La preghiera del Rosario
Omelia di mons. Tarcisio Bertone del 29 agosto 2004
SANTUARIO DI POMPEI



1. Pellegrinaggio e Rosario
 
E' tradizione plurisecolare che i pellegrini che salgono ai Santuari mariani, con il loro peso di sofferenza, di prova, e di intenzioni di preghiera, sgranino camminando la «la corona del Rosario», semplice strumento di conteggio per replicare il succedersi delle Ave Maria. «Ma essa si presta anche ad esprimere un simbolismo, che può dare ulteriore spessore alla contemplazione. A tal proposito, la prima cosa da notare è come la corona converga verso il Crocifisso, che apre così e chiude il cammino stesso dell'orazione. In Cristo è centrata la vita e la preghiera dei credenti. Tutto parte da Lui, tutto tende a Lui, tutto, mediante Lui, nello Spirito Santo, giunge al Padre. In quanto strumento di conteggio, che scandisce l'avanzare della preghiera, la corona evoca l'incessante cammino della contemplazione e della perfezione cristiana. Il beato Bartolo Longo la vedeva anche come una 'catena' che ci lega a Dio. Catena, sì, ma catena dolce; tale sempre si rivela il rapporto con un Dio che è Padre. Catena 'filiale', che ci pone in sintonia con Maria, la «serva del Signore» (Lc 1, 38), e, in definitiva, con Cristo stesso, che, pur essendo Dio, si fece «servo» per amore nostro (Fil 2, 7). Bello è anche estendere il significato simbolico della corona al nostro rapporto reciproco, ricordando con essa il vincolo di comunione e di fraternità che tutti ci lega in Cristo) (Rosarium Virginis Mariae, 36). Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio nel tempo, e ci introduci nell'eternità: quanti defunti hanno desiderato che fossa posta nelle loro mani ormai irrigidite dall'ombra della morte la corona del Rosario!


2. Preghiera raccomandata dalla Chiesa e...dai medici americani!

Alla preghiera del Rosario la Chiesa ha riconosciuto sempre una particolare efficacia, affidando ad essa, alla sua recita personale e comunitaria, alla sua pratica costante, le cause più difficili. In momenti in cui la cristianità stessa era minacciata, fu alla forza di questa preghiera che si attribuì lo scampato pericolo e la Vergine del Rosario fu salutata come propiziatrice di salvezza. Oggi il Papa nella lettera sul Rosario ha consegnato all'efficacia di questa preghiera la causa della pace e quella della famiglia. E' interessante rilevare la rinascita del Rosario, nell'età della secolarizzazione, per iniziativa della scienza medica americana, che consiglia la nostra preghiera come alternativa allo yoga e al Tai Chi Chuan. Come sarebbe piaciuta questa notizia ai pii fedeli dei secoli passati! La corona delle Ave Marie, che san Domenico (se ne è davvero lui l'inventore) aveva pensato in forma di roseto agli inizi del Duecento ha scandito fino a ieri il ritmo di vita delle nostre famiglie. Pio V ne aveva fatto l'usbergo più sicuro contro gli infedeli, mentre promuoveva la spedizione dei prìncipi cristiani contro i Turchi a Lepanto. Nell'età della Controriforma, decine di artisti hanno tradotto le scene dei 15 misteri in composizioni di alta pittura, che ancora oggi ammiriamo, anche al di là dei suoi fini edificanti. Le famiglie si riunivano, nel mese di ottobre, a recitare il Rosario guidato dalla nonna attorno allo stesso tavolo dove avevano finito la cena, mentre le ultime castagne si abbrustolivano al fuoco della stufa. «Nel primo mistero si contempla», e i ragazzi guardavano lì, dove stava scintillando il premio che li attendeva dopo la recita. Quanti rosari, nella vita di chi oggi ha superato i 50 anni. E quanto pochi, nelle generazioni successive. Chi fra i nostri giovani saprebbe citare qualcuno fra i 15 misteri? (Eppure a Lourdes col Papa c'erano migliaia di giovani!) Il Rosario sembrava ormai diventato icona di età scomparse. Il nome stesso era passato a indicare altro, nel nostro lessico: «Sequela», soprattutto «di insolenze, di disgrazie», come registrano i buoni dizionari. Rosario come Calvario, come buon samaritano, come figliuol prodigo, residui metaforizzati di una cultura che molti ritengono non ci appartenga più.


3. Esercizio terapeutico per l'anima e per il corpo

Nei più aggiornati laboratori americani, invece, dicono che ce ne dobbiamo riappropriare. Il Rosario, con i suoi ritmi, con le sue alternanze di respiro, la stessa ripetitività delle formule, diventa un esercizio terapeutico, e uno fra i migliori strumenti di interazione fra anima e corpo. Non sappiamo se quegli scienziati lo considerino anche una preghiera. Ma, a consigliarlo, non hanno mica torto. Il Rosario fa pensare. Quel «si contempla» dichiarato prima di ogni mistero, è un invito a ripetere le parole dei Pater e degli Ave in modo non meccanico, e con lo sguardo interiore fisso a un alto punto di riferimento. Si contempla, fra un «benedicta tu in mulieribus» e un «fructus ventris tui», Gesù fra i dottori o flagellato alla colonna, inchiodato sulla croce o risorto dal sepolcro. Ma si contempla, soprattutto, qualcosa che ci riguarda più da vicino, ci costringe ad alzare per qualche minuto gli occhi dal nostro povero quotidiano. Anche se non c'è più nessuna nonna a dirigere la recita e le castagne non scoppiettano più nella padella coi buchi» (cf. La Stampa del 25 settembre 2003, pag. 26). Concludiamo con un bel pensiero di S. Bernardo che giustamente ricollega il S. Rosario a Cristo, a cui in ultima analisi è rivolto: «Non è forse cosa giusta, pia e santa meditare tutti questi misteri? Quando la mia mente li pensa, vi trova Dio, Vi sente Colui che in tutto e per tutto è il mio Dio. E' dunque vera sapienza fermarsi su di essi in contemplazione. E' da spirito illuminati ricordarli per colmare il proprio cuore del dolce ricordo del Cristo». 

+ Tarcisio Bertone, SDB

Arcivescovo di Genova





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