Con Maria, serva orante e madre
Omelia del Card. Francesco Pironio nel Santuario di “Nostra Signora de Luján”
9 aprile 1987
Celebrazione della II Giornata Mondiale della Gioventù (Buenos Aires)

«Gesù disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!".  Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!"» (Gv 19,26-27).


 Quante volte abbiamo letto e meditato queste parole e quan­to bene ci hanno fatto sempre!  Come hanno rafforzato il nostro amore e hanno nutrito la nostra speranza!  Ma quanto bene ci fa ascoltarle oggi, qui, a Luján, nella Casa della Madre!  Che bello, cari giovani, essere arrivati fino a Luján, cuore spirituale dell'Ar­gentina!  Di qua passa la storia del nostro popolo.  Luján è il punto d'incontro di tutti gli argentini, l'espressione più viva della loro profonda religiosità popolare!  Per questo abbiamo voluto iniziare qui le nostre giornate di preghiera, di riflessione, di comunione fraterna. Nella Casa della Madre si sperimenta sempre in modo più pregno l'amore del Padre che ci rende figli; si ascolta più docil­mente la Parola del Figlio che ci rende discepoli e si riceve più profondamente la forza dello Spirito Santo che ci rende testimoni.  Tutto questo per farci giovani nuovi, lieti e sereni, solidali e frater­ni, pieni di speranza pasquale e di amore universale. E' quanto il mondo attende.  E' quanto attende la Chiesa.  Ma anzitutto, è quanto attende Gesù, il Figlio di Dio e il Figlio di Maria.  Venire a Luján significa mettersi in cammino di povertà, di preghiera e di speranza; mettersi in cammino di donazione e di servizio; mettersi in cammino di solidarietà, di fraternità, di donazione totale a Cristo, alla sua Chiesa, all'uomo. Alla luce della Parola proclamata, vorrei sottolineare queste tre idee: Maria, l'umile serva del Signore, ci insegna ad essere fedeli alla Parola (ad essere discepoli); Maria, l'orante, ci insegna a formare una comunità evangelizzatrice e missionaria; Maria, la Madre, ci insegna ad essere forti nella croce e a camminare lieti nella speranza. 

1. Maria, l'umile serva del Signore ci insegna ad essere fedeli alla Parola (discepoli) 

 «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto»            (Lc 1,38). 
E' l'atteggiamento fondamentale di Maria: quello che consen­te alla Parola di Dio di farsi carne e di venire ad abitare in mezzo a noi.  Quello che introduce nella storia la gioia della salvezza.  Gra­zie al sì di Maria, il mondo è stato riconciliato con il Padre e gli uomini, in Cristo Gesù, il Primogenito, possono chiamarsi fratelli.  Grazie alla fedeltà di Maria - la povera, la contemplativa - nasce nella grotta di Betlemme «un Salvatore, che è il Cristo Signore» (Lc 2,11), il «Principe della pace» (Is 9,5) e gli angeli possono annun­ziare agli uomini che è arrivata la Pace.  Grazie alla fedeltà intrepi­da e nascosta di Maria - che continuò avanzando «nel pellegri­naggio della fede» fino alla croce (cf.  LG 58) - Cristo ci «riconciliò con Dio in un solo Corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia» e creando «in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace» (cf.  Ef 2,14-18). Per questo Maria fu proclamata beata: «beata colei che ha cre­duto» (Lc 1,45).  E Gesù stesso proclamerà e spiegherà questa beati­tudine di sua madre: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11,28).  Maria è grande perché è Madre del Signore; ma è più grande ancora perché è stata discepola. Una prima conclusione per noi questa mattina.  Se vogliamo essere i nuovi evangelizzatori del mondo contemporaneo, i costruttori della civiltà dell'amore e gli artefici della pace, cominciamo coll'essere come Maria, gli umili servitori del Signore; colo­ro cioè, che ascoltano da discepoli la Parola del Signore e la osser­vano con fedeltà.  Nella prima lettura il Profeta Isaia ci ha detto: «Venite, saliamo sul monte del Signore al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri» (Is 2,3).  Cari giovani, se dovessi raccomandarvi ancora qualcosa di più concreto, vi direi: siate semplici e poveri, come Maria; siate oranti e contemplativi, come Maria; lasciate che la Parola di Dio penetri in voi, vi cambi, vi renda trasparenti.  Siate fedeli, come Maria, alla vostra vocazione e al vostro servizio.  Non abbiate paura di dire sì al Signore, anche se vi costa; vivete e amate la croce, la croce del Signore con la quale evangelizzate; la croce che ci riconcilia con il Padre e i fratelli.  Soltanto così costruirete la pace. lo penso a voi con la speranza del profeta: «Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in i» Is 2,4 . 

2. Maria, l'orante del Cenacolo ci insegna a formare una comunità evangelizzatrice e missionaria 

 Gli Apostoli, ritornando a Gerusalemme dal monte degli Ulivi, si trovarono nel Cenacolo «(Mc 16,i5).  Dovevano essere i messaggeri e i testimoni del Mistero Pasquale, ma prima dovevano essere confermati dallo Spirito della Verità, della Fortezza e della Testimonianza: «Di questo voi siete testimoni.  E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finche non siate rivestiti di potenza dall'alto» (Lc 24,48-49). La seconda lettura di oggi ci narra il miracolo di Pentecoste e l'inizio di una Chiesa evangelizzatrice e missionaria: «Ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi» (At 2,4).  E' il momento della manifestazione della Chiesa mediante l'effusione dello Spirito (cf.  LG 2).  La Chiesa entra nel mondo, tra­mite la presenza degli Apostoli, per proclamare nelle varie lingue degli uomini le immutabili «meraviglie di Dio» (cf.  At 2,11).  E nel Cenacolo è presente Maria, accogliendo in modo specialissimo il dono dello Spirito e facendo sì che la comunità dei discepoli del Figlio suo si apra missionariamente al mondo.  Ella continuerà a generare nel suo silenzio la parola degli Apostoli e la comunione ecclesiale dei discepoli.  Desidero sottolineare per voi, cari giovani, che lo Spirito Santo consacra gli apostoli e i testimoni, li unisce nella profonda comunione ecclesiale e li manda nel mondo per esservi operatori di una «nuova evangelizzazione», portatori della buona notizia della salvezza.  Vorrei raccomandarvi in concreto quanto segue:  lasciatevi invadere dallo Spirito di santità che avete ricevuto nel Battesimo e nella Confermazione.  Lasciatevi trasformare in testi­moni e profeti.  Lasciate che lo Spirito vi invada, come invase Maria nell' Annunciazione e nella Pentecoste; vivete, nell'unità dello Spirito, la comunione ecclesiale; i diversi doni e servizi nella Chiesa, formando tutti un solo Corpo e ani­mati dallo stesso Spirito., Che bello riaffermare qui, alla presen­za della Madonna, l'indissolubile unità della Chiesa!  Il mondo ha bisogno della testimonianza della nostra unità; movimenti, associazioni, gruppi: una sola Chiesa del Signore; incoraggiati dallo Spirito entrate, generosi, lieti e forti, nel mondo per esservi lievito, come dice il Vangelo.  Entrate nella casa, nella scuola, nel lavoro, nello sport, nella vita civile.  Dove­te essere luce: lasciatevi illuminare dal Cristo che è «la luce vera»; dovrete essere testimoni: lasciatevi bruciare dal fuoco dello Spirito; dovete essere profeti: lasciatevi riempire dalla Parola di Dio e dalla passione trasformatrice dello Spirito.  Il mondo è stanco delle promesse degli uomini; solo crede nella trasparenza dei testimoni e nell'ardore dei profeti. 

3.        Maria, la Madre, ci insegna ad essere forti nella croce e a camminare lieti nella speranza 

Cari giovani, quanta sofferenza nel mondo, quanta tristezza e scoraggiamento nel cuore degli uomini!  Quanta ingiustizia, man­canza di libertà e violazione dei diritti umani!  Quanta angoscia, disorientamento e solitudine, nel volto invecchiato di tanti giova­ni! Sono giovani di età ma già hanno fatto un lungo cammino di fame e disoccupazione, di odio e di violenza, di disillusione e sco­raggiamento, di frustrazione a causa delle menzogne degli adulti, l'incoerenza dei cristiani, l'incomprensione e l'indifferenza di molti uomini di Chiesa.  Hanno cercato padri, maestri e amici, e non sempre hanno trovato un cuore fraterno e compassionevole, come quello di Cristo.  Siamo venuti a Luján anche per loro, non soltanto per noi; ci fa soffrire il dolore dei poveri e il pericoloso disorientamento dei giovani: senza presente e senza futuro, senza casa, senza pane e senza lavoro, senza studio, senza speranza e senza amici.  Senza che forse nessuno gli abbia mai detto che Dio è amore e che Maria è nostra Madre. Anche noi abbiamo bisogno di confermare la nostra speran­za: il cammino è, a volte, lungo e solitario, oscuro, difficile e in salita.  La stanchezza e l'amarezza degli altri possono toglierci la forza e la gioia del cammino.  Per questo abbiamo bisogno di camminare insieme, comunicandoci reciprocamente la speranza.  Quanto bene ci fa, quando la tentazione dello scoraggiamento ci blocca, ascoltare la voce fraterna di un amico che ci dice: «corag­gio, non aver paura, camminiamo insieme, Gesù è risorto, vive e continua a percorrere il cammino con noi!» Quanto bene ci fa quando la nostra croce o quella degli altri ci risultano troppo pesanti, sentire dentro di noi le parole di Gesù: «ecco tua madre!»  Se la   tentazione è forte: «ecco tua madre»; se la delusione è dolorosa: «ecco tua madre»; se la solitudine è penosa o l'incomprensione ti scoraggia: «ecco tua madre»; se il tuo cammino vocazionale è difficile o lo vedi ancora un po' oscuro: «ecco tua madre»; se la fame e l'ingiustizia, la paura e la violenza degli altri ti distrug­gono e minacciano di infrangere la tua speranza, ripeti dentro di te:  «ecco tua madre». Allo stesso tempo sentirai che Gesù dice a Maria: «ecco tuo figlio».  E' necessario ascoltare il Signore nel silenzio della preghie­ra e accoglierlo nella povertà: «ecco tuo figlio»; è necessario sco­prire il Signore nei poveri e servirlo: «ecco tuo figlio»; è necessario impegnarsi più profondamente nella famiglia, nello studio, nel lavoro: «ecco tuo figlio»; occorre vendere tutto darlo ai poveri e seguire radicalmente il Signore nella vita sacerdotale o religiosa: «ecco tuo figlio». Sì, miei cari giovani, ecco dov'è Maria; molto vicino e dentro di noi, con la sua serenità e la sua forza.  Con la fedeltà di sempre: con la gioia delle nozze di Cana; con la serena fortezza della pasqua della croce.  Questo pellegrinaggio a Luján deve essere un momento pri­vilegiato per la vostra vita cristiana ed ecclesiale.  Un momento di grazia e di gioia, un momento di rinnovamento e di impegno, un momento, soprattutto, di amore e di speranza. Sperimentare profondamente l'amore del Padre: «noi abbia­mo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi».  Per que­sto una gioventù profonda e gioiosa: che prega e canta, riflette e cerca, vive la fraternità evangelica e si impegna a costruire una società nuova in cui si vive la libertà, si pratica la giustizia, si gode la pace. Cari giovani, miei amici: voi siete arrivati in Argentina, pro­venienti da molti paesi e da diversi continenti, per incontrare molto profondamente Cristo e proclamarlo, per sperimentare l'a­more del Padre e impegnarvi a trasmetterlo ai fratelli.  Nella Basili­ca di Luján - casa di Dio e terra di Maria - voi ricevete oggi una grazia e una missione.  La grazia di gustare accanto a Maria la gioia della fedeltà («lo sono la serva del Signore ... ») e la missione di tornare ai vostri Paesi gridando a tutto il mondo la speranza: perché «noi abbiamo creduto all'amore che Dio ha per noi».  Il Vangelo che abbiamo ascoltato termina così: «Da quel momento il discepolo la prese nella sua casa».  Che ognuno di noi, cari giova­ni, resti nel cuore materno di Nostra Signora (oggi qui, nel Santua­rio Nazionale di Luján) e allo stesso tempo possa portare Maria nella propria casa: nel proprio Paese, nella propria diocesi, nella propria comunità, nella propria famiglia, nel proprio studio, nel proprio lavoro, nel quotidiano cammino di amore e di speranza.  Dentro di noi sentiremo sempre una voce fraterna che dice: «ecco tua madre», e una voce materna che ci invita: «fate quello che vi dirà» (Gv 2,5).  Così sia.


 


+ Card. Francesco Pironio
9 aprile 1987







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