boschero di dieci anni ed il fratellino di Maria Margherita Pittavino di soli otto anni - stanno pascolando le mucche in un alpeggio detto “il Chiotto”, poco lontano dal paese. All'improvviso una bella Signora appare loro sopra una roccia al centro del prato. La Signora si presenta con le braccia aperte ed in lacrime, indossa una veste rossa ricoperta da un manto azzurro fermato sul collo da un bottone d’oro, ha una cintura anch'essa dorata. I bambini si soffermano a contemplare tanta radiosa bellezza. Tornando la sera in paese raccontano quanto accaduto a genitori e conoscenti, lei cui reazioni sono molto scettiche. La mattina dopo, malgrado un forte vento che minaccia un temporale, i pastorelli risalgono al Chiotto con i loro armenti. A loro si uniscono alcuni compaesani, fra cui un certo Bartolomeo Chiotti, gobbo e deforme da molti anni. Rivedendo nuovamente la misteriosa Signora i ragazzi si mettono a gridare per la meraviglia. Li sente, da lontano Giuseppe, padre di Maria Pittavino il quale, spaventato per il clamore, afferra una vecchia spada e corre verso il Chiotto per verificare cosa stesse accadendo. Egli colpisce violentemente e ripetutamente la roccia, ma i ragazzi non sembrano minimamente preoccupati per la sua violenza. Vedendo, poi, che una piccola si avvicina al sasso e tende la manina volendo toccare il manto della Signora, anche Giuseppe rimane turbato e si inginocchia devotamente. Le apparizioni proseguono anche nei giorni successivi e i valligiani accorrono sempre più numerosi sul luogo. Cresce via via il consenso di tutti, grazie anche alla guarigione di Bartolomeo Chiotti che si impegna, assieme a papa Pittavino, a costruire in onore della Vergine, un pilone votivo entro un anno. Rimane però ancora incerta l’identità della Bella Signora che continua a rimanere in silenzio ed a mostrarsi addolorata e piangente, anche se quasi tutti intuiscono si tratti della Santa Vergine. Una mattina, la Bella Signora, sempre piangendo, inizia a tracciare un itinerario lungo il prato: i suoi passi lasciano una scia luminosa che viene interpretata come la tracciatura del perimetro di una futura Chiesa che avrebbe dovuto sorgere in quel luogo. Con un gesto delle mani, ella indica anche il sito dove si sarebbero trovate le pietre di ardesia e la sabbia necessaria per l’edificazione del tempio. I fenomeni proseguono, con cadenza quotidiana, fino al termine della stagione in cui il bestiame veniva mantenuto in altura, cioè intorno al 20 di settembre. Giuseppe, però, anche dopo il termine delle apparizioni, vorrebbe risolvere il problema dell’identificazione della Bella Signora, non sapendo a chi dover dedicare il pilone promesso. Comincia così quando ha un po' di tempo libero dal lavoro, ad accompagnare la piccola figliola nelle piccole cappelle e nei santuari della zona, sperando che la figlia Maria riconosca in qualche quadro o statua, l’immagine che aveva contemplato al Chiotto per quasi cinquanta giorni al Chiotto. Ed ecco che un lunedì mattina padre e figlia giungono al mercato di Venasca, un paese posto a valle di Valmala. L'attenzione della bambina e immediatamente attratta da un quadretto che riproduce l'immagine della Madonna Madre della Misericordia di Savona. Giuseppe compra l’immagine e il 2 novembre riunisce tutti i veggenti, ricevendo da ognuno di loro la conferma del riconoscimento. Così ha inizio la storia del Santuario della Madonna della misericordia di Valmala.