L'Immacolata una bellezza che incanta
Omelia del Card. Dionigi Tettamanzi Arcivescovo di Genova
8 dicembre 1998

L'Immacolata una bellezza che incanta

La liturgia d'oggi si apre con un bellissimo testo del profeta Isaia, che la Chiesa pone sulle labbra e nel cuore di Maria Santissima: "Esulto e gioisco nel Signore, l'anima mia si allieta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come una sposa adornata di gioielli" (Is 61, 10). E la Chiesa invita anche noi a condividere l'esultanza e la gioia dell'anima di Maria, contemplando le "grandi opere" che l'Onnipotente ha compiuto nei suoi riguardi. Con la liturgia ripetiamo: "Abbiamo contemplato -e continueremo a contemplare-, o Dio, le meraviglie del tuo amore". Ma quali sono le meraviglie divine oggetto della nostra contemplazione? Quelle cantate dalla maestosa "benedizione" con la quale l'apostolo Paolo, aprendo la lettera agli Efesini, descrive "il piano di Colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà", ossia la grande architettura della storia della salvezza che ha al suo centro la scelta di fare dell'uomo un essere santo ed immacolato nella carità, figlio adottivo per opera di Gesù Cristo, erede dei beni eterni "a lode della sua gloria". Questo meraviglioso e inimmaginabile progetto divino ha trovato in Maria realizzazione perfetta: la sua immacolata concezione, ossia il suo entrare nella storia come creatura pienamente salvata, esente da qualsiasi colpa e colma della grazia divina, costituisce un aspetto fondamentale del realizzarsi efficace del progetto di Dio in tutta la sua bellezza originaria. Con questa visione luminosa negli occhi e con questa gioia nel cuore -una gioia che prelude a quella del Natale- vogliamo meditare i due dialoghi che la liturgia d'oggi ci fa riascoltare: il primo avviene agli inizi dell'umanità nel paradiso terrestre, il secondo nella casa di Maria a Nazaret. L'uno e l'altro dicono con singolare efficacia l'amore che Dio ha per l'uomo.


1. Adamo, dove sei?

Iniziamo dal primo dialogo. È introdotto da Dio, che si avvicina all'uomo e alla donna allontanatisi dal Signore. Leggiamo nel Libro della Genesi: "Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino" (Gn 3, 8). Il testo ebraico è particolarmente interessante: parla, infatti, della "voce passeggiante di Dio". Di qui l'interrogativo di alcuni commentatori ebrei: è mai possibile che una voce passeggi? Questa la loro risposta: in realtà è l'uomo che passeggia, ma egli porta con sé, dovunque vada, la voce di quel Dio che parla camminando con lui. È proprio questa "parola" che aiuta l'uomo a riconoscere il volto di Dio e insieme la propria situazione di uomo peccatore.


"Dove sei?". È la prima parola rivolta da Dio all'uomo che si è nascosto, all'uomo cioè che con il peccato ha rifiutato Dio. Adamo è costretto a rispondere: e, subito, si scusa adducendo la sua paura e la sua vergogna. Ma poi confessa anche il motivo di quella paura e di quella vergogna. L'uomo ha voltato le spalle a Dio accettando il tremendo sospetto insinuato dal serpente (Satana): non sarà Dio il padrone che lo priva della libertà e della felicità? In realtà il rifiuto di Dio e il sospetto su di lui dicono chiaramente che l'uomo non si è fidato di Dio. Ma non fidarsi di Dio rovina o distrugge i rapporti di comunione che l'uomo ha non solo con il Signore, ma anche con gli altri. Qui, agli inizi, è in questione il rapporto tra l'uomo e la donna, tra il marito e la moglie: uniti nel rifiutare Dio, non sono più in pace tra loro. La vergogna della nudità (cfr Gn 3,7) è segno di un'armonia che è venuta meno. Di più, c'è tensione e conflitto. Si cerca il colpevole e lo si trova nell'altro: in quell'altro con il quale, secondo l'originario disegno di Dio, si è chiamati a vivere in profondissima comunione (cfr Gn 2, 18 ss.). Infatti, alla domanda del Signore. "Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?", Adamo risponde: "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato" (Gn 3, 11-12).


Così il disegno di Dio registra un doloroso fallimento. Eppure, proprio all'uomo peccatore Dio si fa vicino e parla con la tenerezza del padre. A lui è riservato un annuncio di speranza: il disegno divino giungerà a compimento. "Allora il Signore Dio disse al serpente: "…Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno" (Gn 3, 15). La parola di Dio è promessa infallibile ed efficace: la vittoria sarà della donna e della sua stirpe. Con la Chiesa noi vediamo, in questa donna, Maria e, nella sua stirpe, Gesù salvatore; più precisamente vediamo Maria Immacolata, che sin dal suo concepimento è totalmente sottratta al dominio tenebroso del serpente, perché esente da ogni colpa e ricolma della grazia misericordiosa e santificatrice di Dio. In Maria, dunque, il disegno divino non solo non conosce fallimento, ma giunge ad una straordinaria realizzazione.


2. Eccomi, sono la serva del Signore


Siamo così introdotti a meditare il secondo dialogo, quello che avviene tra l'angelo Gabriele e la fanciulla di Nazaret, Maria (Lc 1, 27). Dio le si avvicina: lo fa servendosi dell'angelo Gabriele, che come portavoce le rivolge la parola: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1, 28). "Il Signore è con te". Qui sta tutto il destino di Maria, la bellezza della sua vita, la grandezza della sua missione. Queste stesse parole dicono soprattutto qual è il vero volto di Dio: egli si rivela come colui che ama l'uomo, che lo ama a tal punto da voler condividere con lui la sua stessa vita divina e quindi la sua immensa e inesauribile felicità. "Il Signore è con te". A queste parole Maria risponde con il turbamento (cfr Lc 1, 29). Come non rimanere "turbati", ossia del tutto sorpresi di fronte allo straordinario progetto di Dio? Infatti, il Signore è con Maria in un modo del tutto unico: nel suo grembo e nel suo cuore il Figlio eterno di Dio prende carne e diventa uomo, non per opera d'uomo! A lei l'angelo Gabriele annuncia: "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo..." (Lc 1, 31-32).


Dio non passeggia più nel giardino dell'Eden alla ricerca dell'uomo che si è allontanato. Dio si fa presente in Maria, in questa donna che è "piena di grazia" perché Dio l'ha colmata di grazia. La spirituale bellezza della Madonna Immacolata, ossia il suo essere stata concepita senza peccato originale, è un prerequisito che a Maria è stato assicurato gratuitamente da Dio in vista di quel vertice di grazia che è il suo essere diventata Madre di Dio. Maria si fida di Dio e della sua parola: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1, 38). Quell'eccomi è la risposta di Maria al dialogo iniziato da Dio: "non è semplice accettazione, ancora di meno una rassegnazione. È, al contrario, un desiderio gioioso di collaborare a ciò che Dio prevede per lei. È la gioia dell'abbandono al buon volere di Dio" (I. De la Potterie).


"Eccomi, sono la serva del Signore": ad Eva, "madre dei viventi", che con Adamo aveva disobbedito scegliendo un progetto diverso da quello di Dio, si sostituisce ora una nuova donna - madre della Vita per antonomasia, Cristo Signore- che obbedisce donandosi totalmente al "beneplacito" di Dio. Maria si autodefinisce "serva": nel linguaggio biblico questa parola non dice tanto umiltà, quanto decisione solenne e gioiosa di aderire radicalmente, senza riserve e reticenze, al proprio Signore. Finalmente, in questa giovane donna di Nazaret, l'eterno disegno di Dio di renderci "santi e immacolati" trova il suo compimento. Così noi possiamo fissare il nostro sguardo d'ammirazione su Maria, ripetendo l'inno di benedizione dell'apostolo Paolo: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo" (Ef 1, 3). Maria ha ricevuto la pienezza delle benedizioni di Dio: per questo è la piena di grazia, la tota pulchra, la creatura più bella dell'universo. In lei, come in nessun'altra creatura umana, risplende in tutto il suo splendore l'infinita bellezza del progetto di Dio.


3. Un miracolo di bellezza


Carissimi, ricordiamo ancora una volta il senso della solennità che stiamo celebrando: lasciarci affascinare dalla spirituale bellezza di Maria Santissima e condividere con lei la gioia per essere stata così colmata dalla grazia di Dio. Come ebbe a dire il Cardinale Giovanni Battista Montini, l'8 dicembre 1960, "noi non avremo mai finito di guardare la Vergine Immacolata, di conoscerla, di sentirci specchiati in lei per quella aspirazione -rimasta nel cuore dell'uomo- di arrivare all'espressione completa e sublime del proprio essere. In Maria infatti è lo splendore, la bellezza, il candore perché è piena di grazia, è illuminata dal di dentro dalla presenza santificatrice di Dio, che la rende innocente, perfetta, umanissima. Ella è un miracolo di bellezza che ci incanta". A noi, però, è dato non solo di contemplare questa bellezza, ma anche di desiderarla, di riceverla in noi e di farla trasparire nella nostra vita quotidiana. Come ci ricorderà il Prefazio: tu Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, nella Vergine Maria "hai segnato l'inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza" e per questo predestinavi la vergine purissima per il tuo popolo come "avvocata di grazia e modello di santità".


Maria sta all'inizio. Poi viene ciascuno di noi. Certo, la nostra non può essere una bellezza in tutto eguale a quella di Maria: lei sola è l'Immacolata sin dal concepimento. Ma anche la nostra è una bellezza spirituale che partecipa, in qualche modo, a quella medesima liberazione dal peccato e a quella stessa santificazione di grazia che Maria ha sperimentato in modo unico. Ricuperare e rendere sempre più luminosa questa bellezza spirituale non è forse il senso della vigilia del Giubileo del 2000? In realtà, il Santo Padre ci sollecita, in quest'ultimo anno preparatorio, a riconoscere umilmente le nostre colpe, a lasciarci abbracciare dal Padre "ricco di misericordia", a fare l'esperienza del suo amore che perdona, purifica, libera e rinnova. E insieme il Papa ci stimola a lasciarci conquistare da quell'anelito alla santità che è la nostra suprema vocazione e la nostra somma beatitudine. Camminiamo, dunque, verso il Giubileo senz'alcun timore e con grande gioia: sul nostro cammino c'è lei, Maria, la Madre immacolata di Gesù, Figlio di Dio, nostro Salvatore.


+ Dionigi Card. Tettamanzi


Arcivescovo








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